Valore del mercato del vino italiano: ecco chi sono i “re” del settore

Il valore del mercato del vino italiano sta crescendo a dismisura nel corso degli ultimi anni. Nel settore enologico dell’Italia vi sono ben 585 aziende che hanno registrato nel 2021, un valore del mercato stimabile intorno a 10 miliardi di euro.

I primi 23 gruppi vinicoli sono quelli che hanno dato linfa vitale a questo business, contribuendo almeno al 43% del valore complessivo del mercato.

È il Nord Est, poi, a mantenere alta la bandiera con il Triveneto che occupa il 45% del mercato con un fatturato di 4,6 miliardi e 150 società vinicole. Non è un caso, infatti, che può essere considerato come il territorio dei “re del vino”.

Vediamo tutti i dati sul valore del mercato del vino italiano nel corso degli ultimi anni secondo l’analisi condotta dalla società di consulenza Adacta Advisory.

L’analisi del valore del mercato del vino italiano di Adacta Advisory

È stata la società specializzata in consulenza, ossia Adacta Advisory, a condurre l’analisi sul valore del mercato del vino italiano nel 2021. La società ha disegnato il perimetro in cui questo settore si muove. I dati specificano che il comparto si è concentrato su 43 società, ovvero il 7%, che producono da sole ricavi pari a 5,5 miliardi di euro, ovvero il 55% del valore totale del mercato del vino italiano. Invece, il residuo 45% è nelle mani di 542 società. Cioè, un numero pari al 92%,.

Andando ad analizzare questi dati emerge che c’è una concentrazione, soprattutto, nel Nord Est del valore del mercato del vino italiano. Dal report emerge che i principali 20 gruppi vinicoli che operano in Italia:

  • raggiungono 4,4 miliardi di euro, ovvero il 44% del valore del mercato di vino italiano;
  • si strutturano in sette cooperative, tre private equity backed, una quotata e nove capitali privati.

In questo scenario mancano i grandi operatori internazionali che, a oggi, non sono riusciti a raggrupparsi sotto un unico player. I poli del vino italiano, infatti, non sono ancora così importanti come magari è successo in altri paesi del Mondo. Gli unici percorsi di build up in corso per creare dei poli del vino italiano sono:

  • Argea (quindi Clessidra) con progetto Botter;
  • Quadrivio con Prosit;
  • Credem e Hyle Capital con Contri Spumanti;
  • Investindustrial con il polo macchinari Della Toffola.

La suddivisione territoriale del valore del mercato del vino italiano

L’analisi di consulenza fatta da Adacta Advisory ha anche messo in luce come il maggior contributo relativo al valore del mercato del vino in Italia è quello che arriva – come accennato – dal Nord Est. Tra i campioni vi sono quelli del Triveneto in cui insistono 12 dei 20 gruppi principali, ovvero:

  • Argea – gruppo Botter;
  • Cavit;
  • Zonin:
  • La Marca;
  • Santa Margherita;
  • Ferrari Lunelli;
  • Villa Sandi;
  • Vi.Veneto Orientale;
  • Mionetto;
  • Contri;
  • Gruppo Cantine Riunite – GIV (parzialmente);
  • Gruppo Italian Wine Brands gruppo IWB (parzialmente).

Il valore del mercato del vino italiano, lo scenario

Lo scenario relativo al valore del mercato del vino che emerge dalle analisi degli esperti è molto positivo. A oggi, fermandosi ai dati del 2021 che sono gli unici ufficiali della società, arriva intorno a 10 miliardi di euro. Analizzando il mercato del vino nel 2022, invece, secondo i dati dell’Osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly, il traguardo è stato intorno agli 8 miliardi di euro relativamente all’export. Vi è stata cioè, una crescita pari al 9,8%, ovvero di circa 7,9 miliardi di euro a fronte di volumi piatti pari a 22 milioni di ettolitri. Per superare questa soglia bisognerebbe creare però, dei modelli di investimento completamente diversi. Attualmente, infatti, l’Italia ha due gruppi di imprese che hanno una suddivisione di tali tipi:

  • imprese b2c branded, che sommano 10 miliardi di euro complessivi di ricavi;
  • produttori b2b non branded – coltivatori che, sommandosi ai precedenti, arrivano a un ulteriore giro d’affari per 3 miliardi di euro.

È questa dicotomia che porta il comparto del vino a superare un valore di fatturato pari a 13 miliardi di euro.

I modelli di investimento nel settore del vino italiano

Da quanto emerge nell’analisi di Adacta Advisory, il modello di investimento finanziario nel settore del vino italiano è quello che punta alla separazione della “proprietà fondiaria” dal ramo operativo. Ossia, il mercato tende a distinguere il proprietario dall’azienda agricola, dal venditore operativo, cioè l’azienda. Sono proprio i maggiori rendimenti generati da quest’ultimo che riescono a essere attrattivi per i fondi.

I proprietari fondiari che vogliono operare nel settore e nel mercato del vino, dunque, devono superare questa divisione. La loro sfida deve essere quella di intercettare le realtà imprenditoriali che vogliono creare un proprio brand e devono cominciare a seguire modelli di business molto simili a quello di Constellation brands.

Le strategie per migliorare i dati e il valore del mercato del vino italiano

In calce all’analisi del valore del mercato del vino italiano, Adacta Advisory, attraverso il suo AD Paolo Masotti, ha specificato come il settore vinicolo mostra alcune debolezze. La debolezza principale riguarda il rendimento sul capitale investito su cui bisognerebbe lavorare.

Secondo gli esperti, vi sono varie strategie che riuscirebbero a garantire un innalzamento di questo parametro. In primis, si dovrebbe puntare a rafforzare il brand, sviluppare vini che incontrino il gusto di fasce di mercato più larghe e valorizzare le geografie. Infine, è importante valorizzare la reputazione del vino italiano, la sua storia e accelerare l’internazionalizzazione. Mettendo insieme queste strategia, di certo i dati sul valore del mercato del vino italiano miglioreranno ancora.

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