Crisi idrica e siccità: è allarme vitivinicolo

É allarme siccità per il comparto vitivinicolo: consorzi e cantine sociali del Nord Italia esprimono la grande preoccupazione per quello che sta succedendo. A far scattare l’emergenza è la scarsità di pioggia e di neve, fattore che sembra andare ad aggravare un problema di base strutturale, già riscontrato all’interno del ciclo idrico per il Settentrione. Complici i recenti e repentini cambiamenti climatici, le strutture esistenti non sembrano più in grado di trattenere per ottimizzare quelle che sono ormai diventate le nostre scarse precipitazioni climatiche.

La conseguenza è che il grande fiume, il Po che attraversa mezza Italia è sempre più in secca. La stessa cosa vale per i laghi e gli altri bacini minori del Nord. Sulle montagne inoltre c’è pochissima neve quindi c’è una scarsa riserva di ghiaccio. É proprio questo infatti che andandosi a sciogliere, dalla primavera in poi dovrebbe andare a costituire un po’ il nostro serbatoio idrico. Si tratta di una situazione critica che il comparto ha già vissuto lo scorso anno, registrando un calo del 30-40% nella produzione. Con la nuova emergenza la situazione sembra complicarsi ulteriormente: viti e impianti sono già in sofferenza e ci sono difficoltà anche nell’attività di potatura, dove a fatica si riescono a lasciare i tralci per le nuove produzioni, perché le piante hanno vegetato pochissimo.

L’emergenza interessa in particolare le zone del Nord Italia e a lanciare l’allarme è l’Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue.

potatura verde

Il Piemonte è il più colpito dall’allarme vitivinicolo

“Il Nord Ovest – commenta Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – è la testimonianza di come una crisi idrica ormai consolidata non possa risolversi con qualche precipitazione. L’esempio arriva dal Piemonte dove, nonostante a gennaio sia piovuto l’80% in più dell’anno scorso, il deficit di pioggia rispetto alla media mensile si attesta al 63,6%, arrivando a toccare -81,1% sul bacino della Sesia. Le speranze idriche per i prossimi mesi sono tutte riposte nella neve caduta in montagna, il cui scioglimento è condizionato da un andamento delle temperature, ormai imprevedibile”.

I dati mettono in evidenza il Piemonte, dove è molto grave la situazione di tutti i  fiumi, che continuano a calare di settimana in settimana, registrando portate inferiori a quelle dell’anno scorso: Tanaro (-77,72%) e Sesia (-70,4%) hanno i deficit più significativi.

“Quella della siccità è una minaccia sempre più incombente” dichiara Stefano Chiarlo, Presidente dell’Associazione Produttori del Nizza. “Nel Monferrato siamo seriamente preoccupati: per il secondo anno consecutivo la media delle precipitazioni stagionali è passata da 900 ml a 350ml, diminuendo quindi di un terzo. È presto oggi per parlare di “minaccia della produzione”, ma se in primavera questa situazione dovesse perdurare, i pronostici non saranno di certo dei migliori”, prosegue.

La situazione in effetti sembra tutt’altro che rosea. A far scattare l’allarme vitivinicolo è anche il rischio di oscillazione di mercato. Se da un lato i prezzi delle materie prime di energia sembrano in diminuzione, dall’altro si affaccia il rischio di problematiche legate ai costi altissimi del vetro.

Alla ricerca di soluzioni per accumulare acqua

Nel Nord Italia è solo grazie alle precipitazioni che può essere garantito l’accumulo di riserva idrica e la maggior parte dei produttori sembra non disporre di sistemi di irrigazione d’emergenza. È proprio per questo che adesso gli occhi di tanti sono rivolti agli enti, nella speranza che possano incentivare la costruzione di impianti e la pianificazione di interventi tempestivi, per trovare soluzioni volte a risolvere la situazione nel medio-lungo termine.

“Ormai la siccità non è più un evento eccezionale, ma è un fatto concreto, con il quale dobbiamo fare i conti ogni giorno”, dichiara Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. “Il Consorzio ritiene che per far fronte a questa situazione, le vie percorribili siano due. In prima istanza bisogna muoversi verso la ricerca di soluzioni per l’approvvigionamento idrico, creando invasi in grado di raccogliere l’acqua piovana torrenziale e strutture irrigue per la redistribuzione dell’acqua nei vigneti. In secondo luogo, il Consorzio sta cercando soluzioni anche nella selezione varietale e nel miglioramento genetico delle vigne. L’obbiettivo infatti è quello di individuare ceppi resistenti, in grado di far fronte all’avversità climatica. Per questo, insieme all’Università Cattolica di Piacenza, stiamo lavorando a un progetto per trovare il futuro nel genoma delle viti antiche più resistenti“.

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