Storia, sviluppo e novità del whisky: da prodotto “proibito” a bevanda sempre più amata e apprezzata.
Il Whisky o Whiskey è una bevanda alcolica ottenuta dalla distillazione di mostro fermentato composto da orzo e cereali in percentuale variabile, maltati o non che viene successivamente invecchiata in botti di legno. Un prodotto che quindi ha bisogno di anni di invecchiamento per acquistare quelle note particolari che lo distinguono e lo rendono unico.
C’è da dire che vi è una principale differenziazione data dalla provenienza del distillato, all’interno di queste categorie, esistono delle sotto-categorie caratterizzate dalla tipologia di materia prima in uso e dalle eventuali miscele utilizzate.
Origine e Storia del distillato.
Innanzitutto c’è da chiarire che il termine Whisky identifica quei distillati che vengono prodotti in Scozia e in Canada. Il whisky canadese è anche chiamato Canadian whisky, mentre quello fatto in Alaska e ai confini con il Canada, dove l’ingrediente principale (almeno al 51%) è la segale, viene chiamato Rye whiskey). Il termine Whiskey invece indica quelli provenienti da Irlanda e Stati Uniti (Bourbon whiskey, Tennessee whiskey e Corn whiskey).
Per quanto riguarda la storia di questo particolare distillato non esistono attendibili testimonianze storiche sulla data della prima distillazione. Motivo per cui è in corso una diatriba fra Scozia e Irlanda per rivendicarne la paternità. Un riferimento certo è che intorno alla prima metà del 1700 il Whisky assunse il ruolo e il simbolo della libertà americana nei confronti degli inglesi, in seguito all’inizio del suo contrabbando che durò 150 anni duranti i quali il distillato veniva prodotto nelle foreste.

Whisky Scozzese: Scotch, Single Malt, Blended e Grain.
Quando si parla di Whisky scozzese si può parlare di Scotch. Questa tipologia è la più importante e pregiata al mondo. La Scozia è universalmente riconosciuta come la patria di questo distillato, tanto che il termine ” Scotch Wiskey “ è legalmente protetto dal 1988, quando venne approvato dal Parlamento britannico un regolamento chiamato “Scotch Whisky Act“.
La distillazione deve essere almeno doppia, con alcune distillerie che si spingono anche ad un terza distillazione. L’affinamento in botte deve essere di almeno 3 anni e come logica vuole in etichetta è segnalata l’età del distillato.
Da disciplinare esistono solo 5 categorie di Scotch whisky, mentre le altre non sono riconosciute:
- Single Malt: whisky di malto ricavato dalla distillazione di solo malto d’orzo, operata solitamente con alambicco discontinuo.
- Blended Whisky: ottenuto dalla miscelazione di whisky di cereali (distillato con alambicco continuo), con whisky di malto.
- Blended Malt: prodotto combinando whisky single malt di diverse distillerie.
- Blended Grain: ottenuto combinando whisky monograno di diverse distillerie.
- Single Grain: ottenuto dalla distillazione di cereali diversi dall’orzo, come il frumento ed il mais e prodotto da una sola distilleria, operata con impianti a colonna, quindi con una distillazione continua.
Anche se può sembrare complicato, i nomi sono stati scelti per cercare di ridurre la confusione che c’era una volta. Le distillerie utilizzavano termini come “vatted malt o grain ” (ora sostituiti da blended malt and grain) e “pure malt”.
Ogni bottiglia di whisky scozzese avrà uno dei cinque tipi di whisky elencati su di essa, questo per fornire le giuste informazioni al consumatore.
Whiskey Irlandesi e Americani: Bourbon, Tennesee e Corn.
Il distillato irlandese è molto diverso rispetto al fratello scozzese: prima di tutto non è quasi mai torbato, nonostante i giacimenti di torba abbondino in Irlanda, quanto in Scozia. La seconda fondamentale differenza è il numero di distillazioni, che solitamente sono 3. Questo comporta un assetto diverso di sapori e profumi. La distillazione può essere “mista”, fatta con alambicchi continui e discontinui. Terza grande differenza sono le materie prime: per fare Irish whiskey serve una base di malto a cui può essere aggiunta segale, avena o grano. Gli anni di affinamento in botte sono 3 come per lo Scotch. Il sapore è mieloso, morbido, delicato, floreale e sicuramente molto più vellutato rispetto allo Scotch whisky.
Il discendente americano del whisky si è adattato ad un territorio nuovo, scoprendo nuovi stili e sapori. La lista è lunga: Bourbon whiskey, Corn e lo Straight, che si applica a tutti i precedenti. E questi sono i principali, che a loro volta assumono volti diversi in base allo stato di produzione, di cui citiamo i due principali: Kentucky e Tennessee. A dire il vero il Tennessee whiskey è uno straight bourbon, ma per legge non può essere chiamato in questo modo, per via della filtrazione finale.

Un mercato in forte crescita.
Le esportazioni di whisky hanno fatto segnare livelli da record negli ultimi anni. Secondo le stime del settore, sono state vendute nel mondo circa 1,3 milioni di bottiglie per un valore complessivo di 4,7 miliardi di sterline pari a circa 5,3 miliardi di euro. Cifre interessanti che inducono molti imprenditori a prendere in considerazione la possibilità di esportare whisky oppure di importarlo in Italia per poi rivenderlo al dettaglio o magari all’ingrosso.
Tra l’altro c’è una tendenza abbastanza consolidata per la quale il mercato del whisky si sta estendendo in maniera rilevante anche negli Stati Uniti d’America.
Se da un lato l’Europa continua a rappresentare il principale bacino per l’esportazione di whisky, dall’altro gli Stati Uniti, per la prima volta nella propria storia, hanno superato il miliardo di sterline di acquisti.