L’evoluzione dell’industria del turismo non conosce pause. L’Italia, ovviamente rinomata per la sua ricchezza vitivinicola, ha intrapreso una nuova avventura con l’introduzione di un protocollo nazionale che regolamenta la cosiddetta vendemmia turistica. Questo concept, sconosciuto fino a poco tempo fa, non ha nulla a che fare con un rapporto di lavoro, ma rientra invece nell’ambito di un’esperienza culturale e ricreativa, che va ad arricchire la già variegata offerta turistica nel panorama nostrano. Ma cosa andrebbe a cambiare? Andiamo a scoprire cos’è la vendemmia turistica, come funziona, a chi si rivolge e quali sono le principali novità in merito.
Cos’è la vendemmia turistica
La vendemmia, antico rito della coltivazione della vite risalente al tempo dei Romani, ha oggi assunto una nuova dimensione con l’introduzione della vendemmia turistica. Questa innovativa forma di turismo consente agli appassionati di vino di immergersi nelle tradizioni vitivinicole, raccogliendo personalmente l’uva e partecipando a un’esperienza unica di carattere culturale e ricreativo.
Il concetto di vendemmia turistica, benché esistente da anni, ha trovato una regolamentazione ufficiale in Italia solo il 12 luglio 2023, quando un protocollo d’intesa è stato firmato tra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e le Città del Vino. Grazie alle firme di Paolo Pennisi, direttore generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, e di Angelo Radica, presidente delle Città del Vino, la vendemmia turistica è stata definita come un’attività non retribuita, di breve durata ed episodica. Essa viene svolta dai turisti in specifiche aree, preferibilmente correlate con il soggiorno in strutture locali e/o visite e degustazioni in cantine locali, all’interno di un’offerta turistica integrata.
Radica ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa per lo sviluppo del turismo enologico, un settore già molto fiorente in Italia, con un valore di 2,5 miliardi di euro e 14 milioni di presenze. “Grazie a questo accordo, le cantine avranno tutta la tranquillità di far svolgere in sicurezza per i turisti una esperienza enoturistica, senza incappare in spiacevoli equivoci con le autorità preposte ai controlli sul lavoro”, ha dichiarato.
Legalizzata una pratica enoturistica
Questo accordo ha quindi reso legale e ben definita una pratica già amata da molti enoturisti, permettendo loro di immergersi completamente nell’esperienza della vendemmia, senza che ciò venga considerato un rapporto di lavoro. In sintesi, non ha caratteristiche lavorative, ma si configura piuttosto come un’esperienza enogastronomica correlata a un soggiorno in strutture ricettive locali e alla degustazione di vini nelle cantine del territorio, per offrire un’esperienza turistica integrata. Si tratta insomma di un’opportunità significativa per coloro che desiderano vivere in prima persona il fascino e la tradizione di questo antico rito agricolo.
Vendemmia turistica: un nuovo impulso all’enoturismo locale
L’introduzione della vendemmia turistica non solo apre nuove porte per l’industria del turismo, ma è anche un’occasione per le aziende vitivinicole. Le cantine ora possono offrire un’esperienza unica ai turisti senza temere equivoci con le autorità preposte ai controlli sul lavoro. Questa esperienza potrebbe rappresentare un incentivo ulteriore per gli enoturisti e gli appassionati di vino, offrendo un’occasione per vivere la vendemmia da protagonisti.
Questa iniziativa ha destato in generale parecchio entusiasmo a livello locale, con numerose Regioni che vedono in essa una grande opportunità. Stefano Carletto, coordinatore regionale delle Città del Vino, sottolinea ad esempio come la vendemmia turistica possa essere un forte stimolo per la Valle d’Aosta, potendo arricchire l’offerta enoturistica locale. Marco Carrel, assessore regionale all’Agricoltura, spera che le aziende valdostane aderiscano a questa nuova forma di turismo.
Come scritto in precedenza, sono molte le Regioni che potranno godere di questa novità, favorendo così l’economia del territorio e sviluppando la proposta enoturistica.
Anche la Sicilia si sta preparando per questa nuova fase del turismo. Leo Ciaccio, vicepresidente nazionale e coordinatore regionale dell’associazione in Sicilia, sta già contattando le aziende del territorio delle Terre Sicane, dove operano numerose aziende vitivinicole. Questa potrebbe essere un’opportunità per coinvolgere più ampiamente il Movimento Turismo del Vino e altre associazioni, come le Strade del Vino, per promuovere ulteriormente il territorio e il turismo esperienziale.
Regole e condizioni della vendemmia turistica
Nel dettaglio, il Protocollo sottoscritto precisa che per lo svolgimento della vendemmia turistica non può essere corrisposto ai turisti alcun emolumento, né in denaro né in natura. L’attività è limitata a poche ore e non può ripetersi per più di 2 volte nella stessa azienda nell’arco della stessa settimana. La vendemmia turistica avverrà sotto la supervisione di tutor qualificati o di personale aziendale con una formazione adeguata. I referenti aziendali dovranno garantire il rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza e garantire il perseguimento delle finalità culturali e ricreative dell’evento.
Un’altra norma da rispettare riguarda la distinzione tra la vendemmia turistica e la vendemmia ordinaria, contrassegnando i filari dedicati alla prima con dei cartelli dedicati, e inserendo le coordinate geografiche nella dichiarazione allo Sportello unico delle attività produttive (Suap). Inoltre, sia i turisti sia i tutor responsabili saranno tenuti a indossare un braccialetto o un tesserino identificativo.
Gli operatori dovranno assicurare ambienti attrezzati e dotarsi di assicurazione di responsabilità civile verso terzi per danni a persone e cose. Lo svolgimento della vendemmia turistica, infine, dovrà essere eseguito nel rispetto dei regolamenti vigenti in materia igienico-sanitaria e di sicurezza.