Molto è legato al Padiglione 8: Vinitaly Bio, FIVI e VIVIT.
Vinitaly avrà le sue pecche (sotto gli occhi di tutti) ma quest’anno ha ingranato la marcia giusta.
Prima di tutto si segnala la mancanza delle belve per arrivare alla sommità del colle – o, detto fuori di metafora, l’assenza di ubriachi intenzionati a sfarsi di vino e dar noia all’altrui persona che sta tranquillamente occupandosi di assaggi e dialoga col produttore. E qui lavoriamo di assenza.
La seconda caratteristica è invece un’aggiunta. O meglio, una messa a fuoco che riguarda il Padiglione 8, dove si concentrava il polmone verde della fiera: Vinitaly Bio, FIVI e VIVIT.
Uno spazio di livello, di piacevoli sorprese, di chiarezza espositiva, di tavolini e sedie ove riposar le stanche membra (possibile che all’interno della fiera tocchi appoggiarsi sui muri o accamparsi a terra in un’improbabile enoica Woodstock?).
Nello specifico, i metri quadrati di spazio in più con cui si è presentato FIVI non hanno fatto altro che rafforzare l’immagine di un’associazione con le idee chiare – talora scomode perché controcorrenti – che in un’epoca di monadi ha capito che l’arma vincente è fare squadra. Ben fatto!