Un nuovo studio dimostra che la birra consumata nel canale Out-of-Home è un traino decisivo per la filiera agroalimentare italiana.
Ha esaminare l’impatto della birra sul settore agroalimentare è una ricerca realizzata da Nomisma per Osservatorio Birra e Agronetwork che racconta i consumi di birra nell’Ho.Re.Ca e quindi nell’Out-of-Home. attraverso il punto di vista di un campione di 1000 consumatori tornati nei luoghi della socialità e di 100 professionisti dell’Out-of-Home.
Ma quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, 8 volte su 10 viene sempre accompagnata dal buon cibo della tradizione agroalimentare italiana: con una pizza (e quindi pomodori pelati, olio extravergine d’oliva, mozzarella, grano italiano e altre eccellenze locali), per aperitivo con un tagliere di formaggi e salumi del territorio, con un primo della tradizione (che rappresenta pasta, formaggi, verdure e insaccati) o un secondo di carne o di pesce.

La birra come volano per le eccellenze agroalimentare Made in Italy.
Secondo le stime Nomisma/Istat, i consumi nell’agroalimentare nel 2022 vale 89,7 miliardi di euro. Un fuoricasa che, rivela lo studio Osservatorio Birra/Agronetwork, è sempre più legato a materie prime italiane, ai prodotti agroalimentari e alle bevande di qualità, locali o legati al territorio. Secondo gli addetti ai lavori dell’Ho.Re.Ca., negli ultimi due anni il consumo di prodotti agroalimentari di alta qualità nei locali italiani è aumentato (44%). Quello delle bevande invece registra addirittura il 53%.
Riguardo le tendenze dell’Out-of-Home i ristoratori italiani concordano che c’è un: “Ritorno della tradizione, ma di qualità” (50%), “Ricette e materie prime legate al territorio” (41%), “Trattorie moderne e cibo come una volta” (32%). C’è anche 1 ristoratore su 10 (il 9%) che sostiene che la vera novità di questo nuovo trend basato sugli elementi della tradizione siano proprio legate a bevande come la birra.

La birra batte il vino tra i consumi!
Dal report sembra che la birra è la bevanda di qualità più richiesta nei locali (59%), davanti alle bollicine (39%) al vino bianco (38%) e al vino rosso (34%). Secondo i ristoratori la versatilità, nelle occasioni di consumo (40%) e nell’abbinamento a tutto pasto (24%), è la chiave del successo della birra rispetto ad altre bevande. Lo confermano i consumatori, che nell’ultimo anno hanno preferito la birra per il suo gusto (62%), per la sua leggerezza (52%) e perché si abbina bene con tutte le portate (43%). Addirittura, per 8 consumatori su 10, la qualità dell’offerta delle birre è fondamentale per la scelta del locale.

Birra e abbinamenti: spopola il “beer-pairing”.
La conferma arriva dagli stessi consumatori: per il 76% pizza+birra si conferma il mix evergreen, ma questa bevanda ormai viene ordinata a tutto pasto e con pietanze in cui materie prime agroalimentari di qualità fanno la differenza. È infatti, molto gettonato anche il connubio con stuzzichini o finger food per l’aperitivo (51%), con antipasti di terra o di mare (43%) e primi piatti (27%).
Secondo Osservatorio Birra, la birra, come il vino, è una bevanda a tutto pasto che nel suo matrimonio con l’agroalimentare made in Italy di qualità fa bene alla filiera. Naturale, leggera, poco o per nulla alcolica, è il perfetto complemento della cultura alimentare mediterranea e italiana, che ha al centro cibo, socialità e convivialità.
L’approccio alla qualità, nel bicchiere e nell’abbinamento, è confermato dall’identikit del consumatore di birra agli occhi di chi lo osserva tutti i giorni dalle diverse location lavorative. Millennial, curioso e attento a qualità del servizio e dell’abbinamento col cibo. Tra i 30-44 anni (la fascia di età con maggiori disponibilità economiche), è attento allo stile/tipologia di birra (51%) e al suo corretto servizio (23%); apprezza la varietà dell’offerta, chiedendo, indifferentemente la classica lager (che resta la preferita per 2 consumatori su 3) o birre speciali e di territorio.