I vincitori di “Autoctoni che Passione!”

A vincere su tutto è sicuramente la varietà ampelografica che si è sfidata.

aut16_etichettepremiateLa rassegna “Autoctoni che Passione!” ha proclamato i vini vincitori della 13^ edizione di Autochtona: i sei vincitori sono stati scelti da una giuria di esperti che hanno decretato i migliori fra le oltre 70 etichette nella degustazione finale.

A spuntarla sono stati Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Alto Adige: queste infatti le regioni di provenienza degli artigiani del vino premiati con gli Autochtona Awards.

Mai come quest’anno sono state le tipicità dei micro territori il filo conduttore della manifestazione.
“Come sempre molto coinvolgente, con tante novità e sorprese, questo Giro d’Italia per varietà autoctone” – è così che Pierluigi Gorgoni, giornalista di Spirito diVino e coordinatore della rassegna, racconta la sua giornata di assaggi – “alcune molto rare, come l’Incrocio Bruni, la Mornasca e lo Sciaglin Spumante, che credo di aver assaggiato qui per la prima volta”.

Il premio Miglior Vino Rosso è andato al Valpolicella Ripasso Doc San Giacomo 2014 dell’azienda Villa Mattielli. Sempre al nord è stato assegnato il riconoscimento Miglior Vino Bianco, al Colli Tortonesi Doc Timorasso Cantico 2014 dell’Azienda Agricola di Giovanni Daglio e il premio Miglior Vino Dolce per la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Doc Gilli 2015 della Cascina Gilli, per la prima volta ad Autochtona.

Scendendo più a sud l’Emilia Romagna è salita sul podio grazie al Christian Bellei, Millesimato 2012, Metodo Classico di Cantina della Volta, che ha ricevuto il premio Migliori Bollicine. Marche Rosato IGT Pinkonero 2015 dell’azienda Angeli di Varano ha ottenuto il riconoscimento per il Miglior Vino Rosato, mentre il premio Speciale Terroir, assegnato come da tradizione all’etichetta che meglio rappresenta l’espressione del vitigno legato al suo territorio di riferimento, è volato in Alto Adige grazie alla Schiava Grigia Sonntaler 2015 di Cantina Cortaccia.

Al termine della rassegna, Stefania Vinciguerra, capo redattore di Doctor Wine e presidentessa della giuria ha commentato: “È bello toccare con mano la grandissima varietà del patrimonio ampelografico italiano ed è altrettanto bello vedere che tanti piccoli produttori hanno scelto vitigni anche difficili pur di far emergere le peculiarità della propria zona. È un percorso lungo dove la tecnica deve innestarsi per trarre il meglio da una materia prima che spesso è tutta da capire”.

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