Viticoltura biologica: un universo in continua evoluzione

La viticoltura biologica al centro della “Giornata di presentazione delle prove sperimentali in frutticoltura e viticoltura biologica”, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach e dal gruppo di Agricoltura Biologica del Centro di Sperimentazione Laimburg di Bolzano

Come ogni anno si è svolta la tradizionale “Giornata di presentazione delle prove sperimentali in frutticoltura e viticoltura biologica”, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach e dal gruppo di Agricoltura Biologica del Centro di Sperimentazione Laimburg di Bolzano, per capire lo stato dell’arte delle possibili applicazioni per la viticoltura biologica.

Quest’anno particolare attenzione è stata dedicata all’uso del rame contro la peronospera e alle sue principali alternative, e alle pratiche di contenimento contro il mal d’esca.

Nell’analisi condotto sul territorio del Trentino, è stato riscontrato che l’applicazione di 200 o 400 grammi a ettaro di rame, sembrano dare gli stessi risultati in quanto a difesa. Mentre altre sostanze, come il limocide, un estratto di agrumi, hanno invece causato fitotossicità alle foglie e diradamento ai grappoli. Inoltre è stato osservato che c’è na correlazione significativa fra lo stadio di ingrossamento dell’acino e le infezioni tardive: sembra che queste ultime, se avvengono nel periodo in cui l’acino inizia a chiudersi, ma non è ancora del tutto protetto, verso fine giugno, rendano più scarsa l’effetto del rame.

Per quanto riguarda il mal d’esca, sono stati analizzate la potatura Poussard (anche detta a Guyot) e il Curetage (intervento invasivo con la motosega a punta per pulire l’interno cariato della pianta infetta). Nel breve periodo, quest’ultima, non sembra aumentare la mortalità delle piante e pare efficace nel contenere i sintomi del male dell’esca, ma l’alta frequenza di remissione naturale dei suoi sintomi (circa il 50% delle piante), non consente per ora di parlare di risanamento.

Dunque la viticoltura biologica è una realtà sempre più ampia e diffusa, alla quale anche la Fondazione Edmund Mach guarda con crescente attenzione per quando riguarda la ricerca e le sue possibili applicazioni.

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