Tra i vini più caratteristici della Sardegna spicca la Vernaccia di Oristano, ottenuto dalle uve coltivate in un’area dell’omonima provincia, tra la Bassa Valle del Tirso e il Sinis. Le caratteristiche del territorio, tra cui va annoverata la vicinanza al mare, favoriscono la produzione di questo vino bianco. L’umidità del microclima di questa località sarda è infatti fondamentale per la formazione dei tipici sentori e dei lieviti, detti flor, i quali garantiscono la qualità del prodotto.
La produzione della DOC Vernaccia di Oristano comprende i territori dei comuni di Baratili San Pietro, Cabras, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Simaxis, Solarussa, Tramatza, Zeddiani e Zerfaliu. I comuni sono tanti, ma l’area di diffusione è molto piccola, poiché la superficie coltivata non va oltre i 250 ettari.
Questo vino ha un colore è giallo dorato, ed ha alle spalle una lunga storia tra tradizione e leggenda.
Storia della Vernaccia di Oristano
La produzione della Vernaccia di Oristano ha origini antichissime. Nell’attuale Cabras, presso il sito archeologico di Sa Osa, sono stati ritrovati vinaccioli dell’epoca della civiltà nuragica, ovvero del 2.000 a.C.
A portare questo vino in Sardegna sembra siano stati i primi navigatori Fenici, grandi commercianti ed esploratori del Mar Mediterrano che fondarono Tharros nell’area di Oristano. Gli antichi romani hanno poi proseguito con la coltivazione di questa vite. Verso l’anno 1.000 d.C, dopo le incursioni saracene, i coltivatori cercarono nuovi terreni per far crescere questo vitigno, e dalla Valle del Tirso si spostarono a Sinis. Anche al giorno d’oggi infatti la Vernaccia di Oristano viene coltivata sui terreni sabbiosi di questa area.
Il nome di questo vino deriva dal latino “Vernaculum“, ovvero “vite locale”, ed è chiamata per lo stesso motivo anche la Vernaccia di San Gimignano. Il primo cenno storico del vino oristanese scritto risale al 1327, nel documento Breve di Villa di Chiesa. Si tratta di un libro di leggi custodito a Iglesias. Pochi anni dopo sarà la sovrana Eleonora d’Arborea a proclamare la salvaguardia dei vitigni nei terreni incolti con la Carta de Logu. Nel corso del XIX questo vitigno come tanti altri ha rischiato di scomparire per l’invasione della filossera, l’insetto parassita devastatore di viti. Nel secondo dopoguerra ci fu una forte ripresa della produzione della Vernaccia, per poi essere consolidata e riconosciuta Doc nel 1971.
La leggenda delle lacrime di Santa Giusta
C’è anche una leggenda sulle origini della Vernaccia di Oristano. Pare infatti che questo vino sia nato dalle lacrime di Santa Giusta. Per debellare la malaria che stava decimando la popolazione dell’area oristanese molto paludosa avrebbe fatto in modo di ottenere dalle sue lacrime in un nettare miracoloso.
Le lacrime dorate della patrona di Oristano, versate dal cielo, caddero su alcuni tralci d’uva e gli acini presero il colore dei suoi occhi. Le piccole viti crebbero in breve tempo e si riempirono di grappoli. Ed è tramite questo vitigno che fu prodotto il vino portentoso, il quale secondo la leggenda permise di curare le persone e debellare il morbo malarico.
Questo racconto è la dimostrazione di quanto la Vernaccia di Oristano rappresenti un importante simbolo della cultura, della storia e della tradizione della provincia oristanese. Non a caso lo scrittore Giuseppe Dessì scrisse che la Vernaccia parlava sardo e, bevendola, gli stessi sardi avevano combattuto “malaria e malgoverno”.
Vernaccia di Oristano: versioni e metodi di produzione
Ci sono ben cinque tipi di Vernaccia di Oristano. Uno è il Secco, con gradazione alcolica minima del 15% e affinamento di almeno 29 mesi. Poi c’è il Superiore, che deve avere una gradazione alcolica minima del 15,5% e affinamento di almeno 41 mesi. Un’altra versione è il Superiore Riserva, che ha gradazione alcolica minima del 15,5% e affinamento di almeno 53 mesi. Troviamo poi il Liquoroso: la sua gradazione alcolica minima deve essere del 16,5% e affinamento di almeno 29 mesi, e Liquoroso Secco o Dry, con invece una gradazione alcolica minima del 18% e affinamento di almeno 29 mesi.
La vendemmia avviene verso la fine di settembre e l’inizio di ottobre in modo da ottenere un’importante concentrazione di zuccheri. In seguito alla spremitura e alla fermentazione inizia il processo di affinamento. La Vernaccia di Oristano Doc invecchia per alcuni anni in caratelli di rovere e castagno. Per la Vernaccia Di Oristano Doc Riserva, la maturazione nei può arrivare a oltre dieci anni. Il colore possiede i toni caldi dell’ambra, mentre l’aroma rimanda sentori di frutta secca, nocciole e mandorle.
Per Riserve prodotte con il metodo Solera si utilizzano invece altre modalità. Le botti sono infatti disposte in cantina su file sovrapposte in più livelli. Questo perché il vino nuovo viene immesso nelle botti poste in alto, a cascata, in modo che un’uguale quantità possa transitare dalle botti superiori a quelle che si trovano sottostanti. Tramite questo metodo il vino nelle botti alla base della piramide risulta composto da una miscela di diverse annate, con alcune risalenti addirittura ai primi anni del secolo scorso, che ogni anno si rigenera arricchendosi di aromi inediti.