La Sicilia ha il primato in Italia per produzione di vino biologico, e non si vuole fermare qui
All’interno della manifestazione si sono tenute sessioni di assaggio dei vini partecipanti da parte di una commissione internazionale, con banchi dei vini e delle eccellenze gastronomiche del territorio e una tavola rotonda sul “Ruolo della viticoltura biologica siciliana e la sostenibilità” in programma questa domenica, 26 giugno, alle 19.
“Obiettivo dell’evento è di alzare l’asticella della qualità dei vini biologici siciliani e internazionali – spiega Lillo Alaimo Di Loro, presidente di Italia Bio – a partire dalla consapevolezza dei propri pregi e dei limiti delle produzioni in atto. A questo infatti servono le rassegne, che saranno tanto più utili e stimolanti quanto più alto è il livello della partecipazione. In questo Biodivino ricerca una sintesi soddisfacente, perfetta, tra le diverse sensibilità e il retroterra culturale e tecnologico tra i differenti “mondi del vino”. Da questo tutti ci aspettiamo di avviare un nuovo percorso per trovare nel vino quel prezioso che conduca l’umanità dei consapevoli a superare l’ostacolo di ogni massificazione. Imboccheremo così la strada di una nuova armonia tra l’uomo e il suo territorio, la storia e il suo paesaggio e celebrare, finalmente, quel vino che unisce e rende liberi, perché è terra e conoscenza tecnica, ma soprattutto è consapevolezza e cultura”.
Il biologico, un percorso ben preciso, regolato dalle pratiche del disciplinare
Per quanto riguarda la produzione di vino biologico in Sicilia, sono diversi gli aspetti che sono regolati dal disciplinare. Quest’ultimo è stato definito da un Comitato scientifico indipendente, a cui le cantine devono attenersi per ottenere un marchio di sostenibilità da apporre nell’etichetta della bottiglia. Le pratiche prese in esame sono numerose e spaziano dalla misurazione dei consumi di acqua e dell’impronta carbonica, al controllo del peso della bottiglia, dalla salvaguardia della biodiversità floro-faunistica alla valorizzazione del capitale territoriale, dal risparmio energetico alla salute degli agricoltori e dei consumatori. Ad oggi sono più di 4.600 gli ettari dedicati e 40 milioni di bottiglie prodotte secondo i protocolli riconosciuti.
“Una volta – dice Gianni Giardina, enologo e presidente del Comitato scientifico Biodivino – i vini biologici erano soltanto quelli ai quali non venivano aggiunte sostanze chimiche. Alcuni ‘difetti’ erano tollerati e venivano considerate caratteristiche peculiari. Adesso un vino biologico non è diverso o peggiore rispetto a uno convenzionale e in tal senso la Sicilia è, nel vero senso della parola, un’isola felice”.
Interviene sull’argomento anche Toni Scilla, assessore regionale all’Agricoltura: “Mettiamo l’agricoltura al centro della produzione. Ma dobbiamo metterci sinergicamente insieme e fare squadra. Un approccio così l’ho visto nel mondo del vino: un mondo straordinario, in grado di dare espressione della realtà siciliana a tutti i livelli”.
Su questo tema il modello che rappresenta l’Italia può indicarne il percorso, grazie al suo patrimonio di Biocultura e la sua rete di aziende biologiche. Alla Sicilia spetta invece il compito di aprore le porte a un confronto senza limiti rispetto al tema principale del futuro: la sostenibilità dei modelli produttivi, la solidarietà delle economie e la giovialità dei rapporti tra i popoli.