Vino in lattina: vantaggi e svantaggi di un contenitore tanto discusso

Il vino in lattina ha dei vantaggi che spesso superano la naturale reticenza di produttori e consumatori. Ecco perchè

I vantaggi del vino in lattina sono molteplici, sempre che si superino le perplessità legate alla tradizione che vuole il vino esclusivamente imbottigliato in vetro.

Ci sono paesi in cui è già business e altri, Italia ad esempio, in cui non si afferma nonostante la storia del vino in lattina abbia un importante capostipite proprio qui.

Gli studi sul consumo di vino in lattina

E’ indubbio che ormai qualcuno si mostra meno scettico: i giovani, manco a dirlo, sembrano cogliere i vantaggi del vino in lattina, soprattutto in paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’ Australia.

In Usa sono anni che il vino in lattina ha una sua nicchia di mercato considerevole: già nel 2016, infatti, si era registrato un incremento delle vendite di 125 punti percentuale nel giro di un anno, per un valore di 6,4 milioni di dollari

Nel 2019, anche Francis Ford Coppola ha lanciato le sue linee alternative in lattina direttamente a Prowein. Il 2019 fu definito dagli organizzatori della fiera tedesca come “The year of the can”, l’anno della lattina, “un formato che va più veloce sul mercato statunitense di ogni altro packaging alternativo del vino”.
“Siamo stati tra i primi a usare questo formato – dichiarano i sommelier della Coppola Winery, azienda della Napa Valley– è un modo per rendere più conveniente il vino premium. Questo non diminuisce la nostra dedizione alla qualità superiore”.

Da sempre sono soprattutto i giovani ad approcciarsi a questa novità; ma cosa ali spinge ad avvicinarsi al vino in lattina riconoscendone i vantaggi?

Tre sono le motivazioni principali:

  • è ecologico
  • è sostenibile
  • è pratico da portare in giro, quindi easy to drink
  • ha un formato monodose perfetto per il consumo del singolo

Stando ai dati Nielsen, il volume d’affari ha superato nel 2020 i 180 milioni di dollari. Le vendite di vino in lattina, al 15 giugno 2019, ammontavano a  70 milioni di dollari con un incremento sul 2018 del +69%.

Non solo: uno studio dell’agenzia Grand View Research mostra come nel 2020 il trend del mercato globale del vino in lattina sia arrivato a contare 211,4 milioni di dollari, con una crescita del 13,2% all’anno fino al 2028 (vale a dire 571,8 milioni di dollari).

Non c’è dubbio che la pandemia abbia contribuito a creare nuove tendenze e che, soprattutto ai millennials, non sia sfuggita la praticità di un prodotto poco ingombrante, veloce da rinfrescare, a basso impatto ambientale e di ispirazione “global”. Durante il lockdown, infatti, i piccoli formati sono risultati vincenti, vuoi per l’aumento del take away e del delivery, vuoi per la mancanza di socialità.

Holly Inglis, beverage analyst di GlobalData, definisce i vini in lattina come una “novità destinata a stravolgere il mercato del vino da asporto, in uno scenario in cui stanno prendendo piede i concetti di salute, benessere, moderazione e sostenibilità”

Il vino in lattina: il caso Giacobazzi

vino in lattina giacobazzi

Se è vero che in Italia il consumo dei vini in lattina risulta essere davvero basso, rispetto al resto del mondo, c’è da considerare che il nostro Paese è stato un’apripista per i vini in lattina: l’intuizione della Cantina Giacobazzi di Modena risale al 1982 (con richiesta fatta nel 1978), anno in cui venne immesso sul mercato una special size, la celebre 8 e ½.

Non si trattava di lambrusco, come nell’immaginario collettivo spesso si pensa, quanto di vino bianco o rosso.

“Il permesso per confezionare il vino in lattina – affermano dalla cantina – era provvisorio e rilasciato di anno in anno e durava solamente pochi mesi. Era estremamente difficile pertanto poter soddisfare l’esigenza di tutti i clienti ed un’adeguata programmazione era pressochè impossibile. Regolarmente le lattine non bastavano ed i clienti, che i primi anni lasciavano gli spazi vuoti sugli scaffali in attesa della nuova produzione, piano piano dovettero rassegnarsi. Pertanto, nel giro di alcuni anni, l’entusiasmo per la lattina si dissolse naturalmente. Con il senno di poi un gran peccato poichè l’idea della lattina, forse troppo pionieristica a qui tempi, venne invece cavalcata con successo dagli operatori stranieri, Australiani ed Americani in particolare che oggi vengono elogiati come pionieri ed innovatori”. 

Il vino in lattina in Italia oggi

In Italia uno dei punti di riferimento per il vino in lattina sono le Cantine Sgarzi Luigi, con il marchio Ciao, registrato nel 2003. Oggi le linee disponibili sono diverse e abbracciano diverse tipologie di vino e non solo: Cantine Sgarzi, infatti, commercializza in lattina anche aperitivi e cocktail (quest’ultimo mondo merita un’analisi ben definita).

A parlare, invece, del progetto della veronese Zai Urban Winery, che all’International Canned Wine Competition si è aggiudicato due medaglie d’oro, è Alberto Buratto, co-founder:  “Con i miei soci abbiamo deciso di lanciarci in questa avventura durante il primo lockdown – spiega – quando tutti i mercati esteri stavano chiudendo. Abbiamo costruito una cantina dedicata alla lavorazione delle uve e al confezionamento delle lattine, optando per vinificazioni esasperate e siamo arrivati a 6 referenze. Creare vini di qualità da mettere in lattina si può, a patto di adottare alcuni accorgimenti come tenere bassissimo il livello di solfiti, perché se da un lato conservano, dall’altro corrodono essendo acidi. Naturalmente si sono resi necessari lunghi e numerosi test prima di immettere le lattine sul mercato (lo scorso 27 marzo, ndr). Abbiamo anche fatto una degustazione alla cieca sottoponendo all’assaggio di un panel esperto lo stesso vino in bottiglia ed in lattina: nessuno ha notato la differenza. Vogliamo far capire al mondo intero che l’Italia non solo fa vini di qualità, ma è anche capace di presentarsi con un’immagine innovativa”.

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