La Commissione UE rinuncia alla vendita dell’olio sfuso. Da qualche tempo, la Commissione UE aveva proposto una modifica delle norme di commercializzazione per garantire la possibilità della vendita di olio di oliva sfuso. Una proposta che non era piaciuta a tante associazioni di categoria che avevano espresso il loro parere contrario in maniera anche molto forte. Tra tutti, Agrinsieme, coordinamento fra CIA, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari (Aci).
Secondo gli esperti, la vendita di olio sfuso poteva comportare una conservazione inadeguata, in quanto il prodotto andava a esporsi in maniera errata a calore e luce, nonché alla contaminazione da batteri e all’ossidazione. Ciò avrebbe compromesso i noti benefici dell’olio d’oliva. Una cosa inaccettabile che aveva fatto battere i pugni sul tavolo rispetto a questa possibilità avanzata dall’Unione Europea.
Agrinsieme aveva espresso parere contrario fino a che, a un certo punto, la scorsa settimana, la Commissione dell’Unione Europea ha ritirato la proposta di modifica sulle norme di commercializzazione dell’olio di oliva e questo ha provocato la soddisfazione delle associazioni. Vediamo i dettagli sulla proposta e le obiezioni mosse dagli esperti.
La proposta della Commissione UE
A oggi, la vendita al dettaglio degli oli di oliva e degli oli di sansa di oliva sfusi è illegale. Lo dispone il Regolamento CE 1019/02 della Commissione del 13 giugno 2002 relativo alle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva. La Commissione aveva intenzione di intervenire su questa possibilità e voleva modificare l’articolo 2 del Regolamento del 2022 che prevede che tali oli siano presentati al consumatore finale “preimballati in imballaggi della capacità massima di cinque litri”. Venderli sfusi è illegale in tutti gli Stati Europei, è un reato.
Nel 2022 la Commissione europea ha tuttavia avanzato una proposta di modifica delle norme di commercializzazione per consentire la vendita e l’acquisto di olio d’oliva sfuso al dettaglio.
Le ragioni della proposta di commercializzazione di olio sfuso
La Commissione UE aveva proposto la vendita di olio sfuso in quanto poteva essere un modo per garantire la diffusione di questo prodotto in maniera sempre più forte e green. Secondo la Commissione UE, vendere olio sfuso, faceva risparmiare sugli imballaggi e rendeva molto più sostenibili gli acquisti degli Europei. I Commissari erano convinti che questa scelta potesse rispondere a quelle che sono le esigenze di sostenibilità che il mondo impone.
Con l’avallo degli ambientalisti questa proposta aveva iniziato il suo percorso istituzionale e burocratico, ma si era subito scontrata con le industrie olearie, soprattutto quelle italiane, ma in generale, tutte quelle del bacino Mediterraneo. A essere d’accordo, invece, sulla proposta erano le associazioni dei consumatori e quelle di ambientalisti che però, hanno dovuto fare i conti con la posizione anche molto forte delle associazioni di categoria, di chi commercializza l’olio o lo tutela. Alla fine, la Commissione UE ha rinunciato alla vendita di olio d’oliva sfuso!
Le obiezioni sulla vendita di olio sfuso
Quando la Commissione Europea aveva presentato la sua proposta sulla vendita di olio sfuso subito aveva incontrato il “veto” delle associazioni di categoria che non erano per niente d’accordo. Secondo gli esperti, con questa scelta, anche la questione ambientale non era rispettata.
Infatti, l’impatto ambientale dell’imballaggio non veniva affatto eliminato quanto piuttosto ridotto al minimo perché comunque i negozi avrebbero confezionato l’olio in altri contenitori. Quindi, nella vendita al dettaglio, vi sarebbe stato comunque un impatto ambientale non trascurabile. Di certo, però, per Agrinsieme e gli altri, il problema più grande riguardava il rischio da un punto di vista della conservazione dell’olio.
I rischi della vendita di olio sfuso
Le obiezioni più forti sulla vendita dell’olio d’oliva sfuso erano arrivate dai Paesi principali produttori di olio in Europa, ovvero Italia, Spagna e Grecia. Secondo gli esperti del comparto, vi è un grande rischio soprattutto, per la garanzia di qualità per gli acquirenti con la vendita dell’olio sfuso.
Vendere olio sfuso non potrebbe garantire la sicurezza dell’alimento perché l’unico modo per garantirla è quella di confezionarlo in contenitori fino a 5 litri. Proprio come prevede il Regolamento UE del 2002. La normativa stabilisce che queste confezioni sono le uniche dotate di un sistema che non può essere più sigillato una volta fatta l’apertura.
Il rischio è che ci si poteva scontrare con un’esposizione al calore e alla luce che poteva essere errata per mantenere le qualità organolettiche dell’olio. In più, si rischia anche la contaminazione da batteri e l’ossidazione. Tutti elementi che non vanno assolutamente trascurati e su cui si erano mosse diverse associazioni, nonché anche il Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare.
Chi si è opposto alla vendita di olio sfuso
Alla proposta della commissione europea di vendita di olio sfuso si erano opposte diverse associazioni del settore oleario d’Europa. In particolare, Agrinsieme, ossia la compagine costituita dalle organizzazioni professionali CIA – Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane. Queste realtà, insieme a molte altre di Spagna e Grecia, ma non solo, avevano detto il loro “no” nei vari tavoli di confronto a livello nazionale ed europeo, sottolineando la pericolosità dell’apertura alla vendita di olio sfuso per diversi motivi.
Fin da subito era stato posto l’accento sull’allarme del rischio di peggioramento della qualità del prodotto e la difficoltà a eseguire i controlli necessari per evitare frodi e garantire sicurezza del consumatore. A rischio, quindi, vi sarebbe stata non solo la qualità, ma anche il rispetto delle norme igieniche.
Il “no” alla vendita di olio sfuso
Per fortuna la Commissione UE ha deciso di ritirare la proposta di modifica al Regolamento del 2002 per questi motivi:
- ragioni pratiche, ambientali e igienico sanitarie;
- la dura opposizione delle organizzazioni olivicole a difesa della qualità e della sicurezza del prodotto.
Vendere l’olio d’oliva sfuso resterà illegale. La Commissione Europea ha deciso di dare ascolto a coloro che hanno speso e stanno spendendo la loro vita in questo comparto.