TECNOVICT ALS 2020

L’estrazione degli Antociani dalle foglie di vite grande opportunità per la “green cosmetics”

La generalizzata presa di coscienza della opinione pubblica sul rispetto dell’ambiente e la ricerca di prodotti di derivazione naturale sta spingendo l’industria della Nutraceutica, della Cosmesi e della Farmaceutica ad arricchire la proposta di preparazioni aventi tale origine. 

Negli ultimi anni in particolare è aumentato l’interesse verso specifici composti che possono essere ricavati dai sottoprodotti dell’industria vitivinicola. Si è quindi sviluppata una maggiore attenzione nella ricerca ai fini di una valorizzazione più efficiente di questi sottoprodotti. Infatti nelle vinacce esauste e nei vinaccioli si possono trovare diversi composti bioattivi. Più in generale gli scarti vitivinicoli possono essere valorizzati seguendo diverse strategie, questo grazie alle loro caratteristiche chimiche e alla presenza di una grande varietà di composti ad alto valore aggiunto.

Tra i principi attivi più appetibili tra i primi della lista compaiono le antocianidine; esse sono infatti responsabili del colore, dell’astringenza, dell’amaro e in parte anche del gusto del vino. I fenoli rivestono anche un ruolo importante durante l’invecchiamento. Le antocianidine sono l’unico gruppo cationico tra i flavonoidi; ciò le rende uniche per caratteristiche chimiche.

L’antociano (o antocianina) non è nient’altro che un’antocianidina sulla quale è legato uno zucchero. Si parla sempre di antociani e non di  antocianidine, perché tali molecole si trovano nel vino. Gli antociani sono noti per essere responsabili dell’ampia gamma di colori (dal rosso al giallo) nei fiori, frutti e foglie. 

Se l’estrazione di antociani da biomasse di risulta dalla trasformazione enologica sarebbe teoricamente possibile, in realtà esse sono state degradate dal processo di fermentazione alcolica che hanno attraversato. Di conseguenza gli antociano nella loro purezza sono meglio estraibili dalle foglie della vitis vinifera, soprattutto quando la loro concentrazione è massima alla fine del ciclo produttivo, subito dopo la raccolta dell’uva.

TECNOVICT ha quindi realizzato per prima al mondo una macchina in grado di distaccare le foglie dalla chioma dopo la vendemmia e recuperarle all’interno di un contenitore svuotabile all’interno di appositi bins. Il suo impatto economico sino a 10 ton riesce ad abbattere di oltre il 50% i costi di raccolta ed il suo impiego sarebbe già giustificabile da circa 4 Ton in su.

Anche questa volta si scopre che la nostra agricoltura può ancora trovare nuovi sbocchi in applicazioni inaspettate, come in questo caso nell’utilizzo delle foglie di vite raccolte dopo la vendemmia per un utilizzo nell’industria farmaceutica e della cosmesi, divenendo le stesse un interessante sottoprodotto per una delle nostre colture più nobili ed antiche.

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