Nuovi impianti, cresce il nord-est, in calo al centro-sud

I dati dell’Unione Italiana Vini sugli effetti della normativa sui nuovi impianti del 2016

L’Unione Italiana Vini ha analizzato gli effetti della normativa sui nuovi impianti, anche alla luce delle novità introdotte dal Decreto Ministeriale del 13 febbraio.

Un primo dato è che il vigneto Italia è cresciuto. Rispetto al 2000-2012, quando l’Italia aveva perso 138mila ettari vitati, oggi la superficie adibita alla vite conta 652mila ettari. Il centro-sud, tra il 2012 e il 2017 ha perso ben 18mila ettari vitati, mentre il nord-est ne ha guadagnati 17mila. Le Regioni che hanno perso più ettari, nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2017, sono Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Molise e Lazio (che da solo ha perso 5.400 ettari, che si sommano ai 21.000 in meno del periodo 2000-2012): 19.000 ettari complessivi, con Veneto e Friuli che, al contrario, hanno guadagnato 17.000 ettari. In controtendenza, al Sud, solo Basilicata, Abruzzo e Campania.

Nonostante ciò, la produzione di uva per aree geografiche non ha registrato grandi sconvolgimenti: nel Sud si concentra il 41% delle uve prodotte, nel Nord-Est il 38%, al Centro 13% e nel Nord-Ovest l’8%. Il motivo, in realtà, è piuttosto semplice: le rese, già altissime, al Nord-Est sono cresciute di poco tra il 2012 ed il 2017 (da 136 a 142 quintali ad ettaro), quelle del Centro sono rimaste quasi le stesse (da 75 a 77 quintali per ettaro), mentre quelle del Sud sono passate da 77 a 90 quintali ad ettaro. Un dato che racconta di un efficienza importante del vigneto del Meridione, che supera l’aspetto della marginalità e diventa un vero e solido asset economico.

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