Le reazioni al sì al Prosek Croato: “è un precedente pericoloso per tutte le Dop”

Da Unione Italiana Vini a Coldiretti, da Federdoc a personaggi del mondo della cucina e dello spettacolo come Joe Bastianich. Le reazioni all’approvazione del Prosek Croato da parte dell’Unione Europea non si sono fatte attendere. “Segnale di debolezza da parte della UE” afferma Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, mentre interviene anche il Ministro dell’Agricoltura Patuanelli: “faremo un’opposizione compatta”.

Cos’è il Prosek Croato: la storia

La diatriba tra Prosek Croato e Prosecco era cominciata poco più di due mesi fa. Uno dei vini italiani più imitati al mondo – che negli anni ha dovuto fare i conti con innumerevoli tentativi di plagio – aveva subito alzato le barricate contro i tentativi della Croazia di far approvare la menzione tradizionale ‘Prosěk’. “Non possiamo tollerare che la denominazione protetta ‘Prosecco’, una delle più emblematiche a livello Ue, diventi oggetto di imitazioni e abusi, in particolare nell’Unione europea” aveva scritto a inizio agosto Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D, rivolgendosi al commissario all’Agricoltura Ue, Janusz Wojciechowski.

L’ultima parola, infatti, spettava proprio all’Unione Europea che, in questi giorni, ha espresso il suo verdetto: sì all’avvio del processo di registrazione della menzione tradizionale “Prosek”. E in Italia si sollevano le polemiche.

D’altronde, le differenze tra il Prosek Croato e il Prosecco non potrebbero essere più evidenti. Mentre quello italiano è un vino ottenuto con metodo Charmat – o metodo Marinotti – caratterizzato dalle classiche bollicine e da un colore chiaro, il Prosek Croato è un vino dolce, da dessert, dal colore ambrato o tendente al rosato e ottenuto da uve da vino passite. Il problema sta nel nome e nella confusione che la somiglianza tra i due potrebbe generare nei consumatori – soprattutto stranieri. Non dimentichiamo, infatti, che il Prosecco è il vino italiano più esportato al mondo. L’export delle tre Denominazioni venete vale complessivamente un miliardo di euro all’anno (2020).

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Le parole del Ministro Patuanelli sull’approvazione del Prosek Croato

Proprio sul nome e sulla tutela dei consumatori – e di conseguenza, della denominazione Prosecco – è intervenuto il Ministro dell’agricoltura Patuanelli.

“L’eventuale autorizzazione all’uso del Prosek croato sarebbe una istituzionalizzazione dell’italian sounding” ha affermato Patuanelli, come riporta Ansa. E ha già indicato quali saranno le prossime mosse sulla questione Prosek-Prosecco.

Approvazione Prosek Croato: cosa succede ora

“Entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’assenso della Commissione alla richiesta (al momento è stata autorizzata solamente la domanda) faremo opposizione in modo adeguato, compatto, facendo squadra – sottolinea Patuanelli -. Il sottosegretario Centinaio, che ha la delega alla sotto filiera vinicola, sta già lavorando con me su un tavolo tecnico che dia le risposte in modo giusto. Motivandole in modo concreto. Non sarà una grande fatica perché è evidente che il Prosecco è una Dop italiana. E non possiamo accettare che venga messa a rischio da una piccola produzione in un altro paese”.

“La commissione ha detto: ‘Sì, si può fare la domanda, adesso la valutiamo’ – conclude il Ministro dell’Agricoltura -. La valutazione nel merito deve ancora avvenire e questo vedrà la forte opposizione del nostro Paese. Non si può mettere in discussione che la produzione di prosecco sia italiana, prevalentemente tra le regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. Ed è un valore per il nostro Paese”.

Stefano Patuanelli

Le reazioni di Unione Italiana Vini al Prosek Croato

I prossimi sessanta giorni sono fondamentali e gran parte delle associazioni italiane – del vino e non solo – sono concordi nel portare avanti una convinta opposizione all’approvazione del Prosek Croato. È questa la strada anche UIV, che chiarisce la sua posizione in una nota.

Unione italiana vini (Uiv) ritiene che il tempo previsto dalla procedura Ue debba essere utilizzato per opporsi, con ogni sforzo, al riconoscimento della menzione croata Prosek annunciato dalla Commissione europea – si legge. – In questi 2 mesi di tempo, Uiv continuerà a sostenere il Mipaaf e gli organismi di tutela del nostro Prosecco per difendere il prodotto con tutte le argomentazioni giuridiche e politiche di un caso che rischia di rivelarsi un pericoloso precedente, soprattutto per la protezione in alcuni mercati internazionali. Mercati dove il nome della denominazione è utilizzato da altri produttori, indebolendo l’immagine del prodotto italiano”. 

Le reazioni di Federdoc: parla Riccardo Ricci Curbastro

Non usa giri di parole Riccardo Ricci Cubastro, Presidente di Federdoc, che vede nella questione “un segnale di marcata debolezza da parte della UE”.

