“Terra di Pinot Nero”: con questo slogan l’Oltrepò si presenta al mondo, per la seconda volta
Si è tenuta questa settimana la seconda edizione di “Oltrepò – Terra di Pinot Nero, un territorio, un vitigno, due eccellenze“, l’appuntamento con uno dei più affascinanti territori del 2022, sulla Strada dei Vini Oltrepò Pavese.
La nostra intervista al direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese
“La superficie conta circa 3.000 ettari di Pinot Nero, in un contesto più grade perché l’Oltrepo’ ha circa 13 mila ettari di vigneto totale” Carlo Veronese, Direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. “Il secondo dato interessante riguarda la produzione. Benché la vendemmia non sia ancora finita, le prospettive sono una diminuzione di circa il 20% rispetto agli altri anni, stando cauti perché la produzione è molto variegata e questo determina una vendemmia tempisticamente molto lunga, inoltre il territorio è molto diversificato e questi dati di produzione sono di conseguenza davvero poco uniformi in tutta la denominazione. Il Pinot Nero ha sofferto sia la siccità che la grandine che ha danneggiato molto alcune zone. Purtroppo le difficoltà legate al clima sono poco prevedibili e soprattutto i vigneti hanno una vita media di 30-40 anni, non possiamo quindi prevedere cambiamenti repentini. Una delle ricerche che si sta portando avanti è quella dell’uso di varietà resistenti, adatte alle nostre terre, che non necessitano di irrigazione. I vecchi impianti hanno sofferto più degli impianti giovani. Le aziende in biologico ci sono ma non tutte certificate. C’è da dire che in anni così è facile parlare di biologico, ma in generale non sempre si hanno le condizioni in vigna per poter avere una riduzione estrema degli interventi come è stato in questo 2022. Per quanto riguarda il mercato la nostra l’Oltrepò è forte in Italia, ma anche all’estero, in quanto molte delle aziende hanno una storicità davvero importante che ha consolidato i rapporti commerciali negli anni di attività. I Paesi dove stiamo lavorando ora sono gli Usa e il Giappone. Nella prima abbiamo 25 aziende presenti ovunque, soprattutto con i rossi, nella seconda una decina di cantine già presenti, soprattutto con i metodo classico. Ci sono aziende che esportano vini negli Usa da prima del proibizionismo. Ora vogliamo consolidare anche il brand Oltrepò con attività di promozione, di eventi, incoming e viaggi”.
Sempre più aziende aderiscono all’evento, sempre più aziende credono nel progetto Pinot Nero
Un territorio unico, raccontato da due vini figli dello stesso vitigno, il Pinot Nero, ormai sempre più il simbolo enologico dell’Oltrepò Pavese. All’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio (PV) si è appena conclusa l’edizione 2022 di “Oltrepò – Terra di Pinot Nero, un territorio, un vitigno, due eccellenze”: 34 aziende virtuose che credono nella valorizzazione di questo vitigno e delle sue due sfaccettature, di cui hanno presentato le versioni migliori a un parterre di giornalisti nazionali e internazionali, ristoratori, enotecari, agenti e sommelier.
Carlo Veronese, Direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, commenta: “L’attenzione al Pinot Nero sta diventando sempre maggiore e questa edizione è stata per noi un’altra grande ventata di ottimismo. Nel 2021 i produttori erano 20, quest’anno siamo solo alla seconda edizione e il numero è aumentato di oltre il 70%, con 34 aziende coinvolte. Questo evento sta diventando un appuntamento riconosciuto a livello nazionale per le eccellenze che si possono incontrare, in un momento in cui la DOCG Oltrepò Pavese Metodo Classico è in forte crescita: con un 23% in più dell’anno precedente”.
Gilda Fugazza, Presidente del Consorzio, aggiunge: “La forza del gioco di squadra dimostrato dai produttori durante questo appuntamento sta dando i suoi frutti e ha reso Oltrepò Terra di Pinot Nero una vetrina di grande valore. Il nostro territorio, il terzo per produzione di questo vitigno dopo lo Champagne e la Borgogna, è un’area unica che stiamo valorizzando come si deve e far conoscere sempre di più per le sue peculiarità: dal terroir, alla mano dei nostri instancabili viticoltori”.
Aggiunge Francesca Seralvo, terza generazione di Tenuta Mazzolino “L’evento è nato dopo che per anni noi produttori ci siamo incontrati per confrontarci con l’obiettivo di migliorare. Abbiamo sentito la necessità di “presentarci” tutti insieme. Oggi siamo felici di essere stati affiancati da un ente in grado di promuovere a 360° il territorio come il Consorzio Tutela Vini Oltrepò, con cui lavorare in sinergia per diventare un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale.”

