Tutto il potenziale dei vitigni resistenti

Consulente enologo e produttore di vini da vitigni resistenti, Nicola Biasi ci racconta quelle che sono le caratteristiche di questi “super vitigni” ancora molto discussi e poco conosciuti

Poco noti e ancora dibattuti dal punto di vista enologico, considerati una “categoria a parte” i vitigni resistenti hanno un potenziale davvero grande.

Ne abbiamo parlato con Nicola Biasi, consulente enologo e produttore, dal 2013, di un vino Johanniter 100%

Nicola, ci racconti cosa sono esattamente i vitigni resistenti?

Intanto partiamo dalla definizione stessa: si tratta di varietà in grado di meglio far fronte a condizioni climatiche sfavorevoli o attacchi da parte dei  principali patogeni della vite, come ad esempio oidio e peronospera. Naturalmente parliamo di “tolleranza” e “resistenza”, non di immunità.

Puoi spiegare meglio questo concetto?

Non si può pensare che resistente sia sinonimo di immune. Si tratta di varietà estremamente forti e tolleranti, questo sì, ma come tutte le altre richiedono gli stessi interventi agronomici. È  bene inoltre precisare che resistente non vuol dire che può essere impiantato ovunque. Per ognuno di questi vitigni è necessario individuare un habitat ideale affinché si esprima al meglio.

I vitigni resistenti alle crittogame della vite hanno il grande vantaggio di diminuire drasticamente i trattamenti in vigneto, è vero; spesso, infatti, facendo i trattamenti per oidio e peronospora si evitano, a cascata, altre malattie secondarie (come il black rot, in primis).

Per mia esperienza, nella peggiore delle ipotesi con un massimo di 5 trattamenti annuali si risolvono tutti i problemi.

Tu sei sia produttore che consulente esterno per cantine: ti trovi spesso a lavorare con vitigni resistenti?

Diverse aziende che seguo hanno puntato sulla coltivazione dei vitigni resistenti.  Ci credo molto e sono convinto che abbiano un potenziale enologico davvero elevato! Purtroppo non in tutte le regioni sono riconosciuti e diffusi. Ad oggi la diffusione più capillare si ha nell’Italia nord- orientale.

A livello enologico quali difficoltà hai riscontrato?

Ovviamente tutte le difficoltà legate alla mancanza di conoscenza di queste varietà. 

È questo su cui punto io come consulente: cercare di individuare un protocollo ad hoc per ciascuna varietà, che naturalmente varia in funzione dell’areale di coltivazione e delle caratteristiche dell’annata,  al fine di garantire la miglior vinificazione possibile ed esprimere al meglio le grandi doti qualitative che questi vitigni hanno.

Sono uno dei primi consulenti che lavora con i vitigni resistenti in modo approfondito e questo mi sta aiutando. Posso dire che i protocolli di vinificazione, specifici per ogni azienda che seguo, stanno dando i risultati prefissati e i vini che ne derivano emergono con personalità definite e interessanti.

Ed a livello di marketing?

Il discorso è complesso: ogni volta che si parla di vitigni resistenti il messaggio che passa è quello di considerarli come vitigni di una categoria a parte. Si assiste a una involontaria ghettizzazione del prodotto.E’ fondamentale ripensare a questi vitigni ed  equipararli alle varietà “classiche”, senza remore. La domanda da porci è sempre la stessa ed è banale: il vino è buono? Se lo è, confrontiamoci con le varietà più diffuse e poi vediamo a cosa porta il confronto.

E tu, ti senti pronto?

Io ho cominciato quasi per scommessa, in un piccolo appezzamento di famiglia vicino casa: nessuno mi dava troppe speranze. Ho scelto una varietà quasi sconosciuta per i vini, lo Johanniter.

L’ho impiantato e mi sono ritrovato a vendemmiare ad ottobre sotto una nevicata spaventosa (quale nome migliore per i mie vini se non Vin de la Neu?).

I miei vitigni si trovano a quasi 1000 metri di altezza sulle Dolomiti e sono impiantati ad altissima densità.

A disposizione avevo solo 1000 metri di terreno così ho deciso di impiantare 1600 barbatelle: d’altra parte la resa è molto bassa e vinificare quantità troppo esigue rischia di essere un fallimento totale.

Il risultato è ogni anno più positivo. Non solo lo Johanniter è un vitigno dalle performance agronomiche ma le sue uve, vinificate nel modo più appropriato – implementato durante questi anni – donano un vino che sa essere elegante, complesso, una novità per il palato che sta riscuotendo un gran successo. I consumatori lo apprezzano e io ne sono orgoglioso!

Related Posts

Ultimi Articoli