Perché non definire i vini naturali “alternativi”?

La posizione del famoso wine writer Hugh Johnson al riguardo.

Vino naturale? Secondo il guru del wine writing internazionale Hugh Johnson la definizione più appropriata è “alternativo”. Interviene sulla questione con l’interessante articolo dal titolo “Do we need a natural wine alternative?” pubblicato dal magazine britannico Decanter.

Johnson evidenzia che quando si acquista una bottiglia si è consapevoli di cosa aspettarsi, proprio perché il vino si basa su determinati assunti (alcuni tra i quali stabilità, purezza ed equilibrio tra forza, dolcezza ed acidità) legati alle convenzioni sancite dalle denominazioni. Nel caso di un prodotto artigianale, si chiede, come si fa? Dilemma lecito e la soluzione, per il famoso wine writer, è quella di trovare una definizione diversa. Egli stesso ne propone una: quella di vino “alternativo” al posto di naturale, che da sola, come espressione, non ritiene sufficiente a motivare eventuali problematiche legate al vino in questione ed alle relative modalità di produzione.

Anche i ristoratori necessitano di classificare nella loro carta dei vini quelli naturali. Svariate le soluzioni, da casa nostra alla Grande Mela. Due esempi? A New York si può optare per degli Alert che mettono in guardia il cliente su cosa troverà, mentre in Italia si trova anche la definizione “vini estremi”.
La querelle è ancora lontana dall’esser risolta!

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