Giovedì 1 giugno, durante la sessione Plenaria dell’Eurocamera, il Parlamento UE ha approvato la riforma sulle IG, cioè le Indicazioni Geografiche con una maggioranza di oltre il 95% di voti (603 a favore, 18 contrari e 8 astenuti), che conferma il sì ottenuto all’unanimità da parte della Commissione Agricoltura.
Gli ambiziosi obiettivi del Parlamento europeo
Un risultato che, secondo Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento per il nuovo regolamento UE sui prodotti Dop e IGP, “dimostra come quando si condividono obiettivi sostanziali, lasciando da parte istanze superficiali e di parte, è possibile raggiungere compromessi ambiziosi, nel solo interesse dei nostri agricoltori e produttori”.
Sempre De Castro ha commentato che la posizione del Parlamento “vuole far evolvere un sistema senza eguali nel mondo, capace di generare valore senza bisogno di investire alcun fondo pubblico, rafforzando il ruolo del consorzi, la protezione di Dop e Igp, e la trasparenza verso i consumatori.
Maggiori tutele per i prodotti Igp e Dop
In particolare, introduciamo l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto Dop e Igp il nome del produttore e, per i prodotti Igp, l’origine della materia prima. Non solo, su spinta dei nostri produttori di qualità, abbiamo potuto eliminare quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre indicazioni geografiche, come nel caso dell’aceto balsamico sloveno e cipriota, o addirittura del Prosek made in Croazia. Abbiamo chiarito una volta per tutte come menzioni tradizionali come Prosek non possano essere registrate, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp”.

I prodotti Dop e Igp beneficeranno di protezione ex-officio anche online. Nel caso in cui vengano utilizzati come ingredienti, sarà invece necessaria un’autorizzazione scritta da parte dei rispettivi consorzi di tutela, a beneficio dei quali il Parlamento si propone di semplificare le norme per la registrazione e la modifica dei disciplinari di produzione.
Condizioni minime per l’uso delle denominazioni all’interno di alimenti processati
Il testo approvato dal Parlamento Ue chiede maggiore protezione per le Igp anche nel caso in cui siano presenti all’interno di alimenti processati. Gli alimenti processati che contengono un ingrediente tutelato non dovrebbero poter essere denominati con il nome dell’Igp, a meno che non sia consentito direttamente dai produttori di quel specifico prodotto.
Secondo i deputati poi, la registrazione dovrebbe essere più rapida e la Commissione dovrebbe impiegare al massimo cinque mesi per concederla. Le autorità nazionali dovrebbero gestire la maggior parte delle richieste di modifica, senza alcun intervento da parte dell’esecutivo comunitario. Infine, i deputati sostengono che i gruppi di produttori riconosciuti dovrebbero ottenere maggiori diritti e risorse. Dovrebbero essere incaricati di stabilire le condizioni minime per l’uso di una denominazione Igp e di controllare l’utilizzo corretto delle indicazioni. I gruppi di produttori riconosciuti dovrebbero anche ricevere contributi finanziari obbligatori da tutti i produttori.
Le indicazioni geografiche sono protette dall’Ue sin dagli anni ’70. Oggi, il registro delle indicazioni geografiche contiene quasi 3500 voci, che rappresentano un valore di vendita di 74,8 miliardi di euro. I prodotti Dop hanno spesso un valore di vendita doppio rispetto a quello di prodotti simili non certificati.
Il ruolo dell’Euipo
Durante la Plenaria, il Parlamento Europeo ha inoltre preso una posizione anche su uno dei punti più discussi del regolamento, ossia il ruolo dell’Ufficio europeo della proprietà intellettuale (Euipo). Il nuovo testo chiarisce che l’Euipo dovrà svolgere un ruolo puramente consultivo e su questioni tecniche, mentre l’interlocutore principale dei produttori resterà la Direzione Generale agricoltura della Commissione europea, tenendo conto del legame tra i marchi della qualità europea e lo sviluppo delle aree rurali.
Nei mesi scorsi, i produttori si erano espressi criticamente su questo specifico punto della riforma, sostenendo che l’Euipo dovesse limitarsi a gestire la registrazione delle Dop e coordinare un sistema di allerta contro le contraffazioni online. Il timore di molti era di perdere la capacità di definire la politica vitivinicola. In tal senso, già a partire dallo scorso anno, Federdoc si era espressa in termini non troppo entusiasmanti, definendo la riforma “poco ambiziosa e che manca di sicurezza”.
Prossimo step: dialogo coi Triloghi
Ora il Parlamento dovrà discutere il testo finale con il Consiglio Ue. Il negoziato, che comincerà il 6 giugno, “sarà difficile”, e tra i punti su cui c’è maggiore distanza tra le due istituzioni Ue, De Castro ha citato “la trasparenza delle materie prime sui prodotti Igp, oppure la nostra convinzione che sulle etichette vada riportato il nome del produttore”, e “la tutela dei produttori quando i prodotti a indicazione geografica sono usati come ingredienti”, con il Parlamento europeo che chiede l’obbligo di autorizzazione da parte del consorzio di tutela, mentre il Consiglio Ue si limita a prevedere una notifica.
“Il testo nasce da uno dei pochi, se non l’unico atto legislativo discusso in questa legislatura, a supporto di un settore agricolo e agro-alimentare più competitivo, sostenibile, integrato e in grado di creare valore aggiunto, a beneficio delle nostre aree rurali” conclude De Castro.