Indagine Nomisma sui vini del Trentino: gli 8 risultati incoraggianti per le scelte promozionali del futuro

Verso un’alleanza più stretta fra turismo ed enogastronomia.

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Presentati lo scorso giovedì i risultati dell’indagine Wine Monitor Nomisma, commissionata dal Consorzio Vini del Trentino. Da 1.300 interviste sono emersi dati interessanti e incoraggianti sul posizionamento reputazionale del Trentino, dati che indicano chiaramente la direzione da percorrere anche per i prossimi anni. Ma ci sono anche dei punti deboli.
Primo fra tutti: il nostro Paese ancora non sfrutta come dovrebbe la sua capacità di attrazione turistica. Solo il 9% dei turisti stranieri dichiara di sceglierci per una motivazione enogastronomica (gli italiani che si muovono per il connubio vino-cibo sono ancora meno: 4,7%).
Buone notizie invece per il settore turistico, che colloca il Trentino tra le 5 mete ideali per vacanze ed escursioni (12% degli intervistati, anche se prima ci sono Toscana, Sicilia, Puglia e Sardegna).
L’11% degli intervistati pensa che il Trentino, insieme alle Langhe, sia tra i luoghi del Belpaese in cui i vigneti contribuiscono in modo importante all’unicità del paesaggio.
Tra i criteri principali di scelta del luogo di vacanza, dopo le Dolomiti (che totalizzano un indiscusso 38% di preferenze) c’è l’enogastronomia, che l’11% dei turisti mette addirittura la primo posto.

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E come siamo messi quanto a cultura e conoscenza del patrimonio ampelografico?
Secondo i dati Nomisma si direbbe bene: il 48% degli italiani conosce i vini trentini, primi fra tutti i bianchi fermi: Pinot Grigio, Muller Turgau, Chardonnay. Tra le bollicine svetta naturalmente il pregiato metodo classico, il Trento Doc.

Per concludere, c’è qualche dato che cementa il connubio gita-consumo dei prodotti locali, vino in particolare.
Il 77% degli escursionisti e turisti hanno bevuto vini trentini almeno una volta durante il loro soggiorno, mentre il 24% acquista vini nei negozi ed e enoteche del luogo di vacanza.
Infine c’è anche chi compra direttamente in cantina: (11%). Quest’ultima percentuale può forse ancora crescere, ma è di tutto rispetto se si considera che recarsi appositamente in cantina richiede una maggiore intenzionalità e può essere talvolta meno immediato rispetto alla classica bottega nelle vicinanze.

Per Fabio Piccoli, Responsabile della Promozione del Consorzio, “Sono dati che aiutano a capire le potenziali strade da intraprendere per la promozione delle nostre eccellenze. Per esempio è interessante notare che il 40% dei turisti apprezzerebbe l’idea di una vacanza all’interno di un’azienda vinicola”; conclude Piccoli: “Forse i tempi sono maturi per sviluppare un modello ricettivo nuovo, che stimola la componente enoica ancora latente nel turismo italiano, e che strizza l’occhio al turismo internazionale, di solito più attento a questi aspetti”.

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