L’Italia dice no al Prosek dalla Croazia. “Attacco al made in Italy”

Non c’è pace per il Prosecco, da anni ormai tra i prodotti italiani più imitati al mondo. Questa volta, la notizia arriva dalla Croazia che ha avviato una procedura di riconoscimento della menzione tradizionale ‘Prosěk’. La vicenda ha scatenato diverse reazioni, da Coldiretti a Federvini, passando anche per il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia. Tutti portano alta la bandiera del Made in Italy e chiedono tutela per uno dei vini più rappresentativi del panorama enologico nazionale. La parola, ora, spetta all’Unione Europea.

prosek Croazia

L’Italia scrive alla UE

La lettera di Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, è indirizzata al commissario all’Agricoltura Ue, Janusz Wojciechowski. A riportarla, Federvini.

“Non possiamo tollerare che la denominazione protetta ‘Prosecco’, una delle più emblematiche a livello Ue, diventi oggetto di imitazioni e abusi, in particolare nell’Unione europea – scrive De Castro -. Di fronte alla richiesta di tutela di una menzione, Prosěk, che altro non è se non la traduzione del nome ‘Prosecco’ bisogna ricordare che il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione. Anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua. Senza contare che, al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione ‘Prosěk’. Consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco”.

Approvazione Prosek Croazia può creare precedente

La riflessione di De Castro spazia poi verso il futuro, pensando a cosa può succedere se la richiesta non verrà bloccata. “Un’approvazione da parte della Commissione, che dovrà comunque superare in seconda battuta anche lo scrutinio degli Stati membri, potrebbe far passare un messaggio pericoloso. Che la protezione di Dop e Igp nell’Ue possa essere facilmente aggirata tramite altri schemi, come le menzioni tradizionali. E indebolire, dunque, la posizione dell’Ue nel quadro di negoziati commerciali con Paesi terzi, tra cui quelli in corso con Australia, Nuova Zelanda e Cile. Paesi che già si oppongono alla protezione completa del ‘Prosecco’“.

Consorzio vino Cori

Coldiretti contro le imitazioni di prodotti italiani

“Il via libera al Prosek croato è un attacco al Made in Italy e al prosecco nazionale, che è il vino più esportato nel mondo, ma anche il piu’ imitato” afferma Coldiretti di fronte alle notizie in arrivo da Zagabria. E, come fatto da De Castro, si sofferma sulle conseguenze che tale approvazione potrebbe comportare. “Una decisione che rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio, dove occorre tutelare la denominazione dai ‘falsi prosecco’, come in Argentina e Australia”.

Negli anni, i tentativi di imitazione del Prosecco sono stati tanti e, una volta scoperti, hanno sempre destato grande scalpore. Nel 2018, a venire alla luce era stato un falso Prosecco in Ucraina, dove un produttore utilizzava impropriamente la denominazione. Nel 2019, invece, un falso Prosecco – Franciacorta prodotto in Bulgaria aveva portato al sequestro di 5 milioni di litri di vino. Ma non è solo il Prosecco il vino italiano imitato nel mondo. A fine 2020, le autorità hanno individuato 4200 bottiglie di falso Bolgheri Sassicaia, sgominando un’associazione che operava a livello mondiale. A finire nel mirino dei falsari, anche Brunello e Chianti, con imitazioni delle famose denominazioni toscane scoperte dai Nas di Firenze. E proprio per tutelarsi dalle frodi, il Consorzio Chianti Classico ha recentemente ottenuto che il simbolo del Gallo Nero fosse riservato alla denominazione.

“Il falso Made in italy alimentare – conclude la Coldiretti – vale 100 miliardi nel mondo. Dove 2 prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale”.


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