Vitigno autoctono Pignolo: delizia del Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia vanta, esattamente come le altre regioni d’Italia, una vasta produzione enologica, basata sulla coltivazione di uve pregiate in grado di offrire un vino semplicemente eccezionale. Una menzione speciale merita, in questo senso, il vitigno autoctono Pignolo, a bacca nera, che prende il suo nome a seguito dei suoi grappoli molto compatti che danno l’impressione di essere delle pigne.

Il Pignolo, tra i vitigni più rappresentativi del Friuli, ha una storia segnata da dolore e sofferenza per via dei numerosi attacchi della fillossera, a causa della quale ha rischiato l’estinzione. La sua attuale coltivazione, infatti, si deve all’Abbazia di Rosazzo, all’interno della quale sono state ritrovate poche viti di tarda età.

Storia del vitigno autoctono Pignolo

Le prime testimonianze del Pignolo risalgono al Medioevo, nello specifico in un documento del Trecento. Ne esiste, poi un altro datato 1422 in cui si riporta il resoconto di un pagamento di affitto in natura proprio con del “pregiato Pignolo”.

Ufficialmente, però, le origini del vitigno si fanno risalire al Seicento, tra le pagine dell’opera “Bacco in Friuli” dell’abate Giobatta Micheli e, successivamente, nel Catalogo delle Viti del Regno Veneto risalente al 1823.

Nel corso del secolo successivo, però, il vitigno è stato quasi del tutto dimenticato; la causa non è da imputare all’avvento della fillossera o allo scoppio della prima guerra mondiale, bensì alle opinioni negative che si stavano diffondendo nei confronti del vino. In particolare, è stato l’esperto Guido Poggi, negli anni Trenta, a evidenziare la produttività limitata di questo vitigno suggerendo, al contempo, di sostituirlo con varietà molto più redditizie.

Solo alla fine degli anni Settanta sono state riprese le ricerche degli antichi vitigni autoctoni regionali di tutta Italia, il che ha portato alla scoperta di alcune viti di vecchia età all’interno dell’Abbazia di Rosazzo. Inizialmente, anche queste ultime hanno rischiato di essere estirpate per lasciare il posto a viti più produttive ma, per fortuna, Walter Filiputti (scorgendo delle enormi potenzialità del Pignolo) le ha salvate per sperimentare le prime vinificazioni in purezza ottenendo, alla fine, risultati inaspettatamente eccezionali.

Nello stesso periodo, anche Girolamo Dorigo ha capito l’importanza del vitigno, tanto da rivolgersi al parroco di Rosazzo chiedendogli in dono dei tralci rimasti dalla potatura dello stesso. Da questi pochi campioni, Dorigo è riuscito a dar vita a diversi vigneti, isolandone nello specifico due diversi biotipi: Pignolo prezzemolato, così chiamato per via della forma delle sue foglie, e Pignoletta.

Il primo riconoscimento arriva nel 1983: il Pignolo vene incluso tra i vini della Doc Colli Orientali del Friuli, mentre dal 2011 rientra nella Docg Rosazzo.

calice-vino-pignolo

Nonostante le numerose cure e l’impegno costante, ancora oggi gli ettari di terreno destinati alla coltivazione del Pignolo sono meno di cento. Il motivo risiede anche nel fatto che il vitigno fa fatica ad adattarsi a tutte le tipologie di terreni, il che comporta una scarsa produttività. In ogni caso, i vini prodotti raggiungono tutti livelli di altissima qualità, compensando fatica e sacrifici.

Caratteristiche del vitigno e del vino Pignolo

Al pari di altri vitigni autoctoni italiani, anche il Pignolo friulano presenta delle caratteristiche ampelografiche proprie che, rendendolo unico, gli permettono di distinguersi dagli altri:

  • le sue foglie sono piccole, pentalobate o trilobate;
  • i suoi grappoli sono compatti, corti e di forma cilindrica;
  • i suoi acini sono piccoli, sferoidali, con una buccia spessa e pruinosa di colore blu-nero.

In merito al prodotto ottenuto, il vino Pignolo si presenta di un meraviglioso rosso rubino chiaro, con una buona gradazione alcolica e un’acidità fresca. Il suo sapore rimanda a frutti di bosco e ciliegie, erbe aromatiche e profumi di terra. All’olfatto si rivela avvolgente, con una personalità molto accentuata a base di sentori speziati ed eterei.

Gustando un buon bicchiere di Pignolo si avvertono delicatezza e struttura decisa; non ci sono sbavature, spigoli o sapori verdi, anzi, si ha a che fare con un vino sottile in perfetto equilibrio tra freschezza e sapidità.

Questa tipologia di vino, inoltre, riesce a sviluppare un estremo fascino negli anni; di conseguenza, è consigliato lasciarlo riposare anche 5, 10 o 15 anni in cantina prima di servirlo e assaporarlo al meglio.

Come abbinare il vino Pignolo in tavola

Il Pignolo è, come già ampiamente descritto, un eccellente vino rosso che si contraddistingue in freschezza e sostanza. Può essere trattato esattamente come un Sangiovese o un Pinot Noir, quindi lo si può abbinare con risotti, piatti thai a base di carne, zuppe invernali, pollo alla griglia e piatti barbeque.

In particolare, i piatti che sposa alla perfezione sono pollo al curry, costine con salsa barbeque, lasagne al forno, roast beef, pulled pork, empanadas, hamburger, filetto di Wellington e formaggi stagionati.

In ultimo, non bisogna dimenticare che il Pignolo va servito a una temperatura di 17-18°C in calice ampio e bombato a forma di tulipano chiuso.

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