Lo sai che presto dovremo dire addio al Pinot Nero o allo Chardonnay della Borgogna o di Bordeaux?

Conseguenza del cambiamento climatico. Italia: per ora salva la tipicità dei nostri vini.

In un futuro non troppo lontano dovremmo forse dire addio al Pinot Nero o allo Chardonnay della Borgogna o di Bordeaux? Sembra essere questo infatti lo scenario prospettato da uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change” (www.nature.com), coordinato dal professor Benjamin Cook, del Centro Goddard della Nasa, insieme alla ricercatrice Elizabeth Wolkovich della Harvard University.

La ricerca ha raccolto dati sui vitigni francesi dal 1600 fino al 2007pinot nero, ed evidenziano come dal 1980 la vendemmia d’Oltralpe inizi sempre con due settimane di anticipo. Generalmente una produzione di qualità si verifica in seguito ad estati calde e a piogge molto abbondanti nel periodo di crescita, e siccità alla fine. Tuttavia il surriscaldamento climatico ha reso le ondate di calore sempre più frequenti, alterando la caduta delle precipitazioni piovose.
Fenomeni che incidono in maniera negativa sui vitigni abituati a crescere in un clima più freddo, come in Alsazia, Champagne e Languedoc, e che muteranno radicalmente la geografia ampelografica. La “temperatura della Francia” si è alzata di 1,5 gradi nel corso dell’ultimo secolo.

E in Italia? Anche da noi il cambiamento climatico si è fatto sentire, con un anticipo sulla fioritura di circa 8-10 giorni. Per il momento però la tipicità dei nostri vini è salva, grazie ad interventi agronomici e ad un ricorso sempre più massiccio dell’irrigazione.
Tuttavia un clima sempre più caldo aumenterà il tasso alcolico dei vini, e ci spingerà a cambiare zona di produzione a determinati vitigni destinati a Champagne e Prosecco, per mantenerne intatte le qualità.

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