Abbinare pizza e vino non è semplice, ma può regalare piacevoli sorprese. Ci siamo affidati ai consigli di Carlotta Salvini, miglior sommelier Fisar 2019
La maggior parte delle volte, quando pensiamo alla pizza, l’abbinamento che subito ci viene in mente è con la birra o con una bibita ghiacciata. Ma davvero non si può andare oltre? Il vino è realmente così impossibile da abbinare a uno dei piatti più iconici della cucina italiana? Noi crediamo di no…
Ad aiutarci a trovare il vino perfetto da abbinare alla pizza (dalla semplice margherita a quelle con più ingredienti) ci pensa un’esperta come Carlotta Salvini, giovane sommelier senese eletta miglior sommelier Fisar 2019.
Pizza e vino, perché secondo te per molti è un tabù?
“Trovare l’abbinamento perfetto non è un gioco da ragazzi e forse proprio per questo la pizza è sempre stata abbinata con la birra, oramai un cliché. Si sta, però, pian piano lasciando spazio al vino anche perché rafforza e valorizza il legame con il territorio. Nel mondo della pizza già da tempo è in corso un’importante evoluzione che pone al centro del mestiere di pizzaiolo la ricerca, l’attenzione agli ingredienti, la conoscenza del territorio. Ed è un cambiamento alla portata di tutti in quanto le pizze, anche quelle gourmet, restano un cibo popolare sia per il portafoglio che per il gusto”.

Puoi consigliarci tre abbinamenti pizza-vino con tre gusti “classici”?
“Sulla Margherita è possibile abbinare sia bianchi che rossi, l’unica accortezza è di non accentuare la nota acidula del pomodoro con vini bianchi a dominanza fresca e sapida oppure, nel caso dei rossi, con vini dai tannini esuberanti. Da buona toscana, apprezzo la Margherita con un Rosso di Montepulciano oppure con un Chiant iin cui nel taglio ci sia del Ciliegiolo che ammorbidisce i tannini ed esalta la nota fruttata. Per chi gradisce più il bianco, è da provare con una Ribolla Gialla oppure un Lugana.
La Capricciosa è una pizza ricca di ingredienti, che unisce sapori difficilmente presentati insieme in altre preparazioni. Un buon abbinamento in questo caso è con un Rosé fermo. Sono delle tipologie di vini molto versatili soprattutto per la pizza. In particolare, abbinerei un Rosato del Salento a base primitivo: profumato e contraddistinto da una buona struttura e freschezza che ben si accosta ai sapori ricchi della Capricciosa.
Su una pizza 4 formaggi funzionano bene gli spumanti Metodo Classico: Franciacorta, Trento Doc.. sui formaggi stagionati o saporiti si può prediligere delle cuveesa maggioranza di Pinot Nero e con soste sui lieviti più lunghe”.
E invece, con una pizza più particolare?
“Se la pizza è bianca con mozzarella e tartufo ( e dipende dal tipo di tartufo ) è bene scegliere bianchi di struttura media dai profumi floreali e non troppo aromatici nel gusto. Ad esempio un Timorasso, oppure uno spumante metodo classico a maggioranza Chardonnay. Su una pizza con fiori di zucca, alici e mozzarella fior di latte sceglierei un bianco fresco dalle note agrumate e floreali ad esempio un bel Fiano di Avellino”.
Si avvicina San Valentino, perché non pensare a una cena romantica con uno dei cibi più amati: la pizza. Che vino consiglieresti per una serata speciale?
“Sceglierei un vino seducente dai profumi generosi ed accoglienti. Ultimamente negli Champagne suscita particolare interesse il Meunier, vinificato in purezza. È un vitigno a bacca scura usato nella formulazione delle cuvée champenoise e per anni è stato considerato il meno pregiato rispetto al Pinot Noir e lo Chardonnay. Quindi, se coltivato nei terreni adatti e affinato con cura e pazienza in cantina, il Meunier è in grado di regalare Champagne sensuali, complessi, speziati e fruttati, capaci di elargire emozioni a chi avrà la voglia di ascoltarli e apprezzarli senza pregiudizi”.
Una domanda più personale. Sei stata premiata come Miglior Sommelier Italiano Fisar 2019, come è nata la tua passione?
“Tutto è iniziato proprio dalla terra, dalla campagna. Durante i miei studi alla Facoltà di Agraria di Firenze, nel 2010 decisi di partecipare ad una vendemmia per fare un’esperienza che mi permettesse di stare più a contatto con la terra ed un po’ meno con i libri. Non mi dimenticherò mai quelle sensazioni: i profumi, i colori, ogni cosa trasmetteva forti legami con la terra e qualcosa che andava oltre il vino stesso. Capii allora che quella storia doveva continuare. Da lì ho approfondito la formazione nel vino con il Diploma Sommelier Fisar nel 2017, con il WSET3 e nel 2020 con una seconda laurea in Viticoltura ed Enologia”.
Cosa ti piace più del tuo lavoro?
“Il vino è una continua ricerca e la sua nobiltà è proprio questa: non è un oggetto astratto. Che cosa ci dice il palato o l’olfatto quando degustiamo un vino prodotto da una terra che non abbiamo mai visto, da persone che non abbiamo mai conosciuto? Dentro un calice di vino c’è racchiuso un mondo di storie, territori, persone. La curiosità l’entusiasmo che coinvolge ogni volta sono lo slancio a volerne sapere sempre di più”.