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Febbre di Wine Club?

Ne parliamo con Stefano Capurso, direttore commerciale e marketing presso la Barone Ricasoli

brolio_e_casa_del_fattoio[1Sempre più si parla di wine club. Lo stesso Vinitaly ne ha lanciato uno proprio lo scorso anno. Molti i siti dislocati nel web che ne assumono la fisionomia e i connotati, proponendo ai soci prezzi vantaggiosi o bottiglie esclusive. Addirittura ci si è messo anche il New York Times, con il suo spazio di vendita online dedicato ad etichette pregiate provenienti da tutto il mondo e vente-privee.com, anche se di wine club non si tratta ma piuttosto di colosso dell’ecommerce.

Poi ci sono le aziende: Sella&Mosca, Fonterutoli, Tenuta Argentiera, tanto per dirne alcune, che “adottano il club per fidelizzare la clientela, soprattutto estera”, come ci racconta Stefano Capurso della Barone Ricasoli, dove il wine club è nato in tempi non sospetti. In effetti, mentre parlare di wine club per un sito di ecommerce significa parlare di una community virtuale che, se associata (con o meno una fee di ingresso), può accedere a dei benefits, non è esattamente la stessa cosa quando guardiamo ad un’azienda (o ad un ristorante o un’enoteca).

“Alla Barone Ricasoli esistono due livelli del Wine Club – continua Capurso – uno denominato Amici della Barone Ricasoli e l’altro Club 1141. Il primo è più basic, l’altro più esclusivo. La filosofia però è la stessa, ovvero proseguire il rapporto con i nostri clienti. A Brolio, ogni anno, arrivano circa 40 mila turisti: perchè abbandonare i rapporti, una volta che se ne sono andati? Si tratta di un lavoro di pura comunicazione che, almeno nel nostro caso, si inserisce in un progetto ben più ampio che include anche un certo tipo di offerta, con degustazioni esclusive e servizi ospitality di classe”.

I benefici? “Scontistica sui prodotti, possibilità di prenotare annate future o acquistare bottiglie pregiate, diritti di degustazione e di pernottamento presso la nostra Guest House”. Chiediamo a Capurso se a suo avviso tutte le aziende potrebbero dotarsi di un wine club: “sulla carta sì, ma c’è da dire che affinché una simile iniziativa sia efficace serve una storia e dei contenuti, così da far affezionare gli appassionati ai luoghi, alla tradizione e ai prodotti. Un’altra difficoltà è legata al reclutamento dei contatti e al loro mantenimento in attività: ad esempio, dei nostri associati più della metà sono dormienti, con un’importante tasso di turnover. Bisogna essere in grado di rendere interessante e efficace la comunicazione, attraverso newsletter e social media. E coinvolgere prima di tutto gli appassionati, affinché non si tratti di un interesse spot legato solo al momento”, aggiunge Capurso. La Barone Ricasoli sarà presto online con un nuovo sito e sta lavorando ad un potenziamento della comunicazione via social network.

 

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