Vitigno autoctono Bursôn-Longanesi: storia e caratteristiche

Esiste un vitigno autoctono in Romagna, precisamente nella zona di Ravenna, che conta circa 200 ettari vitati: si tratta dell’uva Longanesi, chiamata anche “Bursona” in dialetto romagnolo, coltivata da pochissime cantine locali nonostante il vino ottenuto sia eccellente e dal carattere fortemente prorompente. Fino a qualche anno fa veniva ancora confusa con il Negretto, ma a partire dal 2002 è stata iscritta con il suo vero nome, uva Longanesi, nel Registro delle Varietà.

Scopriamo la storia, incantevole e appassionante, della Bursona, le sue peculiarità e le caratteristiche del vino Bursôn-Longanesi.

Le origini dell’uva Longanesi

La gustosa uva romagnola prende il suo nome dal suo salvatore, cosa rara ed eccezionale, in segno di omaggio e riconoscenza verso colui che ne ha cambiato radicalmente il destino apparentemente segnato.

Alla fine dell’Ottocento, infatti, il Longanesi era un vitigno praticamente estinto: la fillossera, il famoso insetto che si nutre a scapito degli organismi vegetali, aveva causato talmente tanti danni alle (già) poche piante presenti sulla costa romagnola da darle per spacciate. Per tanti decenni non si hanno più avuto notizie, nessuno ha più parlato di questa pianta, tanto da essere ormai solo un lontano ricordo di chi aveva avuto il piacere di assaggiarne il vino in passato. La leggenda legata al suo salvataggio affonda le radici a metà del Novecento: sembrerebbe che Antonio Longanesi abbia trovato, sui suoi terreni in provincia di Ravenna, una vite selvatica arrampicata su una quercia e abbia deciso di assaggiarne i frutti, cogliendone immediatamente le alte potenzialità.

Da qui, la sua decisione di impiantare, nel 1956, dei filari della pianta e di provare a proporla nelle zone limitrofe, cercando di catturare l’attenzione di produttori e appassionati. Il successo non si è fatto attendere, il consenso non ha tardato ad arrivare e, in onore di quanto accaduto, il vitigno ha preso il nome del suo salvatore. Alcuni amano chiamarlo Bursôn, cioè il soprannome dato ad Antonio Longanesi fin da ragazzo.

Per la nascita ufficiale dell’omonimo vino, però, bisognerà aspettare il 1996 (oltre 40 anni), quando l’enologo Sergio Ragazzini e il viticoltore Roberto Ercolani decidono di investire e scommettere sul Longanesi e di produrre 780 bottiglie da introdurre sul mercato. Ovviamente, in base alla storia appena raccontata, il vino non poteva che chiamarsi Bursôn.

Come accennato, il vitigno era inizialmente associato al Negretto ma, secondo le analisi isoenzimatiche condotte nel corso degli anni, non assomiglia a nessun altro “collega” presente e conosciuto. Nel 1999 è stato iscritto nell’Albo dei Vigneti con i numero 357 e il nome di Uva Longanesi e dalla vendemmia del 2007 ha ricevuto l’attributo di IGT (Indicazione Geografica Tipica).

Il vino Bursôn viene prodotto dal 1998 e il suo nome è stato depositato e concesso a uso gratuito al Consorzio “Il Bagnacavallo” per tutelarne la tipicità e le peculiarità.

Le caratteristiche del vitigno Longanesi

Il vitigno Longanesi si posiziona in un’area quasi esclusivamente pianeggiante, con una bassa percentuale di argilla e un terreno molto fertile. Aver trovato un vitigno a bacca rossa in grado di adattarsi perfettamente con questo tipo di terreno è stato per i vignaioli autoctoni una vera e propria fortuna.

L’uva Longanesi ha una grande peculiarità: si presta a essere appassita. Questo diventa un grande vantaggio che viene ampiamente sfruttato nel processo di lavorazione, dato che l’uva viene appassita aumentandone il grado zuccherino e bilanciando al contempo le componenti più dure per ottenere una nota di morbidezza.

Successivamente, il vino viene affinato in botti di legno per almeno due anni, il che smussa il tannino senza intaccare l’acidità. Il prodotto finale è equilibrato ma strutturato, impegnativo, ideale per un pubblico più esigente.

Al contempo, si è pensato di introdurre un altro tipo di lavorazione, cioè la macerazione carbonica, con l’obiettivo di mitigare l’impatto tannico ma favorendo le note e la freschezza del frutto, in modo da ottenere un prodotto pronto a essere servito.

Il consorzio “Il Bagnacavallo” per il Bursôn

Sulla produzione del vino Bursôn veglia il consorzio Il Bagnacavallo, nato nel 2000 per ufficializzare la rinascita del Longanesi. É composto da piccole e micro imprese, in totale saranno una decina, sparse tra i vari comuni di Bagnocavallo, Lugo, Russi, Godo, Cotignola e Fusignano, e si occupa della valorizzazione e della promozione del prodotto.

Tra le varie attività svolte rientrano anche la mediazione tra i diversi membri del consorzio, la partecipazione a eventi pubblici (come degustazioni e Vinitaly), le relazioni pubbliche con stampa e istituzioni la gestione dei canali social e la programmazione di incontri e meeting.

Le caratteristiche dell’uva e del vino Bursôn-Longanesi

Basta semplicemente osservare un grappolo di uva Longanesi per captarne subito le potenzialità: è compatto, di media grandezza, con la forma allungata, luminoso e opalescente. La buccia, invece, è ricoperta da una pruina abbastanza spessa ed è proprio la caratteristica che rende il vitigno immediatamente riconoscibile.

Infine, il vino Bursôn si rivela intenso, ampio e ricco, con aromi fruttati a base di amarena, spezie e cacao; al palato è estremamente consistente e corposo.

Le tipologie di vino Bursôn e i migliori abbinamenti in cucina

Il vino Bursôn viene prodotto con il 100% di uva Longanesi e viene proposto al pubblico in due versioni: Bursôn etichetta blu e Bursôn etichetta nera.

Bursôn etichetta blu

Dopo la macerazione e la fermentazione, l’uva viene lasciata per due settimane all’interno di una cisterna di acciaio. Successivamente, il vino trascorre dai dieci ai dodici mesi in una botte di rovere da 500 litri. Alla fine viene imbottigliato e messo in commercio dopo circa sei mesi.

Il vino viene ottenuto dalla macerazione carbonica (quindi non c’è appassimento dell’uva) ed è caratterizzato da freschezza, note di viole, prugne e pepe. Al gusto si rivela piacevole e gustoso ed è perfetto da abbinare a grigliate di carne o, comunque, piatti a base di proteine animali;

Bursôn etichetta nera

Il 50% delle uve raccolte viene appassito e fatto fermentare per circa due settimane. In seguito, il vino viene lasciato per altre due settimane all’interno di una cisterna in acciaio, per poi trascorrere un anno in una botte di rovere da 500 litri e un altro anno in botte grande. Infine, viene imbottigliato e messo in commercio dopo sei mesi.

Il Bursôn etichetta nera è il più pregiato e presenta un colore rubino tendente al granato, molto affascinante. É ricco di note mature al cioccolato, alla liquirizia e alle erbe alpine; ha una struttura notevole, composta ed elegante, che si sposa con piatti a base di cacciagione, pollo al curry, hamburger ed empanadas di carne argentina. Per assaporarlo al meglio, è consigliato servire il vino Bursôn a una temperatura di 18-20°C all’interno di bicchieri ampi appositamente realizzati per il vino rosso.

Related Posts

Ultimi Articoli