Gli Italiani a tavola scelgono la sostenibilità!

Secondo uno studio di The Fork, l’attenzione degli italiani a tavola si è riversata verso una filosofia sempre più legata alla sostenibilità.

L’attenzione verso ciò che si consuma è cresciuta negli ultimi anni in modo molto significativo. Gli Italiani infatti scelgono un’alimentazione legata al concetto di sostenibilità. A rivelarlo è un’indagine di The Fork secondo cui il 61% degli intervistati sostiene di preferire i prodotti di stagione, e il 52% dichiara di evitare l’acquisto di alimenti eccessivamente confezionati con la plastica ed è attento alla conservazione dei cibi per evitare sprechi. C’è inoltre chi si impegna nello smaltimento corretto dell’olio esausto e altri rifiuti alimentari (40%), chi predilige l’acquisto di materie prime locali (37%) e chi vuole ridurre il consumo di carne rossa (35%).

prodotti alimentari km 0

Come si muovono le scelte dei consumatori nell’Out-of-Home?

Anche quando si tratta di ristoranti gli italiani si mostrano particolarmente inclini a scegliere cucine buone e soprattutto sane sia per il nostro palato che per il nostro pianeta. Oltre la metà dei rispondenti (56%) afferma infatti di essere più propenso a frequentare un ristorante che adotta pratiche sostenibili. Scelta che sembra confermare un “atteggiamento” di attenzione verso l’ impatto ambientale che sia il più basso possibile (28%), ma anche per la volontà di premiare e supportare i ristoratori che si mostrano attenti nei confronti della tematica (39%).

Non è dunque un caso che il 64% degli intervistati abbia prenotato almeno una volta negli ultimi dodici mesi un ristorante a Km zero. In particolare, l’83% degli utenti dichiara di porre particolare attenzione alle materie prime di stagione, a Km zero, di propria produzione o di provenienza equa e solidale, mentre il 44% afferma essere di primaria importanza il recupero e il riutilizzo del cibo avanzato, contribuendo così a combattere lo spreco alimentare. 

Ma quali sono gli elementi che permettono agli utenti di identificare un ristorante green? La comunicazione (56%) e la proposta gastronomica (51%) risultano essere i modi migliori per individuare i ristoranti sostenibili, seguiti dal look & feel del locale (18%), e dal nome dello chef conosciuto per la cucina green (7%). 

vigneti vino bio

E per quanto riguarda il vino? Dev’essere bio, sostenibile e di marca.

Secondo l’indagine annuale condotta da Nomisma e Valoritalia che ha analizzato gli orientamenti di consumo in Italia e Germania è emerso che le scelte riguardanti il campo enologico dei consumatori in entrambi i paesi sono orientate verso acquisti che considerano maggiormente la notorietà del brand, il marchio biologico e la certificazione della sostenibilità.

Proprio in questo contesto tra i consumatori sembra spiccare una grande sensibilità nei confronti di metodi di produzione rispettosi delle risorse ambientali, origine e tracciabilità della filiera. Infine non mancano, in Germania come in Italia, i consumatori più sensibili, che puntano i riflettori sulla responsabilità sociale ed economica dell’azienda. Un messaggio che il mondo produttivo italiano sembra aver colto e che determina da tempo le strategie delle imprese, sia in termini di produzione che di comunicazione e marketing. E il futuro, almeno secondo il 75% delle 141 imprese intervistate da Nomisma, appartiene ai vini sostenibili e biologici. Una percentuale ancora minoritaria, ma comunque in crescita rispetto agli anni precedenti, punta poi su vini a basso contenuto alcolico, vegani o addirittura senza alcol.

Anche il settore distillatorio diventa più green.

L’industria distillatoria ha saputo evolversi nel tempo, ed a oggi ha incrementato l’autoproduzione di energia rinnovabile, il contenimento dei consumi di acqua e l’utilizzo dei sottoprodotti della filiera vitivinicola. Ecco perché sta diventando uno dei settori più interessanti dal punto di vista della sostenibilità e della circolarità del comparto enogastronomico

L’autoproduzione di energia green è, dunque, uno degli elementi più innovativi dell’industria distillatoria. Dal report emerge che la percentuale di energia rinnovabile autoprodotta dalle distillerie risulta essere più che doppia (63,5%) rispetto alla quota di energia fossile acquistata sul mercato (31,5%). Secondo Sandro Cobror, direttore di AssoDistil, “L’autoproduzione di energia termica ed elettrica da residui di lavorazione consente di minimizzare l’acquisto di energia dal mercato e ridurre l’impatto ambientale e il costo energetico per le imprese, che altrimenti sarebbe eccessivamente oneroso a causa del notevole input energetico necessario nei processi di distillazione, in particolare negli ultimi mesi in cui il prezzo del metano ha raggiunto valori molto elevati”.

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