I nuovi trend per i consumatori italiani nel settore vitivinicolo

La Rome Business School ha pubblicato uno studio sul business del settore vitivinicolo. Focus sul panorama enoico mondiale, sul ruolo dell’Italia e sui trend per i consumatori italiani.

A cura di Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca della Rome Business School, da quest’ultimo ente è stato pubblico uno studio dal titolo: ““Il business vitivinicolo in Italia. Export, sfide future e nuove professionalità”. Il report esamina i trend dei consumatori italiani, la crescita del mercato enoico globale post-pandemia, il ruolo di primo piano che l’Italia riveste nel panorama mondiale del settore enologico ed esamina il consumo di vino a livello nazionale.

consumi italiani vino

L’analisi relativa alle abitudini e agli stili di consumo degli italiani.

Nel report della Roma Business School così si legge “Con il cambiamento delle abitudini e degli stili di vita degli italiani, è cambiato di conseguenza anche il consumo del vino. I dati mostrano infatti come, dopo tanti anni, il vino fermo cresce al pari dei vini spumanti, e il vino rosso tanto quanto il bianco. Il mercato nazionale, dopo una lunga fase di contrazione, è tornato a stabilizzarsi. Nel frattempo, però, sono mutati gli stili di vita e di consumo del vino portando a radicali cambiamenti nel paniere della domanda, sempre più orientata al segmento dei vini IG con un deciso ridimensionamento dei vini comuni che restano, pur sempre, una fetta importante del consumo, soprattutto nella fascia legata al catering e alle mense diurne, settori particolarmente colpiti dall’emergenza sanitaria da Covid-19 e dal relativo distanziamento sociale”.

A proposito di trend per i consumatori italiani nel settore vitivinicolo, la tabella dei “vini più amati” in assoluto vede comunque in testa il Lambrusco (13,0 Mni litri venduti), seguito dal Chianti (12,8 Mni litri), Montepulciano d’Abruzzo (8,5), Chardonnay (7,8), Barbera (7,5), Bonarda (7,0), Vermentino (6,6), Sangiovese (5,9), Nero d’Avola (5,8) e Prosecco (4,3) Ci sono poi i cosiddetti “vini emergenti”, ovvero quelli di cui si sente parlare meno perché rappresentano, in termini di volumi, piccole ma consistenti percentuali. Tra questi, in prima posizione c’è ormai stabilmente da qualche anno il Lugana, al quale seguono il Primitivo di Manduria, la Passerina delle Marche, la Ribolla Gialla del Friuli e di nuovo la Puglia con il suo Negroamaro. Crescono anche notevolmente Grignolino, Cerasuolo, Refosco e Aglianico”.

vendite denominazioni italiane

Vini e regioni in maggior crescita.

Andando ad analizzare dettagliatamente la tipologia dei consumi, secondo i dati della Coldiretti (2021), ai vertici della classifica dei vini a maggior crescita, il Lugana veneto e lombardo ha incrementato le sue vendite del 49% nel 2021, mentre il Brunello di Montalcino toscano ha fatto segnare un +47% e il Barolo piemontese un +43%. Ai piedi del podio, c’è il Sagrantino di Montefalco dell’Umbria (+42%), al quinto posto il Valpolicella veneto (+31%), mentre in sesta posizione c’è il Nebbiolo piemontese (+31%). A chiudere la Top 10 dei vini a maggiore crescita ci pensano il Valpolicella Ripasso del Veneto (+31%), la Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+30%), la Passerina marchigiana (+20%) e il Grillo di Sicilia (+20%).

Sempre facendo riferimento ai trend per i consumatori italiani nel settore vitivinicolo, nella classifica delle regioni più wine addicted figura l’Umbria, che vanta la maggiore quota di consumatori rispetto alla popolazione (62%), seguita dalle Marche (60%) e si posizionano quasi a pari merito con il 59% Veneto, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta. A seguire, le 2 regioni rossiste per eccellenza – Toscana e Piemonte – con il 58%, mentre in coda ci sono le Isole: Sardegna (48%) e Sicilia (45%). Con quasi 1/5 degli user, la Lombardia è in testa alla ripartizione dei consumatori per regione, seguita dal Lazio (10%) e dal Veneto (9%).

vino nel contesto globale

Il futuro del wine sector nel contesto globale.

Il nuovo scenario internazionale sembra non compromettere i fatturati delle imprese vitivinicole: le attese per il 2022 lasciano intravedere un aumento delle vendite complessive del +4,8%, +5,6% l’export. In particolare, prosegue la crescita delle bollicine per cui ci si aspetta un maggiore progresso: +5,7% i ricavi complessivi, +7,5% l’export.
Il 91,7% dei principali produttori di vino prevede un incremento dei ricavi, a due cifre nel 23,3% dei casi; la quota cala all’87% se si guarda all’export.

Di contro, un maggiore ricorso alla vendita diretta, soprattutto attraverso le piattaforme on-line, garantisce una maggiore fiducia sul futuro: l’incidenza è dell’8,8% (1% l’on-line di proprietà) per le società in attesa
di risultati positivi, dello 0,9% (0,2% l’on-line) per quelle con attese negative. Infine, una maggiore concentrazione sul mercato europeo migliora le stime dell’export per il 2022: le imprese che si attendono vendite oltreconfine in crescita le realizzano per il 43,3% nei Paesi UE, quota che sale al 50,4% in caso di attese di rialzo in doppia cifra; l’incidenza del mercato di prossimità è invece pari al 35,4% in caso di aspettative di calo delle esportazioni.

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