TTIP: gli scenari futuri dell’export UE-USA

Qualche (non secondario) problema da risolvere. Il punto della situazione fatto da UIV

unione-italiana-vini_c59dc36d15cd1178f9ba2567283708dcL’export di vino europeo negli Stati Uniti funziona ed è in crescita. Dal 2008 l’aumento è stato di quasi 43 punti percentuali e solo lo scorso anno il guadagno per le cantine del Vecchio Continente ha toccato i 2,5 miliardi di dollari, con l’Italia che vanta il primato in fatto di valore: da sola ha guadagnato più di 1 miliardo.

Il tutto grazie ad un accordo tra USA e UE che muove i primi passi nel 1995, si incaglia ripetute volte e riprende vigore solo negli anni più recenti fino ad essere ribattezzato la settimana scorsa settimana come TTIP: Trasnsatlantic Trade and Investment Partnership. A livello economico esso intende liberalizzare il flusso di merci e servizi come pure quello degli investimenti.

Ma quali sono le problematiche ancora irrisolte per il settore vino? Ecco ciò che emerso in occasione del meeting promosso da Unione Italiana Vini.

Innanzitutto le barriere tariffarie, che per i produttori europei pesano sia da un punto di vista economico – 0,131 euro a litro per i vini fermi imbottigliati e 0,32 euro a litro per gli spumanti esportati verso l’altra sponda dell’Atlantico a fronte di una tariffa che per i vini americani in entrata si aggira sui 0,068 dollari per i fermi e 0,198 per gli spumanti – ma soprattutto burocratico. Le proposte puntano ad azzerare reciprocamente le tariffe e a semplificare le norme relative all’etichetta e sulle 17 indicazioni geografiche generiche per le quali l’Europa chiede la tutela. Poi, la definizione di “vino biologico” che segue criteri differenti in Europa e America e, per finire, il riconoscimento automatico da parte dei Paesi europei delle disposizioni dell’Oiv che invece non godono della stessa autorevolezza per l’ambito americano.

Per collaudare il trattato si continuerà a lavorare anche nei prossimi due anni.

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