Aumenti olio d’oliva: prezzi alle stelle, è record al +30%

Allarme per gli aumenti dell’olio d’oliva che vanno di pari passo con il caro vita. Insieme alla verdura, ai semi e alla frutta, tutti i prezzi dei generi alimentati sono cresciuti a dismisura nell’ultimo anno. Anche i costi gli imballaggi continuano a crescere. Il prodotto che preoccupa di più però, è proprio l’olio d’oliva. L’olio extra vergine d’oliva è arrivato a costare anche 13 euro al litro, in un vero e proprio boom dei prezzi.

L’allarme è stato lanciato da Giorgio Scotti, presidente del Consorzio produttori ortofrutticoli di Milano. Nell’excursus di tutti i prezzi aumentati, la situazione dell’olio d’oliva è, però, quella che sicuramente può essere considerata come più allarmante. I dati di ISMEA relativi all’estate hanno fatto registrare, per il 2023 – mese di luglio e agosto in tendenza – una situazione a dir poco spaventosa, con una crescita del 30% per il prezzo al dettaglio dell’olio d’oliva. Vediamo insieme a quanto ammonta l’aumento dell’olio d’oliva con il caro vita e quali sono le cause di questo boom.

I dati sugli aumenti dell’olio d’oliva

ISMEA, l’Istituto dei Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare ha registrato per il mese di agosto una situazione molto preoccupante relativa alla campagna olearia. Già ASSITOL aveva detto che la prossima campagna olearia era a rischio, ma ora, i dati parlano chiaro.

I prezzi dell’olio d’oliva e quelli dell’extravergine di oliva sono alle stelle, con flessioni che cambiano di Provincia in Provincia. I prezzi continuano ad aumentare come una crescita generale intorno al 30%. Agosto è stato il mese in cui l’aumento è stato più forte e l’oscillazione è davvero spropositata. In particolare, dai dati ISMEA emerge che i costi sono pari a:

  • 13,63 euro al litro a Firenze;
  • 13,50 euro al litro a Verona;
  • 12,50 euro al litro a Imperia;
  • 11 euro al litro a Chieti e Pescara;
  • tra 9,18 e 9,40 euro al litro a Perugia, Ragusa e Siena;
  • 8,10 euro al litro a Viterbo.

Inoltre, a non rincuorare, vi è anche il fatto che in Italia la giacenza di olio extravergine d’oliva si è ridotto di 52.000 tonnellate.

Aumentano anche i prezzi dell’olio estero

Anche i prezzi dell’olio proveniente dall’estero stanno aumentando nel corso di queste ore. Nello specifico, la Spagna ha riprodotto un quadro “disperato”. Il Governo iberico, infatti, prevede una disastrosa campagna olearia con picchi in calata di -55% rispetto al 2022, 660.000 tonnellate contro 1,48 milioni. Non è migliore la situazione in Turchia. Si tratta del secondo Paese produttore di olio d’oliva al Mondo, che ha deciso di vietare fino a tutto novembre l’export del suo olio. Ecco, poi, gli altri dati sull’olio proveniente dall’estero dove solitamente vi sono prezzi inferiori rispetto al mercato italiano:

  • in Grecia si arriva a 8,45 euro al litro per la varietà Creta e 8,25 euro al litro per il Peloponneso;
  • in Spagna di 8,50 euro al litro per il più economico Andalucia;
  • 7,80 euro al litro per l’olio di Sfax in Tunisia;
  • 7,50 euro al litro a Meknès in Marocco.

Prezzi questi, che sono destinati a salire vertiginosamente nelle prossime settimane a causa dell’inflazione e dei costi di logistica. Secondo le stime degli esperti, i prezzi non diminuiranno prima dell’autunno 2024. E, anche per l’olio, in questo scenario di “lacrime e sangue”, un ruolo rilevante ce l’ha il cambiamento climatico. In queste ore sta cercando anche di analizzare quali sono anche gli altri motivi di tutti questi rialzi con la mediazione degli esperti del settore.

Le cause dell’aumento del prezzo dell’olio d’oliva

A causare i vertiginosi aumenti dell’olio d’oliva e, in generale, dei beni di tutta la filiera alimentare sono innanzitutto gli effetti e i danni del cambiamento climatico. Basti pensare ai problemi dovuti al maltempo nella fioritura dell’olivo. A marzo e aprile 2023 ha infatti, piovuto sempre e le conseguenze le stiamo pagando noi consumatori adesso.

I produttori in quel periodo non sono riusciti a piantare o raccogliere. Però, ad aumentare non è solo il prezzo degli alimenti, ma anche quello degli imballaggi, e non solo. Ovvero, il costo della plastica è aumentato da 0,75 euro a cassetta nel 2022 a 1 euro e 12 centesimi nel 2023. Per non parlare del costo del trasporto che è salito del 12%.

Insomma, tanti fattori per un tragico risultato: ogni costo aggiuntivo nei diversi settori della filiera finiscono a cascata sul prezzo del consumatore finale al mercato o al centro commerciale.

Gli altri aumenti nel carrello della spesa

I prezzi aumentati vertiginosamente nel carrello della spesa sono anche quelli di altri prodotti come, ad esempio, la frutta, la verdura, ma anche imballaggi e semi. Parliamo di almeno un 10-15% in più nei costi di produzione che comporta un aumento spaventoso dei prezzi di ogni tipo di verdura. A essere maggiormente colpiti dalla scure inflazionistica, oltre all’olio come abbiamo già visto, sono anche verdure come le melanzane, peperoni e cetrioli.

Nel boom dei costi è finita anche la produzione di finocchi che dal 2023, i produttori hanno ottenuto nei magazzini chiusi per due settimane perché mancavano. Ovviamente, a fare aumentare il tutto è anche il prezzo della plastica che è cresciuto e quello degli imballaggi, come vi abbiamo già accennato. In generale, la corsa dei prezzi destinata a “impennare”, soprattutto, se non si interviene in misura diretta.

Le possibili soluzioni per bloccare gli aumenti su olio e beni alimentari

In queste ore il Governo sta lavorando per trovare una strategia in grado di bloccare gli aumenti dei prezzi dell’olio e dei beni alimentari, come frutta e verdura, in particolare. In primis, il 4 agosto 2023, il Ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha firmato un protocollo con associazioni di distribuzione e di commercianti per attivare il cosiddetto “trimestre anti inflazione”. Parliamo di un periodo che andrà dal 1° ottobre fino al 31 dicembre 2023, in cui vi saranno degli sconti sui beni di prima necessità. Saranno definiti dei prezzi calmierati, ovvero “fissi”, per garantire un risparmio agli utenti finali sul carrello della spesa.

Ma questo non basta. Bisogna andare anche incontro ai produttori e alla filiera in generale. Ecco perché si sta cercando di mettere in campo delle strategie, tra quelle già attivate come ad esempio, con il tavolo di confronto sulla filiera produttiva dell’olio oppure quella di frutta e verdura.

Infine, in queste ore, il Presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri ha lanciato una proposta. Ossia, ha sottolineato come i cambiamenti climatici sono diventati strutturali. Quindi è diventato necessario alzare il livello di guardia e cambiare approccio nella gestione dell’olivo, che deve essere più razionale e sostenibile per superare l’altalena produttiva.

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