Vino e cultura, il vino è cultura: il Museo del Vino di Torgiano

Decretato dal New York Times come il miglior museo di settore italiano.

La bella stagione è arrivata, le voglia di gite fuori porta è esplosa, e dato che state leggendo questo articolo è probabile che facciate parte delle schiera di chi unisce itinerari geografici ed enoturistici (in crescita del 57% rispetto al 2017 – dati Tripadvisor). Le città più battute risultano Roma e Firenze, agevolate da notorietà e infrastrutture, ma se fate parte di quella schiera di enoturisti che non amano le file, lo sgomitate, e apprezzano le piccole realtà curate e a dimensione d’uomo, andate in Umbria.

Incastonato tra le sue colline vocate alla produzione vinicola, in un’area che gode dei favori sia dei venti tirreni che di quelli adriatici, Torgiano (a pochi minuti da Perugia) ospita un fiore all’occhiello del nostro paese: il Museo del Vino (MUVIT), decretato dal New York Times come il migliore a livello di settore in termini di ricchezza e qualità delle collezioni. Situato all’interno di Palazzo Graziani Baglioni, il Museo ripercorre la storia del vino lungo secoli e millenni, da Dionisio alle rotte commerciali, dal suo ruolo nelle tradizioni popolari alla sua valenza simbolica e goliardica (non perdetevi le coppe scherzo: se non sapevi usarle non riuscivi a bere). Istituito nel 1974 da Giorgio Lungarotti produttore storico della zona, con l’aiuto della moglie esperta d’arte Maria Grazia Marchetti, il museo è il racconto di un’amore per questo prodotto della terra dalle molteplici sfaccettature e potenzialità, frutto dell’incontro tra la generosità di Madre Natura e l’abilità dell’uomo. Vedrete una ricostruzione del trasporto di antiche anfore nelle stive delle navi, ceramiche dipinte, vecchi caratelli, un’intera stanza dedicata a un’antica pressa dismessa da pochi decenni. E ancora gli ex-libris in cui potrete emozionarvi nel vedere come la famosa volpe che per delusione adduceva all’uva di essere acerba, ora grazie alla cultura la coglie e l’assapora.

E dato che vino e olio viaggiano spesso a braccetto, poco più in là, dentro un antico frantoio, trovate il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO), voluto dalla famiglia Lungarotti per valorizzare anche questa importante coltura umbra. Un percorso a dimensione di bambini (cartelli alla loro altezza gli consentono di seguire la storia di Atena e della produzione nel tempo), un’area didattica, un angolo per allattare. Cultivar, lampade di ogni genere e forma, lo stupore di vedere l’olio in un contesto diverso, come unguento, complice di bellezza, luce delle 3 grandi religioni monoteiste affacciate sul Mediterraneo (cristianesimo, ebraismo, islam).

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