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Nebbiolo Prima 2023, presentati i grandi vini delle annate 2017-2020

Una selezione di grandi vini presentati in anteprima all’evento Nebbiolo Prima 2023, giunto alla sua ventisettesima edizione e organizzato dal Consorzio Albeisa, nato per promuovere i vini dell’albese nel mondo. A fine gennaio ad Alba, alcuni media nazionali e internazionali sono stati invitati a valutare le nuove annate dei vini delle principali denominazioni a base Nebbiolo di Langhe e Roero, vale a dire Barolo 2019, Barolo Riserva 2017, Barbaresco 2020, Barbaresco Riserva 2018, Roero 2020 e Roero Riserva 2019. 309 i vini assaggiati, prodotti da 178 aziende.

In questi quattro giorni di degustazioni alla cieca, si sono svolti anche incontri con i produttori in cantina e un approfondimento degustativo ampelografico diretto dalla professoressa Anne Schneider, promotrice della Collezione Ampelografica Grinzane Cavour, che ha presentato cinque vini ottenuti da quattro vitigni locali quasi estinti: un bianco da Passeretta, un Metodo Classico da Lisairet, un rosato e un rosso da Brunetta di Rivoli e un rosso da Pignolo Spano.

L’influenza del clima sulla viticoltura

A influire sulla qualità delle annate presentate è stato innanzitutto il clima, sempre più imprevedibile. Il 2017 è stato un anno decisamente siccitoso, caratterizzato anche da una gelata alla fine di aprile. Solo l’ottimo aspetto fito-sanitario, le notti relativamente fresche durante l’estate e le piogge tra fine agosto e i primi di settembre hanno in parte compensato la mancanza d’acqua e hanno contribuito a migliorare la maturazione dei grappoli, soprattutto dei vitigni tardivi.

La mancanza di acqua che ha segnato il 2017 è stata recuperata nel 2018, grazie a un inverno nevoso e piovoso. Le piogge si sono protratte anche in primavera, determinando la necessità di interventi per contenere l’attività fungina. L’estate umida ha portato buone maturazioni, senza anticipare le fasi di sviluppo della vite, conducendo a una vendemmia nei tempi canonici. Il calo produttivo registrato nel 2018 è eredità della siccità del 2017.

Quella del 2019 è stata un’annata più tradizionale rispetto ai due anni precedenti. L’inverno è stato più secco del solito, ma è stato compensato da precipitazioni abbondanti ad aprile e maggio, che hanno fatto calare sensibilmente la produzione. L’estate dalle temperature miti ha portato a soli due picchi di calore, mentre settembre ha contribuito ulteriormente al calo di produzione con una grandinata che ha interessato una parte del territorio del Nebbiolo.

Il 2020 è stato un anno più altalenante. L’inverno è stato nuovamente caratterizzato da poche precipitazioni, mentre la primavera è stata piovosa e ha portato non poche difficoltà di gestione agronomica. L’estate è stata asciutta e calda ma, grazie alle piogge precedenti, le viti non sono state sottoposte a stress idrico. Le forti escursioni termiche di agosto e settembre hanno poi contribuito a formare antociani e tannini di ottima qualità.

La produzione vinicola al 2021: i dati del Consorzio Albeisa

Durante l’evento, il Consorzio Albeisa ha fornito i dati relativi alla produzione del 2021, i più recenti a disposizione. Nel 2021 sono state prodotte 14.916.396 bottiglie di Barolo, 5.165.461 di Barbaresco, 625.000 di Roero. La superficie a Barolo è di 2.214 ettari, quella del Barbaresco 812 e quella del Roero 269. L’export del Barolo è dell’80% (con Stati Uniti in testa, seguiti da Germania, Regno Unito e Scandinavia), mentre il Barbaresco esporta il 60% della produzione (Stati Uniti, Scandinavia, Germania e Regno Unito), probabilmente perché certi mercati richiedono volumi che la denominazione non riesce a coprire. Per quanto riguarda la struttura aziendale, il Barolo e il Barbaresco rappresentano bene la piccola-media impresa che caratterizza il tessuto produttivo italiano.

Con 10.000 ettari di vigna, 66 milioni di bottiglie prodotte e poco più di 500 iscritti, il Consorzio Albeisa rappresenta un numero elevato di aziende presenti nel territorio delle Langhe, zona del basso Piemonte, situata tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria.

I vini Nebbiolo DOCG

Vino a denominazione di origine controllata e garantita, il Barbaresco può essere prodotto solo nei territori dei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e una piccola frazione di Alba e solo da uve 100% Nebbiolo. La coltivazione del Nebbiolo in questa zona, ricca di terreni argillosi e calcarei, ha origini molto antiche. Secondo alcuni studiosi, furono i Galli i primi a essere attratti dal vino Barbaritium e per questo giunsero in Italia. Altri sostengono che il Barbaresco derivi il suo nome dai popoli Barbari che provocarono la caduta dell’Impero Romano. Tuttavia, la data ufficiale di nascita di questo vino è il 1894, quando venne fondata la Cantina Sociale di Barbaresco. Rosso intenso, con tonalità dal rubino al granato e riflessi aranciati se invecchiato, il Barbaresco è caratterizzato da un profumo intenso e un sapore asciutto, pieno, armonico, vellutato.

Così come il Barbaresco, anche il Barolo è una DOCG ed è prodotto da uve 100% Nebbiolo. La zona di produzione comprende i territori dei comuni di Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba e parte dei comuni di La Morra, Monforte d’Alba, Roddi, Verduno, Cherasco, Diano d’Alba, Novello e Grinzane Cavour. Anche questi sono terreni argillosi e calcarei, che contribuiscono a dare vita a un vino che prevede un invecchiamento di almeno 38 mesi, di cui 18 in botti di legno. Di colore rosso granato con riflessi aranciati, al naso il Barolo si presenta intenso e persistente, con un patrimonio olfattivo eccezionalmente complesso, che tende a prediligere, a seconda dello stato evolutivo, note fruttate e floreali come viola e vaniglia o note terziarie come goudron e spezie. In bocca le componenti dure (acidità, tannini, sali) risultano piacevolmente equilibrate da quelle morbide (alcoli e polialcoli), con un’intensità e persistenza straordinarie, che fanno del Barolo un vino potente, elegante e di grande personalità.

Fratellino minore di Barbaresco e Barolo, il Roero presenta ancora numeri ridotti e sta cercando un suo posizionamento, stretto com’è tra due giganti. Vino a denominazione di origine controllata e garantita, deve essere costituito per almeno il 95% da uve Nebbiolo, a cui possono concorrere, fino a un massimo del 5%, uve provenienti da vitigni a bacca rossa non aromatici, idonei alla coltivazione in Piemonte. Tuttavia, oggi nella quasi totalità dei casi, i produttori utilizzano uve 100% Nebbiolo. Il Roero deve avere un invecchiamento minimo di 20 mesi, di cui almeno 6 in botti di legno. Nel caso della Riserva, il vino deve avere un invecchiamento di almeno 32 mesi, di cui almeno 6 in botti di legno. Dal colore rosso rubino, il Roero all’olfatto presenta note fruttate, che possono essere accompagnate da accenni di fiori secchi e spezie. Al palato questo rosso ha un sapore asciutto e corposo, vellutato e con una buona persistenza.

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