Potrebbe finire alla Corte di Giustizia Europa la questione dell’aceto balsamico sloveno
Che il problema dei prodotti enogastronomici contraffatti sia di non poco conto è cosa nota: stavolta la questione riguarda l’aceto balsamico sloveno.
Mentre resta ancora aperta l’annosa e complessa questione legata al Prosek, stavolta sugli scaffali di Lubiana è apparso questo nuovo prodotto: sminuiscono gli sloveni, secondo i quali si tratta solo di un’aggettivo per caratterizzare il prodotto, mentre in realtà si va, ancora una volta, a mettere sotto attacco il Made in Italy.
A schierarsi apertamente per primi sono stati Federvini e il Consorzio dell’aceto balsamico di Modena Igp che, ad ottobre, hanno inviato a ottobre due lettere alla presidenza del Consiglio affinché il Governo italiano prenda una posizione decisa in merito al comportamento della Slovenia.
Aceto Balsamico Sloveno: la risposta della Farnesina
Da Palazzo Chigi hanno già fatto sapere che della questione si sta occupando la Farnesina che questo ha fatto sapere:
“In relazione alla nuova normativa slovena introduttiva della categoria Aceto balsamico, il Governo italiano si è prontamente attivato, nella consapevolezza delle possibili, rilevanti conseguenze sulla filiera produttiva italiana di una legislazione incompatibile, sotto molteplici profili, con le norme dell’Unione Europea sulla protezione dei nomi registrati. Una normativa, quella slovena, che potrebbe potenzialmente creare un pericoloso precedente anche per altre denominazioni DOP e IGP del nostro Made in Italy…A seguito della notifica da parte delle autorità di Lubiana dell’adozione di tale normativa ai sensi della direttiva UE 2015/1535, l’Italia ha immediatamente espresso le proprie riserve, sia nelle sedi europee che nei rapporti bilaterali. L’Italia sostiene, in tutte le competenti sedi europee e bilaterali, il rispetto delle norme dell’Unione Europea per la tutela dei prodotti DOP e IGP, nonché i regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari e le garanzie assicurate agli operatori economici e ai consumatori nella fornitura di informazioni sugli alimenti”.
Che cos’è realmente l’aceto balsamico?
La storia dell’aceto balsamico risale al XVIII secolo: alle prime testimonianze le prime tracce si hanno presso il Palazzo Ducale di Modena nel 1747.
Con il termine “balsamico” si intende ben distinguere questa tipologia dai classici aceti. Dal punto di vista ufficiale, se ne parla per la prima volta nel 1933, sebbene la diffusione sia avvenuta soprattutto a partire dal secondo dopoguerra.
Due le tipologie riconosciute: aceto balsamico di Modena e aceto balsamico di Reggio Emilia.
Entrambi procedono nella preparazione attraverso la cottura del mosto che viene poi fatto fermentare, acetificare ed infine invecchiare in botti di legno per almeno 12 anni. I due prodotti si distinguono fondamentalmente solo per la forma delle bottigliette che lo andranno a conservare.
Non solo aceto balsamico sloveno: cos’è l’Italian sounding?
Partiamo intanto dal concetto di Italian Sounding; si tratta di quell’insieme di prodotti che utilizzano riferimenti di qualunque tipo, dal nome storpiato ai colori contraffatti, per richiamare prodotti italiani che, di italiano, in realtà non hanno niente.
Pur generando ricadute negative a livello commerciale, l’Italian Sounding non è una pratica illegale e, per questo, crea non pochi problemi al mercato dell’agroalimentare.