Radda in Chianti, nord sud ovest est

Con la 26^ edizione di Radda nel bicchiere un interessante seminario condotto da Ernesto Gentili con 8 diverse interpretazioni da 4 diverse annate

Radda nord, sud, ovest, est. I nostalgici ricorderanno il tormentone degli 883. Gli amanti del vino, che si sono ritrovati nel cuore del Chianti Classico per l’edizione numero 26 di “Radda nel Bicchiere” promossa dalla locale Pro Loco, si sono invece soffermati sulle sottili differenze che il sangiovese esprime a seconda delle diverse condizioni pedoclimatiche che, ancora di più con il cambiamento climatico in atto, si registrano anche a distanza di pochi chilometri.

E così il winecritic Ernesto Gentili, firma storica del settore che ha cominciato a scrivere di giudizi di vino quando ancora si correva in edicola a comprare copie cartacee che spostavano i dati commerciali di un’etichetta, ha condotto una platea composta da produttori, enologi, giornalisti e appassionati in un viaggio fatto di 8 etichette e 4 annate diverse. Tutte a marchio Chianti Classico di Radda in Chianti ma provenienti da longitudini leggermente diverse tra di loro, proprio nell’intento di soffermarsi sulla diversione gestione del vigneto a seconda dell’andamento climatico registrato.

Un focus sulle diverse annate 2014,2017,2018 e 2019

Il viaggio è partito dall’annata 2014, caratterizzata da tanta pioggia tra la primavera e l’inizio dell’estate. I vignaioli hanno dovuto fare i conti con malattie e così la raccolta delle uve è stata piuttosto veloce rispetto alle medie. In assaggio Gentili ha portato due basi di Chianti Classico, rispettivamente da Val delle Corti e Poggerino (con Piero Lanza a ricordare dettagli e scelte compiute nel versante che punta più a nord del territorio raddese), caratterizzate entrambe da una spiccata acidità come a confermare che anche in annate apparentemente complicate possono prendere forma vini di rilievo e longevi.

Poi, praticamente all’opposto, è stata la volta della vendemmia 2017, contraddistinta invece da una primavera piovosa a cui seguì una tempesta perfetta fatta di alte temperature estive e da una delicata gestione del vigneto, con scelte dettate dall’intuizione del singolo. Questa volta nel calice la Gran Selezione “Coltassala” del Castello di Volpaia – unica del lotto a prepararsi all’inserimento in etichetta del riferimento della Uga di Radda in Chianti nella prossima vendemmia – e la Riserva di Brancaia illustrata dall’enologo Fabrizio Benedetti, azienda che si trova praticamente dalla parte opposta del territorio comunale ovvero più verso sud, “come a voler mettere in difficoltà il più possibile i produttori e far emergere al meglio il loro lavoro” per stessa ammissione di Gentili.

L’annata 2018 è stata invece segnata da un andamento stagionale più nella media, con sfumature non memorabili, e con l’accentuarsi di fenomeni cosiddetti a macchia di leopardo: in questo caso focus su due filosofie molto distanti, ovvero da un lato un’ottima Riserva Doccio a Matteo di Caparsa con Paolo Cianferoni in sala e dall’altro un approccio molto diverso come quello dei Vigneti La Selvanella con la Riserva.

Infine, i tratti stilistici più precisi della vendemmia 2019, in questo caso nelle interpretazioni de L’Erta di Radda, rappresentata da Diego Finocchi in platea a ricordare l’evoluzione dell’approccio produttivo del Gallo Nero, e da Istine, con il cru Vigna Istine, entrambe equilibrate sia al naso che in bocca.

Una riflessione finale? Ben vengano le Uga proprie per andare ancora più in profondità nella scoperta di un territorio e delle sue peculiarità ma perché non estenderle fin da subito a tutto il ventaglio produttivo della denominazione?

(Giovanni Pellicci)

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