Richiesta una Ocm Latte per aumentare l’export in Paesi Terzi

Cosa potrebbe succedere in Italia se venisse approvata?

Fieragricola (31 gennaio/3 febbraio 2018) si interroga – anzi, interroga – sul tema latte. In attesa che siano c5be35beac87c78b64df64c8da7aea95operativi gli strumenti del Pacchetto Latte anticrisi adottato da Bruxelles, con la dote complessiva di 500 milioni di euro (dei quali 350 nella disponibilità degli Stati Membri e 150 a sostegno della riduzione volontaria delle consegne di latte), quello che emerge dal sondaggio a cui hanno aderito 480 fra allevatori e trasformatori, è che si richiede una Ocm Latte soprattutto finalizzata a promuovere e incrementare l’export nei Paesi terzi. Infatti, sarebbero favorevoli alla predisposizione di una Ocm Latte per l’internazionalizzazione nei Paesi terzi il 43,8% degli interessati, seguiti dal 39,6% di quanti chiedono all’Ue di pianificare una riduzione della produzione basata sul reale autoapprovvigionamento. Tradotto in termini più semplici, significherebbe che a dover ridurre maggiormente la produzione lattiera dovrebbero essere le aree del Nord Europa, le Repubbliche Baltiche e Paesi come l’Irlanda, tutti ampiamenti alle prese con un surplus rispetto alle necessità interne.

L’Italia, la cui produzione si colloca al di sotto del 75% del fabbisogno interno, non sarebbe pertanto costretta a diminuire le consegne di latte, così come quasi tutto il Sud Europa, essenzialmente deficitario. Il 22,9% delle risposte è in linea con quanto disposto dalla Commissione europea, cioè di un piano di riduzione volontaria, ai sensi dell’articolo 222 del Trattato sul funzionamento dell’Ue fra tutti i Paesi comunitari.

Inoltre, tenuto conto che l’Italia riceverà 20,9 milioni dei 350 milioni del Pacchetto Latte destinati direttamente agli Stati Membri, le risposte al sondaggio si schierano per il rafforzamento della promozione delle Dop casearie (58,3%), per il sostegno all’export nei Paesi terzi (47,9%), per definire incentivi all’innovazione (27,1%) e per rafforzare le organizzazione di produttori (20,8 per cento).

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