Due masterclass anche quest’anno volte a far conoscere le due anime del Pinot Nero dell’Oltrepo’ Pavese
Accanto al walk around tasting, una selezione di etichette è stata presentata nel corso di due Masterclass tematiche condotte dagli esperti Filippo Bartolotta e Chiara Giovoni, rispettivamente dedicate al Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC vinificato in rosso e all’Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Pinot Nero.
Filippo Bartolotta commenta: “A un anno dalla nascita del progetto Oltrepò Terra di Pinot Nero c’è stato quasi il raddoppio delle aziende e il numero dei giornalisti e dei partecipanti alle masterclass è passato da 25 a 50. Sono segnali importanti di una presa di consapevolezza da parte di tutto il territorio che comincia a credere nel suo vitigno più importante: il Pinot Nero. Dagli assaggi emergono vini sempre più precisi con un’identità territoriale chiara che mostra vini dal frutto deciso e dai tratti sapidissimi al palato. C’è ancora tanto da fare per restituire a questo territorio straordinario l’attenzione che merita, ma sono convinto che la strada intrapresa sia quella giusta.”
“Se il panorama dei vini fermi in Oltrepò Pavese è variegato e frammentato, per quanto riguarda la produzione spumantistica il Metodo Classico trova un punto di congiunzione territoriale importante nell’uva principe del territorio, il Pinot Nero. Nelle due tipologie Blanc de Noir e Cruasè si manifestano le differenti interpretazioni stilistiche dei produttori, che declinano attraverso le scelte di cantina e gli affinamenti la loro impronta personale, pur avendo come filo conduttore la voce territoriale di un’uva in grado di fornire ampie possibilità espressive”, aggiunge Chiara Giovoni.
Un evento nato per accompagnare l’Oltrepo’ in un percorso di valorizzazione del proprio patrimonio
L’iniziativa fa parte di un ciclo di eventi, dedicato ad operatori e stampa di settore, iniziato nel 2021. La prima manifestazione che ha dato il via al progetto “Oltrepò – Terra di Pinot Nero, un territorio, un vitigno, due eccellenze” si è svolta a settembre 2021 presso l’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio. Successivamente, a dicembre 2021, si è tenuto a Milano il primo “Talk ‘n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero”. Il successo del format ha spinto il Consorzio e le aziende a ripetere l’esperienza anche nel centro Italia, con un appuntamento a Roma a maggio 2022.
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Le cantine che hanno partecipato alla edizione di Oltrepò, Terra di Pinot Nero 2022
Alessio Brandolini, Azienda Agricola Bio Quaquarini Francesco, Azienda Agricola Cà del Gè, Azienda Agricola Torti L’Eleganza del Vino, Azienda Agricola Pietro Torti, Azienda Riccagioia, Ballabio, Berté & Cordini, Bosco Longhino, Bruno Verdi, Cà di Frara, Calatroni Vini, Cantina Scuropasso, Cantine Cavallotti, Castello di Cigognola, Conte Vistarino, Cordero San Giorgio, Finigeto, Frecciarossa, Giorgi, Giulio Fiamberti, La Genisia, La Piotta, La Travaglina Azienda Agricola, Le Fiole, Manuelina, Marchese Adorno, Monsupello, Montelio, Oltrenero, Prime Alture Winery & Resort, Rossetti & Scrivani, Tenuta Mazzolino, Tenuta Travaglino.
Cantina Montelio, dal 1803
L’avventura di Montelio inizia due secoli fa, ai tempi in cui quelle terre tanto vocate alla viticoltura appartenevano alla Francia. Più precisamente, secondo il calendario rivoluzionario adottato nel 1792 con la proclamazione della République, il 17 fiorile dell’anno undecimo, corrispondente al 7 maggio 1803.
E’ in quell’anno che Angelo Domenico Mazza, avo delle attuali proprietarie, acquista dalla nazione francese una bellissima proprietà che Napoleone aveva sottratto al clero: i terreni e l’antica grangia – così era chiamato il granaio – che dal 1200 appartenevano al Monastero femminile di Santa Maria e Sant’Aureliano, insediamento benedettino fondato a Pavia nell’VIII secolo dal nobile Senatore e da sua moglie Teodolinda. Al 1200 risalgono i “contratti d’affitto” conservati nell’Archivio Storico di Montelio, che contengono i primi riferimenti alla coltivazione della vite in quelle colline.
Testimonianze successive, legate alla vita delle monache e alla vocazione vinicola del luogo, risalgono invece al 1600: il torchio tuttora presente sotto il portico centrale che era anticamente il chiostro del convento, la cantina sotterranea ora utilizzata per far riposare i vini in bottiglia e per affinare in legno le riserve, l’antica ghiacciaia del convento, caratteristica struttura ottagonale interrata 7 metri sotto il suolo, oggi adoperata come suggestivo infernot per custodire le annate storiche.
Oggi l’ottava generazione conduce l’azienda, in un ottica consapevole, razionale e attenta in vigna e cantina, giovane e entusista durante il tour e la degustazione.