“Debolezza – continua Ricci Curbastro, come riporta una nota ufficiale di Federdoc – nella strategia di difesa per l’intero sistema delle Do e IG Europee. E una sconsiderata accelerazione della confusione presso i consumatori”.

“Su questo secondo aspetto poi – afferma ancora il Presidente di Federdoc – credo che occorra insistere, dato che è proprio il consumatore che fa la differenza nel successo di un prodotto. E sappiamo bene come la pronuncia di Prosecco e Prosek siano talmente simili da poter indurre all’errore. Non basta leggere le etichette, notare le differenze di luogo di produzione e via dicendo. Sappiamo tutti benissimo come una parola assonante diventi identitaria nell’immaginario collettivo, con la rapidità della luce. Tutto ciò non solo a discapito di chi acquisterà erroneamente un Prosek invece del Prosecco, ma anche di un intero territorio ben definito. Un territorio che è oggi valore riconosciuto anche dall’Unesco che ha iscritto le colline del Prosecco nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità“.

Ricci Curbastro guarda poi al futuro, vedendo nell’approvazione un precedente che indebolisce la protezione dei prodotti tradizionali italiani. E non solo. “La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue della domanda di registrazione della menzione tradizionale “Prosek” da parte delle autorità croate, costituisce un pericoloso precedente che oggi vede coinvolta una Denominazione italiana. Ma potrebbe ripetersi per  l’intero sistema dell DO e IG Europee. Una decisione che rischia con un effetto domino di provocare un progressivo indebolimento della posizione della UE nella difesa delle IG nei confronti dei paesi terzi”.

“Vanno tutelati i consumatori – conclude – gli operatori agricoli, il territorio e la qualità della Denominazione Prosecco. Una storia e una tradizione la cui notorietà ormai consolidata in tutto il mondo non può essere sfruttata a vantaggio di altri”. 

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Coldiretti sulla questione Prosek – Prosecco: “La Croazia ci prova ancora”

Non si fa attendere anche la reazione di Coldiretti che ricorda come la Croazia aveva già provato a far approvare il suo Prosek qualche anno fa. “Il Prosek croato – spiega la Coldiretti – è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia. Per questo prodotto, Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale” dopo che il tentativo di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013″.

La strada da seguire è chiara, come afferma in una nota lo stesso presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “È necessario preparare subito l’opposizione da presentare non appena avvenuta la pubblicazione per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo. La decisione della Commissione Europea cade a pochi giorni dalla storica sentenza della Corte di Giustizia Ue. Sentenza che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue”. “Per questo è importante – conclude Prandini – l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del Governatore Luca Zaia e degli europarlamentari italiani ad intervenire per far respingere la domanda. Anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi”.

Anche Joe Bastianich interviene sul Prosek Croato

Dalle pagine del Corriere della Sera – dove si trova l’intervista completa – anche Joe Bastianich dice la sua sulla questione Prosek-Prosecco. Il noto imprenditore italo-americano – per anni giudice di Masterchef Italia e, tra le altre cose, produttore di vino in Friuli – ha ricordato come anni fa l’Italia dovette cedere di fronte alla questione Tocai – Tokaji con l’Ungheria. Poi ha aggiunto che il Paese deve “combattere per i suoi tesori” e che “il fenomeno del similar brand potrebbe creare danni enormi”.

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Alleanze Cooperative: “La Ue utilizza due pesi e due misure”

“Sorprende che la Commissione UE usi due pesi e due misure a seconda del momento – ha sottolineato il Coordinatore del Settore Vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari Luca Rigotti -. Da una parte, le condizioni e i requisiti per la produzione di vini DOP e IGP diventano sempre più stringenti. E richiedono un legame sempre più forte con il territorio. Dall’altra parte – a fronte  dello sforzo dei Paesi membri e dei produttori in questa direzione – si ammette la possibilità di creare dei casi di omonimia a dir poco imbarazzanti”.

“Si tratta di tipologie di prodotto diverse – continua -. Ma avere nell’UE due vini a Denominazione d’Origine chiamati rispettivamente Prosecco e Prosek non può non indurre in confusione il consumatore, nonostante le rassicurazione del Commissario all’Agricoltura. I produttori di Prosecco hanno investito tanto in questi anni per dare visibilità, lustro e qualità alla propria produzione. Ed è assurdo pensare che ora qualcuno possa approfittarne. A maggior ragione con il benestare della Commissione Europea”.

“Confidiamo – conclude Rigotti – che, non appena la proposta sarà pubblicata sulla GU dell’UE, vi sarà una pioggia di ricorsi. E che la Commissione darà seguito alle richieste di bocciatura della proposta croata, che è totalmente in contrasto con lo spirito che anima tutto il sistema delle DOP e IGP del vino europeo”.

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