“Buone notizie dagli Usa, ma non basta” afferma il Presidente del Consorzio Brunello di Montalcino che aggiunge: “Mancato colloquio tra Istituzioni e produttori per capire esigenze reali. Un esempio? I voucher erano un buon sistema…”
Fine agosto, la vendemmia è alle porte. Un momento speciale per Montalcino così come per tanti altri territori vitivinicoli sparsi lungo lo stivale. Ma non c’è solo la raccolta imminente a catalizzare l’attenzione in questa estate post-lockdown: il pericolo scampato dei dazi Usa, le iniziative pensate per sostenere le aziende e, ovviamente, le previsioni sulla nuova annata da scoprire.
Ne abbiamo parlato con Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio di Montalcino, tra le realtà più rappresentative e importanti del vino italiano, in casa nostra e all’estero.
Presidente, non possiamo non partire dalla buona notizia arrivata qualche giorno fa: Trump ha confermato che il vino italiano non sarà soggetto a nuovi dazi. Un annuncio incoraggiante.
“Sì, è stata davvero una bella notizia. Gli USA sono per il Brunello un mercato importante, basti pensare che il 30% della produzione di Montalcino è destinata a raggiungere le città degli Stati Uniti. Tra l’altro, è un mercato con ottime prospettive, che si è consolidato negli anni. Per noi è una garanzia, gli statunitensi amano il Brunello e le vendite toccano risultati significativi. Dietro a questa vittoria dell’Italia, c’è stato un bel lavoro di diplomazia da parte del nostro Governo, che ha saputo fare squadra. In un momento di difficoltà come questo, in cui il vino italiano si trova ad affrontare le conseguenze dell’emergenza Covid-10, è stato un risultato davvero importante, che potrà fare la differenza”.
Come Consorzio, avete recentemente stretto un accordo con Banca Monte dei Paschi di Siena per aiutare i vostri soci a ottenere un sostegno concreto. Crede che le Istituzioni avrebbero potuto fare di più per venire incontro ai viticoltori e al mondo del vino in generale?
“Il nostro impegno è stato continuo e a tutto tondo, ci siamo mossi con più banche per dare ai nostri associati un sostegno economico concreto che tarda a venire dallo Stato. L’incontro con MPS è venuto in maniera naturale, essendo da sempre la banca del territorio e punto di riferimento per molti nostri produttori. Credo che quello che è mancato da parte delle Istituzioni sia stato un colloquio attento con le associazioni di categoria – degli agricoltori, nel nostro caso – per capire quali erano e sono le necessità reali”.
Ci può fare qualche esempio?
“Penso ai voucher, che prima venivano usati in un periodo come questo, durante la vendemmia. Se gestiti bene, erano davvero uno strumento importante tanto per noi produttori quanto per giovani e disoccupati che potevano così, per 20-30 giorni, sotto regolare contratto, guadagnare qualcosa onestamente. Oggi, a Montalcino abbiamo diverse squadre che lavorano durante la vendemmia, ma molti di loro tornano dall’estero e dovranno fare la quarantena. I voucher avrebbero risolto anche questo problema, oltre ad aiutare molti nostri connazionali in difficoltà e contribuire a far girare l’economia. Perché tutto è collegato, e se un’azienda funziona e i suoi dipendenti stanno bene, ne beneficia anche il territorio. Sono convinto che se vogliamo che l’Italia possa essere in grado di ripartire – o continuare, là dove ha solo rallentato – è necessario aiutare le imprese capendo i loro reali bisogni”.
E per quanto riguarda la distillazione di crisi?
“Come è stata fatta da noi, non ha risvolti positivi. I prezzi erano troppo bassi, per noi viticoltori sarebbe stata solo una perdita. In questo si è comportata meglio la Francia, con i prezzi a ettolitro che si aggiravano oltre gli 80€. Quello sì che poteva invogliare il produttore a tentare, altrimenti si parla di svendita”.
Passiamo ora a uno degli appuntamenti più attesi della stagione: la vendemmia. Che raccolta si prospetta a Montalcino?
“Non ci sarà una super raccolta dal punto di vista quantitativo, come era successo nel 2019. Su questo parametro, siamo sulla media degli anni precedenti. Quello che davvero vale la pena sottolineare è la qualità che – per ora – è eccellente. Speriamo che non si verifichino brutte sorprese nelle prossime settimane. Un risultato raggiunto grazie all’attenzione e alla cura che i produttori di Brunello riservano alle proprie vigne, ma anche al clima clemente. Abbiamo avuto un giugno con piogge, poi caldo. Ieri ha piovuto e ha mitigato le temperature alte di questi ultimi giorni. Le uve sono belle e sane, siamo fiduciosi. Ora come ora, è un altro il pericolo che ci spaventa…”
Quale?
“Gli ungulati, soprattutto cinghiali e caprioli dalle nostre parti, che minacciano seriamente le nostre campagne. Prima è toccato al grano, ora a noi. Servono politiche mirate e capaci, che comprendano la Regione, i cacciatori e gli imprenditori agricoli stessi per contenere il numero degli animali. Spesso si devono prendere decisioni impopolari pensando, però, agli interessi della collettività – non dimentichiamo che questi animali sono un pericolo anche per gli automobilisti. Altrimenti, avremo pericoli seri e molti di noi saranno obbligati a recintare i propri vigneti – con chiare conseguenze negative a livello paesaggistico, ma anche turistico. Vogliamo che i visitatori, italiani e stranieri, continuino ad amare Montalcino, i suoi colori e i suoi scorci”.