Emilia-Romagna e Marche, due regioni fortemente colpite dall’alluvione che provano, a fatica, a rialzarsi. Una situazione complessa: le vaste pianure sono sommerse dall’acqua e molte zone sono difficili da raggiungere.
La situazione dei vigneti
La drammatica situazione non ha risparmiato il settore produttivo del vino: i vigneti di pianura sono finiti sotto più di un metro d’acqua e quelli di collina sono alle prese con frane e dilavamenti. La paura per la vite è molta, il campo vitivinicolo conta molteplici danni e le preoccupazioni, seppur diverse a seconda dei territori considerati, si intensificano. In pianura le piante sono state per 72 ore sotto un metro d’acqua, rischiando l’asfissia. In collina, invece, si fanno i conti con smottamenti e frane, che hanno trascinato con sé anche qualche vigneto, ma è una situazione tutto sommato gestibile. Le vigne, per ore sott’acqua, rischiano l’asfissia dell’apparato radicale e vi è il rischio di totale inaccessibilità ai vigneti con i mezzi agricoli per garantire alla pianta, in un momento fondamentale come quello della prefioritura, la giusta difesa fitosanitaria.
Il rischio peronospera
In questo contesto così critico, infatti, la vite è esposta come non mai alle malattie funginee, prima fra tutte la temuta peronospora. È una fase altamente delicata, a grosso rischio di malattie funginee, come peronospora e oidio, ma le temperature medie molto basse per la stagione potrebbero proteggere il vigneto. Tutto dipenderà da quanto durerà la tregua meteo, perché la tempestività dell’intervento è determinante, specie nei vigneti a conduzione biologica.
Il commento del presidente del Consorzio Vini di Romagna
Filiberto Mazzanti, direttore Consorzio Vini di Romagna, ha rilasciato a “WineNews” una dichiarazione sull’attuale disastro, precisando quanto la situazione sia complicata. “Qui la maggior parte delle strade di accesso sono state sbarrate dalla Protezione Civile e questo rende ovviamente difficile avere un quadro preciso della situazione. Ci sono tanti vigneti compromessi, tante strade collinari e montane massacrate se non addirittura implose. Abbiamo registrato due eventi, ciascuno di 36 ore, con la caduta di 4-500 mm di pioggia, ancora di più nelle zone appenniniche. In territori spesso fragili, perché meno presidiati di un tempo, le lastre di arenaria fanno da piano di scorrimento facilmente, e gli smottamenti, o i distacchi di roccia, portano alla perdita di interi tratti di strada. La paura adesso è per il dopo, per gli effetti delle infiltrazioni ed i rischi che ne possono seguire. Ci sono tanti vigneti in cui è difficile accedere con i mezzi meccanici, e questo è un problema: il tempo dovrebbe volgere al bello a giugno, con le temperature che schizzeranno a 30 gradi, e la peronospora a dilagare, per cui bisogna trattare. Penso ai tantissimi biologici, che avranno enormi difficoltà, e sarà quello il risvolto peggiore di una situazione che non ci arride. Prevedo perdite ingenti di raccolti, speriamo solo che non siano tantissimi i terreni colpiti, ma per ora è ancora difficile fare una stima e il cielo fa sempre paura”.
Il commento del presidente del Consorzio del Lambrusco
Claudio Biondi, presidente del Consorzio del Lambrusco ha, invece, per quanto possibile, rassicurato sulla situazione nella sua zona ma parlato dell’allarme peronospora. “La piovosità eccezionale di questi giorni ha portato ad allagamenti nei vigneti dalla media e bassa pianura dove, a tutt’ora, impossibile l’accesso ai mezzi agricoli per effettuare la difesa fitosanitaria, in una fase fenologica delicata e particolarmente ricettiva per le malattie funginee come quella della prefioritura. Per la fascia collinare, dove non c’è stato ovviamente ristagno d’acqua, ci sono stati invece fortissimi dilavamenti con fenomeni di erosione dei vigneti, specie quelli lavorati. È prematuro parlare dei danni, ci vorranno un paio di settimane per avere un quadro completo”.
La situazione nelle Marche
Nella regione Marche l’apprensione maggiore, seppur modesta rispetto all’Emilia-Romagna, è legata al mondo vitivinicolo, è inerente all’impossibilità di tornare subito a garantire alla vite i trattamenti fitosanitari necessari. Gli ettari vitati a conduzione biologica della regione hanno già problematiche che, con il perdurare del maltempo e delle precipitazioni, rischiano di aggravarsi ulteriormente.