Declino olio extravergine d’oliva italiano: dati, strategie e proposte

Il declino dell’olio extravergine d’oliva italiano sarà inarrestabile se non si cambia rotta. Stando ai dati Nomisma discussi nel corso del convegno “Olio di oliva: impresa, sostenibilità, mercati” e della celebrazione dell’accordo di filiera tra Carapelli Firenze e Confagricoltura nel 2018, emerge ancora di più, la problematica relativa all’Evo in Italia. Le aziende olivicole nel BelPaese sono 619 mila, ovvero il doppio di quelle che si occupano della produzione di frutta. Infatti, producono diverse tipologie di olio d’oliva. Eppure, nonostante questo, la produzione dell’olio, però, si è dimezzata dal 2010 fino a oggi. Quali sono le motivazioni? Cosa sta accadendo alla produzione dell’olio extravergine italiano? Vediamo i dettagli.

I dati Nomisma sul declino dell’olio extravergine italiano

Nel report “La filiera olivicola italiana nel mercato globale, tra nuovi trend di consumo e scenari evolutivi”, il presentatore Dennis Pantini ha mostrato quanto il settore è in forte difficoltà. Secondo i dati di Nomisma vi è un declino dell’olio extravergine d’oliva italiano che è oramai inarrestabile. Nell’ultimo triennio, ovvero quello dal 2020 al 2022, la produzione media secondo gli esperti è stata inferiore a 300.000 tonnellate. Nel triennio 2010 2012 vi erano state oltre 500.000 tonnellate. Sebbene la qualità sia buona, la produzione EVO in Italia è in caduta libera.

Il confronto con i dati di altri Paesi

Il report della società di analisi mostra come, in realtà, l’Italia per quanto concerne la produzione di olio extravergine d’oliva ha fatto davvero pochi investimenti e la crescita è ferma al palo. Poco meno delle metà delle aziende olivicole producono – praticamente – l’olio per hobby oppure per l’autoconsumo. Basti pensare che il 7,5% delle imprese spagnole del comparto ha almeno più di 50 ettari di terra, mentre invece questo dato si ferma a 2,5 punti in percentuale in Italia. Inoltre, il presidente di Nomisma ha spiegato che gli investimenti in Italia sulla produzione di olio extravergine d’oliva sono molto bassi, cosa invece, ben diversa guardando la crescita degli altri Paesi in questo settore. Un fattore che era emerso anche analizzando la premiazione di Lodo Guide 2023. Basti pensare che tra il 2011 e il 2021 sono aumentate le superfici a oliveto in:

  • Cile del 41,6%;
  • Argentina del 39,5%;
  • Marocco del 22,6%;
  • Turchia dell’11,4%;
  • Portogallo del 10,9%;
  • Spagna del 5,4%.

Invece, le superfici a oliveto in Italia sono calate del 3,5%.

Il report dell’azienda sottolinea anche i dati relativi all’aumento dell’export sull’olio extravergine d’oliva, sempre nel confronto tra l’Italia e gli altri Paesi. Ecco i dati negli altri Paesi:

  • + 16,4% in Turchia;
  • + 14,8% in Portogallo;
  • + 9,8% in Tunisia;
  • + 9,7% in Cile;
  • + 8,2% in Francia.

In linea generale, il commercio mondiale del settore dell’olio extravergine d’oliva è cresciuto in dieci anni del 6,2%, mentre quello made in Italy è aumentato solo di 3 punti in percentuale. Insomma, l’Italia è diventata un player marginale in questo comparto. La “cenerentola” della produzione EVO.

I motivi del declino dell’olio extravergine d’oliva in Italia

La società Nomisma ha analizzato la produzione di olio extravergine in Italia ha spiegato, nel corso del convegno tenutosi il 14 febbraio 2023, che il declino è dovuto essenzialmente a questi tre fattori:

  • Frammentazione produttiva;
  • Condizioni climatiche avverse;
  • Volatilità della redditività e dei prezzi.

Per cercare di superare questi fattori nel corso dell’evento, a cui erano presenti anche i vertici di Confagricoltura e Carapelli Firenze, oltre al presidente del marchio Deoleo, sono state fatte molte proposte.

Il problema della frammentazione produttiva dell’olio extravergine d’oliva italiano

Come è emerso dai dati discussi nel corso del convegno “Olio di oliva: impresa, sostenibilità, mercati” e della celebrazione dell’accordo di filiera tra Carapelli Firenze e Confagricoltura nel 2018, una delle problematiche principali relative al declino dell’olio extravergine d’oliva italiano è quella della fermentazione produttiva. Almeno il 40% delle aziende olivicole italiane, infatti, ha meno di due ettari di oliveto e solo il 2,5% ha, invece, almeno 50 ettari a sua disposizione per la produzione.

Questo vuol dire che, anche se le aziende sono davvero tante, ovvero oltre 619 mila, di fatto non vi è organizzazione. La frammentazione sta comportando la difficoltà a mettere in campo una produzione strutturata e, come conseguenza, nell’ultimo triennio, vi è stato il declino della produzione dell’olio extra vergine d’oliva in Italia. Ora la ripartenza è in salita.

Come risollevarsi dal declino produttivo dell’olio extravergine d’oliva in Italia

Per risollevarsi dall’inarrestabile declino dell’olio extravergine d’oliva in Italia, la strada maestra è quella che è già stata segnata dagli accordi di filiera del comparto. A tal fine vale la pena citare quello tra Carapelli Firenze e Confagricoltura stretto nel 2018. Questo accordo – come sottolineato dagli stessi protagonisti – ha consentito la commercializzazione dell’olio di oliva per circa 25 milioni di euro dando una buona remunerazione ai produttori. Poi, allo stesso tempo, grazie alla filiera nata con l’accordo, è stato realizzato un prodotto di qualità perfetto per i consumatori.

Secondo gli esperti, dunque, stringendo accordi di filiera di questo tipo si potrà anche aumentare l’investimento nel settore dell’olivicoltura e – come conseguenza – la produzione. Per il rilancio è importante creare perciò, la giusta partnership tra settore agricolo e quello industriale, in modo tale da garantire valore al prodotto e allo stesso tempo commercializzarlo nel miglior modo possibile.

Muovendosi in questa direzione, il declino probabilmente potrà essere fermato.

L’impegno politico per il settore dell’Agricoltura

Durante la manifestazione “Olio di oliva: impresa, sostenibilità, mercati” è intervenuto anche il sottosegretario al Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare Patrizio La Pietra. Il rappresentante politico ha specificato che il Governo si impegnerà molto su questo tema e sta già iniziando la sua azione per rilanciare il settore EVO italiano. Il sottosegretario al MASA, infatti, ha annunciato che dal 16 febbraio 2023 è stato ufficialmente aperto il tavolo di filiera per l’olio per affrontare le problematiche del settore e garantire lo sviluppo di questo comparto superando ogni difficoltà.

Gli spunti raccolti dal sottosegretario al convegno “Olio di oliva: impresa, sostenibilità, mercati” e nel corso della celebrazione dell’accordo di filiera tra Carapelli Firenze e Confagricoltura nel 2018, saranno il punto di partenza. A breve quindi, potrebbero arrivare importanti decreti legislativi di rilancio del comparto.

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