Social e immagini, come è cambiata la comunicazione del vino e perché puntarci

Una comunicazione efficace è fondamentale per un’azienda che voglia crescere o affermarsi. Ne parla a I Grandi Vini il professor Gianluca Brunori, docente di Marketing del vino presso l’Università di Pisa

Pochi sono i settori che hanno visto in una manciata d’anni una rivoluzione così profonda e repentina come quello della comunicazione. Oggi, Facebook, Instagram – e per i più giovani e/o aggiornati anche TikTok – sono parte integrante delle nostre vite: a loro ci affidiamo quando vogliamo ispirazioni per una ricetta o un nuovo taglio di capelli e da loro ci facciamo influenzare sui posti in cui mangiare, andare in vacanza e acquistare. Utilizzarli è semplice solo in apparenza, però, soprattutto quando si usano per lavoro, per promuovere la propria azienda e i propri prodotti.

Dietro, infatti, ci sono studi e strategie, da conoscere e comprendere per poter portare avanti una comunicazione efficace e trarre il massimo da quello che oggi è diventato uno strumento potentissimo. Ecco perché affidarsi a dei professionisti è sempre la scelta giusta. Ai microfoni de I Grandi Vini ne parla un esperto del settore, il professor Gianluca Brunori, docente di Marketing del vino presso l’Università di Pisa.

Professor Brunori, che cosa significa comunicare oggi?

Professor Gianluca Brunori – Università di Pisa

“Il cambiamento più grande è quello che riguarda i contenuti. Oggi, i temi su cui si spinge di più, che più interessano anche al consumatore, sono quelli che riguardano la sostenibilità, il rapporto tra l’azienda e il paesaggio, i processi produttivi e le caratteristiche del territorio. Per quanto riguarda, poi, più nel dettaglio, le cantine, fondamentale è ora mettere in luce l’identità di quella specifica realtà. Si parla molto di story telling, la capacità, cioè, di narrare un percorso, la propria esperienza, che possa colpire l’immaginario collettivo”.

Fondamentali, poi, sono i social, giusto?

“Sì, grazie anche al potere delle immagini. Le fotografie sono importanti, come lo è raccontare la quotidianità dell’azienda: penso, ad esempio, a un evento particolare che si verifica durante il lavoro in vigna, o a un tramonto o un evento meteorologico. E poi i valori: nelle immagini si trasmette anche la propria idea di vino, l’importanza della tradizione, del legame con il paesaggio. Nella società della comunicazione, chi sa mettere bene insieme questi elementi in modo coerente e verosimile è vincente. È l’autenticità a premiare“.

In che modo la comunicazione del vino può intercettare i più giovani?

“Anche qui, torniamo al discorso dei social. Quelli che vengono definiti millennials stanno ormai crescendo e sono i nuovi consumatori su cui il mondo del vino può e deve investire. Per loro, fondamentali sono i contenuti visivi: sono nativi digitali e sono abituati a farsi ispirare dalle immagini nel momento in cui devono fare una scelta, ma sono anche molto improntati sulla ricerca, il confronto e le innovazioni. Ecco perché in questa fascia di età vanno molto forte le app: permettono di selezionare e confrontare, e questa selezione e confronto viene fatta sulla base di sensazioni, di valori, di aspetti che attraggono. Credo che ci dovrebbe essere una revisione, in questo senso, del modo di pensare il vino: sì, i corsi di sommelier vanno tantissimo, ma spesso chi sceglie un’etichetta – soprattutto i più giovani – lo fa proprio basandosi su impressioni, immagini e sensazioni”. 

L’emergenza Covid-19 e il primo lockdown hanno cambiato in qualche modo la comunicazione del vino?

“In un certo senso. La situazione ha portato un po’ a ripensare la comunicazione: il mondo del vino si è reso conto, a volte, di essere andato un po’ oltre, anche a livello di immaginario. Ho come l’impressione che ci si stia ora orientando anche su un consumatore diverso, ricercando fasce intermedie di prezzo e qualità, ma anche facendo più attenzione al cliente nazionale e regionale, che ha esigenze diverse rispetto a quello straniero. In questo senso, si va verso contenuti dove emerge maggiormente la quotidianità, comunicando messaggi più rassicuranti”.

Quali sono, infine, i tre consigli che darebbe a un’azienda per una comunicazione efficace?

“In primo luogo, di fare un’analisi accurata della propria comunicazione, riflettendo sulla qualità del proprio storytelling e sull’efficacia del messaggio. In secondo luogo, curare l’aspetto social. In questo caso, è importante pianificare un investimento, perché non si può fare in maniera artigianale, ma bisogna affidarsi a professionisti. Infine, andando più nel dettaglio, curare bene anche le relazioni con la stampa e con le guide, che rimangono un canale importante”.

Related Posts

Ultimi Articoli