Soluzione green: stop al rame con i vitigni Piwi

In Italia si stanno diffondendo i vitigni Piwi, resistenti ai funghi. In questo modo è possibile evitare l’uso del rame a vantaggio di ambiente e salute.

Il rame, da sempre usato nelle vigne, è un metallo pesante, equiparato per legge a pesticida, con il rischio quindi di contaminazione nel tempo soprattutto delle falde acquifere. I vitigni Piwi promettono di combattere oidio, peronospora e botrytis, i funghi responsabili delle più gravi malattie della vite, con un intervento sulla materia prima.

La soluzione arriva quindi dai vitigni Piwi, il cui acronimo tedesco pilzwiderstandfähig significa esattamente “resistente ai funghi”: si tratta di vitigni ibridi, nati per resistere alle malattie fungine da incroci realizzati tra varietà europee, americane e asiatiche. L’ibrido viene creato per impollinazione, con tecniche lontane dagli Ogm: la fecondazione avviene tra tipologie di vite diverse ma affini dal punto di vista genetico.

Si tratta di un lungo lavoro di ricerca, nel tentativo di individuare il grado di affidabilità ed efficienza per limitare o azzerare il numero dei trattamenti in vigna. In Europa, soprattutto in Germania, Austria, Ungheria ma anche negli Stati Uniti e in Giappone sono stati condotti studi e sperimentazione molto importanti. In Italia sono stati fatti grossi passi avanti, una nuova realtà con cui la viticoltura italiana sta facendo i conti: anche dal punto di vista legislativo la Comunità Europea si confronta con i Piwi, consentendo norme in deroga rispetto al principio di produzione di vini a denominazione d’origine derivanti esclusivamente da varietà di vitis vinifera.

Alcune regioni in Italia hanno ammesso gli ibridi microresistenti per la produzione di vini comuni da tavola o di Igt. Sicuramente il fenomeno è di grande attualità, ma da un lato un’informazione non sempre chiara e puntuale, e dall’altro il paventato timore di manipolazioni genetiche, generano confusione, incomprensioni e, alle volte, uno stato di diffidenza.

Si ha uno scontro tra: una viticoltura moderna, con orizzonti che guardano alla scienza come via per fornire gli strumenti adeguati per un vigneto sempre più green da un lato e dall’altro l’affermazione della tradizione, con il mantenimento di un modo di fare vino in linea con ciò che storia e tradizione hanno scritto e tramandato. Nella nostra regione diversi produttori hanno avviato sperimentazioni sui vitigni Piwi, come in Valle Camonica, nella bergamasca e in Valtellina. Secondo alcuni sostenitori della cultura green vale la pena provare: la strada è sicuramente lunga, ma per l’esatta comprensione delle espressioni e delle sfumature dei vini da vitigni Piwi e del loro impatto ambientale, bisognerà essere completamente liberi da pregiudizi.

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