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Delle VENEZIE DOC tra storia, valorizzazione e prospettive di mercato

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Chiuso il convegno “delle VENEZIE DOC: maturi per crescere”, l’approfondimento dedicato alla varietà e alle prospettive della Denominazione.

Si è svolto lunedì 5 giugno presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige (Trento) il convegno delle VENEZIE DOC: maturi per crescere. Origine, stili e mercati del Pinot Grigio, primo di due appuntamenti tecnici e di mercato, alla presenza di oltre cinquanta ospiti tra soci, enologi, studenti e stampa. Organizzato dal Consorzio Tutela Vini delle VENEZIE DOC, questo ciclo di incontri è parte di un percorso di intensificazione delle attività di sviluppo a livello nazionale rivolto in prima battuta ai produttori della Denominazione, che proseguirà a San Vito al Tagliamento (PN) lunedì prossimo 12 giugno e si chiuderà in Veneto a fine anno.

A moderare l’appuntamento tecnico Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario. L‘incontro si è aperto con l’introduzione del direttore del Consorzio delle VENEZIE, Flavio Innocenzi, che ha raccontato come questo convegno intenda descrivere il percorso di qualificazione distintiva che la Denominazione Delle Venezie sta compiendo sul piano qualitativo e comunicativo; un percorso intimamente legato al territorio di appartenenza e nel quale ognuna delle tre regioni, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto, gioca un ruolo di primo piano nel contribuire alla definizione di un’identità collettiva.

L’intervento dedicato alla gestione del vigneto del Pinot grigio del Nordest della Venezie DOC.

E dopo una presentazione introduttiva dedicata alle varietà, si è passati ad approfondimenti sulla gestione del vigneto con focus sulle nuove esigenze produttive del Pinot grigio del Nordest. Raccontate da Maurizio Bottura, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach, oggi raggiungono l’87% dei 32 mila ettari nazionali destinati alla varietà (su un totale mondiale di 67 mila ettari). 

“Il Pinot grigio è un vitigno mediamente sensibile alla peronospora e potenzialmente molto soggetto all’oidio, soprattutto nelle aree collinari, alle tignole, alla botrite e ai marciumi acidi, proprio per la naturale compattezza del grappolo. Sulla flavescenza dorata, in particolare, è stata fatta una raccolta di campioni dal 2001 al 2021 passando da un’incidenza del 9 al 21%. Risultano quindi fondamentali gli odierni studi clonali e sperimentazioni. Quest’ultime vertono su dimensione e livelli di sensibilità per garantire in prima battuta una maggior salubrità della vite ma anche un miglioramento dal punto di vista enologico. Ad esempio interventi sulla riduzione del numero di acini per diminuire l’incidenza della botrite, come la sfogliatura che favorisce la pulizia del grappolo o l’utilizzo di gibberelline per allungamento grappolo. Infine ci troviamo a fare i conti con il cambiamento climatico che impone adattamenti e nuove esigenze produttive. Come anche una gestione attenta della maturazione contrastando l’anticipo delle fasi fenologiche ed avere mosti meno zuccherini e con maggiore acidità”.

Le relazioni tematiche legate al cambiamento climatico e sulle tecniche di vinificazione volte alla valorizzazione del Pinot grigio.

Stefano Corradini, responsabile del Dip. di Agrometereologia dell’Istituto di San Michele all’Adige ha così commentato: 

“La vite è una pianta mediterranea che sopporta abbastanza bene lo stress idrico ma molto dipende dalla tipologia di prodotto che si vuole ottenere. Il Pinot Grigio nelle sue diverse varianti commerciali prevede uno stresso idrico lieve o medio e quindi è opportuno integrare l’acqua meteorica, se necessario, con l’irrigazione. Con queste informazioni i modelli matematici come lo “SWAB” (soil water advanced budget), sviluppato alla Fondazione Mach, aiuta ad effettuare un’irrigazione corretta. Tutto questo va inserito in un contesto di cambiamento climatico che richiederà particolare attenzione all’uso dell’acqua. Nel prossimo futuro infatti visto che i diversi scenari sono generalmente concordi nel confermare un aumento della temperatura”.

Dinamiche del mercato internazionale, tendenze e opportunità.

Il convegno si è chiuso con una panoramica sulle dinamiche del mercato internazionale, tendenze e opportunità. Quest’ultime prese in esame prima da Luca Rossetto, professore Associato dell’Università di Padova. L’esperto ha esplorato i cambiamenti in atto a livello globale nei segmenti fermi e spumanti. Le prospettive di crescita nonché le opportunità e le minacce nei mercati dei paesi importatori, sia tradizionali sia emergenti.

La Francia e l’Italia sono i due principali produttori, formando il 37% della produzione mondiale. Sono anche le prime nazioni esportatrici di vino al mondo detenendo il 33% dell’export mondiale in volume. A trainare l’export del Belpaese oggi è il segmento degli spumanti, seguito dai bianchi.

I primi partner commerciali dei bianchi veneti restano Stati Uniti, Germania, Grand Bretagna, Belgio e Canada. Stati questi che negli ultimi cinque anni hanno visto crescite percentuali fino a tre cifre dove il Pinot grigio. (55-60% dei vini bianchi certificati) è il principale driver di crescita. Questi sono inseriti nei cosiddetti mercati ‘affidabili’, diversamente da quelli attualmente ‘instabili’ come la Cina e da quelli ‘difficili o speciali’ come Singapore o la Tailandia. Paesi legati ai flussi turistici e che soffrono la concorrenza dei vini francesi, australiani o americani.

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