“Vino, donne e leadership”: case histories di donne che ricoprono ruoli chiave in vigna, in cantina o nella narrazione di un calice di vino. Spunti sulla leadership di un settore tradizionalmente maschile che sta cambiando
“Vino, donne e leadership” è il titolo del volume scritto da Barbara Sgarzi proprio come narrazione – anzi 30 narrazioni, quante sono le protagoniste – dello stato dell’arte della presenza femminile in un settore come quello del vino.
La Sgarzi, autrice, giornalista, esperta e formatrice di digitale, ha messo insieme racconti appassionati di donne che dal campo alla cantina al calice si sono affermate nel settore enoico, portando in un mondo fatto di concretezza e rigidità un nuovo concetto di leadership.
Com’è la leadership delle donne nel vino?
“Si tratta di un modo nuovo di essere leader, più morbido, più empatico, meno autoritario, attento alla gestione umana. Dalle testimonianze raccolte sono emersi dei valori comuni (ne ho individuati 9), di lavoro ma ancora prima di vita, dei temi fondanti che -come fossero il terroir – creano condizioni uniche di sviluppo. Poi c’è il coraggio, di fare scelte a volte non capite e prendere decisioni, ma anche il valore del networking e mentoring per diventare sempre più forti”.
C’è un fil rouge che lega questi racconti?
“Quello che mi ha colpito sono in particolare due elementi comuni. Uno è la fermentazione, per usare un termine preso a prestito da questo comparto, ovvero le idee in continuo movimento. Dall’altra parte il fatto che tutte si sono dimostrate delle adepte della contaminazione, della cross-pollination: il vino smette così di essere autoreferenziale, chiuso, per pochi, diventa materia che si fonde con altra materia, che sia arte, musica, moda o altro”.
Il mondo del vino è tradizionalmente maschile, ma le cose stanno cambiando. Lo conferma?
“Assolutamente sì e lo confermano anche le mie intervistate. Chi ha qualche anno in più ha dovuto affrontare qualche difficoltà maggiore, mentre le più giovani hanno trovato un ambiente più accogliente. Inoltre, mentre in un primo momento le donne si sono affermate principalmente nel settore della comunicazione e dell’ospitalità, oggi troviamo molte donne enologhe, a capo dei comparti produttivi”.
Su cosa c’è ancora da lavorare?
“Credo che si potrebbe fare molto di più lato networking e formazione, due concetti che in certa misura potrebbero procedere a braccetto. Ci sono le testimonianze di donne come Debora Brenner di Women of the Wine, Anna Malassagne de La Transmission, Julia Coney di Black Wine Professionals che ci portano importanti ispirazioni in fatto rete e passaggio di consegne da chi è senior a chi più junior”.
Uno stimolo per tutti che emerge dalle voci di queste trenta donne?
“La capacità adattiva. E questi due anni ce lo hanno sbattuto in faccia. Quello che abbiamo vissuto è stato uno spunto per cambiare, migliorare, introdurre innovazioni – le degustazioni online, le modifiche ai flussi di lavoro – che in molti casi sono state conservate anche a emergenza finita. Perché, come chiarisce Daniel Bennett, esperto di leadership adattiva I leader devono saper andare contro allo status quo. Quando le cose sono facili, non si tratta di leadership, si tratta di management”.
“Vino, donne, leadership” di Barbara Sgarzi, ed. Sole24Ore, pagg. 144, 12,90 euro (e-book 9,99 euro)
(Intervista di Claudia Cataldo)