Il fiuto dei cani per combattere la Xylella? Al via una task force cinofila nel brindisino
Sono stati addestrati per riconoscere precocemente tramite l’olfatto il batterio della xylella: i cani della nuova squadra speciale sono stati presentati il 7 dicembre nella masseria San Martino a Fasano, a Brindisi.
Sei i componenti della speciale task force: due jack russel, un pastore belga malinois, un segugio, un labrador retriever e uno springer spaniel inglese.
Come nasce il progetto anti xylella che ha i cani come protagonisti

Il progetto, dal nome “Addestramento ed impiego di unità cinofile nel rilevamento precoce della Xylella fastidiosa”, è nato a giugno del 2021 dalla collaborazione fra Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (Enci), Unaprol, Coldiretti e CNR-IPSP (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante).
La fase iniziale si è svolta in Salento, testando la capacità delle unità cinofile di riconoscere il batterio in piastre artificiali di coltura e in piante di olivo infette.
Terminato il percorso di addestramento, i cani saranno capaci di identificare piante infette da Xylella ancor prima della comparsa dei famosi sintomi riconoscibili.
Ciò sarà ancora più importantenei controlli all’interno di vivai e centri nevralgici di importazione delle piante, come porti, aeroporti e punti di confini.
Cos’è la xylella e quali sono i sintomi
La Xylella è un batterio Gram negativo che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza delle piante. Una volta insediatosi induce pesantissime alterazioni alla pianta ospite, spesso letali per la pianta stessa. La sua estrema polifagia e la sua capacità di diffondersi rapidamente in molte piante ospiti, fa del batterio un pericolisissimo nemico di molte colture.

Il batterio è causa di gravi malattie nelle piante di interesse agricolo e ortofrutticolo. Si presenta soprattutto negli alberi di:
- agrumi
- pero
- melo
- quercia
- oleandro
I sintomi tipici riconducibili alle infezioni da Xylella fastidiosa sono i disseccamenti più o meno estesi a carico del lembo fogliare, detto bruscatura: il disseccamento comincia dai rami isolati della chioma, per poi diffondersi a tutta la pianta.
Altri sintomi sono:
- il ridotto accrescimento di rami e germogli
- gli imbrunimenti interni del legno
La xylella in Italia
L’anno nero per l’Italia è stato il 2013, data che pare segni l’inizio della pandemia tra gli olivi. Colpitissima la Puglia.
La produzione di olio, dalla prima segnalazione dell’infezione avvenuta a Gallipoli proprio nel 2013, ha subito un costante trend negativo con una diminuzione dell’80% in provincia di Lecce.
“La Xylella– ha affermato Luca Lazzà ro, presidente di Confragricoltura Puglia durante il primo Tavolo di progettazione agroambientale del Salento – si è propagata velocemente colpendo circa 150mila ettari nelle province di Lecce, Brindisi e parte del Tarantino. Finora si sono persi 33000 posti di lavoro, colpendo soprattutto i braccianti».
Il caso Xylella portò all’epoca con sè anche molte problematiche politiche e burocratiche in relazione alle misure di sradicamento e abbattimento delle piante malate, anche secolari, disposte dalle UE e poi soggette a un repentino dietrofront.
Il caso Xylella fu inserito anche nel Terzo Rapporto Agromafie del gennaio 2015, portando con sè accesi dibattiti e interrogazioni parlamentari.
La Xylella oggi
Tante le azioni messe in atto per fronteggiare le malattia derivante dalla Xylella: i cani, i droni e cure sperimentali con antiparassitari.
Il rischio che l’epidemia possa estendersi all’intera provincia di Bari non è infatti del tutto scongiurato, anche se per ora i focolai sono ristretti rispetto al disastro di Salento, Brindisino e Tarantino.
“L’azione di controllo e contenimento della Xylella fastidiosa in Puglia è costante e capillare – ha dichiarato l’assessore regionale all’agricoltura, Donato Pentassuglia – Nella Piana degli ulivi secolari la nostra strategia prevede un’ulteriore azione di sorveglianza all’interno dell’area infetta che ci consente di rafforzare efficacemente le attività di tutela e salvaguardia di un patrimonio dal valore storico e paesaggistico inestimabile”.
Aggiunge il presidente della Coldiretti Puglia, Savino Muraglia: “Il sistema dei monitoraggi e i campionamenti andrebbero potenziati, anche perché la lotta all’insetto vettore sputacchina viene in gran parte trascurata per il mancato rispetto delle buone pratiche”.