E’ la Wall Street del vino, Bordeaux, a mostrare un risultato negativo. Sullo stesso trend anche gli Château della Borgogna.
A riportare i valori più sfavorevoli sono le due grandi denominazioni di vini fermi di Francia, Borgogna e Bordeaux, che perdono, in volume, il 13% ed il 9,5%, assestandosi, rispettivamente, a 75 e 279 milioni di bottiglie esportate e in valore l’1% e il 17% (per Bordeaux la perdita in valore rappresenta 1,77 miliardi di euro), mentre le Igp segnano +2,4% in valore con volumi stabili. A sostenere il comparto, con performance e crescite positive sui mercati esteri, si confermano, le prestigiose bollicine della Champagne con +5,2% in volume ed +7,8% in valore.
Cambiano anche gli equilibri tra i principali buyer interessati al vino francese: crescono sia i clienti americani, con +4% in valore, che quelli tedeschi con +6,2%. Da notare è la flessione del fatturato francese verso il Regno Unito -10,4% (quasi 1,4 miliardi di euro in meno rispetto al 2013), che riflette il calo sviluppato nei volumi -6%. La Cina, quinto mercato di sbocco, conferma un nuovo arretramento, -7%, causato soprattutto da politiche governative restrittive. L’export verso l’Italia invece è di segno positivo, pur rappresentando il dodicesimo Paese cliente dopo la Svizzera, con +5,8% rispetto al 2013.
Il primo attore di Fevs, nonché presidente dell’associazione, Christophe Navarre, mostrandosi soddisfatto, sollecita i protagonisti del settore ad analizzare le debolezze registrate ed inquadra questi andamenti in un’ottica produttiva-commerciale, dovuti ad annate decisamente scarse e problematiche, deficitarie di materia prima di qualità, e alla crescita delle capacità dei competitor di offrire un miglior rapporto qualità/prezzo.