Un focus sulle principali malattie della vite e su una tipologia di vigneto, il PIWI, che tra i vari pregi ha proprio quello di saper meglio resistere agli attacchi dei patogeni
Anche i vigneti si ammalano e, in quel caso, non serve a nulla la mascherina. Tra le principali malattie della vite, ci sono fillossera, peronospera e oidio.
Il primo è di origine animale, mentre gli altri sono parassiti vegetali. Vediamoli più nel dettaglio.
Fillossera
Si tratta di un piccolo insetto (afide) diffusosi in Europa a metà del XIX secolo quando in Europa arrivarono viti infette provenienti dall’America del Nord. Interi vigneti furono distrutti a causa di quello che, a tanti, può sembrare un semplice animaletto, oggi diffuso pressoché in tutto il mondo. In poco tempo è in grado di recare gravi danni alle radici, provocando la morte stessa della pianta.
Peronospera
La Peronospera è una muffa che si sviluppa sulle parti verdi della pianta. Nei casi più critici può portare fino alla completa perdita delle foglie, ma può colpire anche germogli, infiorescenze e gli stessi grappoli, incidendo sulla quantità e qualità della vendemmia. Si verifica solitamente in precise condizioni: quando la temperatura al mattino è di almeno 10°, sono caduti 10 centimetri di pioggia negli ultimi due giorni e i tralci sono lunghi almeno 10 cm. Influenzano anche l’altitudine e l’esposizione del vigneto.
Oidio
Anche lui, come Fillossera e Peronospera, è arrivato in Europa da viti infette del Nord America. Si tratta di un fungo piccolissimo, il cui sviluppo è favorito da stagioni primaverili piovose e umide, ma anche in caso di scarsa areazione. I tralci e i grappoli, una volta attaccati, si ricoprono di un polvere bianco-grigiastra: per questo, lo oidio è detto anche mal bianco. È una malattia che è meglio cercare di prevenire e che, anche se debellata, può portare la vite a essere più sensibile al freddo, rischiando gravi danni nell’inverno successivo.
Come reagire di fronte alle malattie della vite?
Esattamente come accade per gli esseri umani, è sempre meglio prevenire che curare. Ecco perché esistono sì molti validissimi prodotti in grado di salvare il vigneto nel momento in cui viene colpito da una di queste malattie, ma si stanno anche sviluppando soluzioni che portano in se stesse già la risposta. Potremmo dire – restando in tema – che hanno già “gli anticorpi”.
I vigneti resistenti
È un po’ quello che accade con i vigneti resistenti: queste varietà, note anche come PIWI, sono dotate di grande tolleranza che le rende in grado di contrastare gli attacchi dei principali patogeni della vite – oidio, botrite, temperature elevate e peronospore. Attenzione, però. Come stiamo imparando in questo ultimo anno e mezzo, resistenza non significa immunità totale. La cosa positiva è che in caso di malattia, i trattamenti agronomici necessari sono meno invasivi, ottimizzando le risorse e strizzando l’occhio alla sostenibilità.
Verso il Decreto Sostenibilità
Visto la scarsa necessità da parte dei vigneti resistenti di ricorrere a trattamenti invasivi, tale tipo di coltivazione si presta bene a una viticoltura di tipo biologico e/o naturale.
Una sensibilità, quella verso il rispetto della natura e della sua biodiversità, che negli anni è cresciuta in maniera esponenziale e che è diventata parte integrante della filosofia di molte cantine.
Questa attenzione si traduce, oggi, in un vero e proprio decreto “sostenibilità” che definirà uno standard unico valido in tutto lo stivale per la produzione di vino “green” in Italia.
Il nostro Paese sarà il primo in tutta Europa a dotarsi di un simile sistema nazionale, un record che dimostra come gli italiani – tanto i produttori quanto i consumatori – siano attenti alla salvaguardia dell’ambiente. Il disciplinare dovrebbe arrivare entro settembre.