“I primi bilanci della vendemmia 2020 ci parlano di scarsa quantità, ma qualità ottima. E quanti turisti nelle cantine!” a parlare è Antonio Rallo, presidente del Consorzio Tutela Vini di Sicilia che ci racconta l’estate del vino siciliano
Un territorio unico, la Sicilia, capace di farci passare in poche ore da coste mozzafiato alle pendici di un vulcano alto oltre 3000 metri. Una così grande varietà di paesaggio corrisponde a un’incredibile diversità di sapori, colori e – ovviamente – vini. È anche per questo che la vendemmia qui dura quasi 100 giorni: iniziata alla fine di luglio, andrà avanti fino a gran parte del mese di ottobre. Ce ne parla Antonio Rallo, Presidente del Consorzio Tutela Vini di Sicilia.
Presidente, qui in Sicilia la raccolta è cominciata già da un mese: possiamo già parlare di primi bilanci?
“Esatto. Abbiamo iniziato la vendemmia con le varietà precoci alla fine di luglio, poi finiremo con i vigneti situati sull’Etna, ad ottobre. A livello di bilanci, dobbiamo fare una distinzione tra quantità e qualità. L’uva raccolta, purtroppo, non è molta: prevediamo di non raggiungere nemmeno i livelli del 2019, che comunque erano risultati poco soddisfacenti. Questo calo è dovuto al clima: in particolare, alcune varietà hanno avuto problemi di fioritura e questo ha portato ad avere grappoli più radi (più spargoli, come si dice in linguaggio tecnico) e più piccoli. C’è, però, l’altro lato della medaglia: avere poca uva ha aiutato la pianta a superare indenne il gran caldo di agosto. E qui arrivano le note positive: la qualità è ottima. I vigneti hanno reagito benissimo e ci troviamo di fronte a risultati estremamente positivi”.
Avendo già molte aziende attive tra i filari, siete stati tra i primi a vivere questa vendemmia inevitabilmente segnata dall’emergenza Covid-19. Come è andata?
“Fortunatamente, rispetto ad altre zone d’Italia, non abbiamo dovuto affrontare il problema della mancanza di manodopera. Abbiamo tanti lavoratori siciliani e questo ci ha aiutato. Per quanto riguarda le regole sul distanziamento, rispettarle in vigna è facile, grazie all’alternanza tra i filari e l’aria aperta. All’interno della cantina, invece, è necessario essere più accorti e dappertutto ci sono dispenser igienizzanti. Anche qui, però, la struttura degli edifici ci viene in aiuto: gli spazi sono grandi, i tetti alti e c’è ricambio d’aria forzato pensato per quando, in periodo di fermentazione, è necessario far uscire l’anidride carbonica”.
Il mondo del vino italiano punta alla ripartenza e lo fa anche con la vendemmia, da sempre punto di arrivo ma anche nuovo inizio. Quali iniziative ha in mente il Consorzio?
“Per noi punto fondamentale è la promozione, su cui continuiamo a scommettere. Prima del lockdown, il nostro impegno si concentrava soprattutto su USA, Cina, Italia, Germania e Canada. Ora, continuiamo ad essere attivi sui social in Canada, ma puntiamo molto anche sul mercato cinese. Il Consorzio, insieme all’Ice Pechino, sta portando avanti degli appuntamenti, con degustazione annessa, in varie città cinesi di prima e seconda fascia. Abbiamo date fissate anche a settembre, il vino siciliano arriverà in varie località importanti della nazione. Si tratta di un vero e proprio incontro di formazione sul vino della nostra bella isola, dedicato a sommelier, buyer e importatori. Non dimentichiamo che la Sicilia è ancora oggi il vigneto più grande d’Italia…”
In un’estate in cui tanti italiani hanno scelto di rimanere nei confini nazionali per le vacanze, l’enoturismo può essere stata la marcia in più?
“È vero: dal 20 luglio le nostre cantine sono state letteralmente assaltate dagli amanti del vino. Abbiamo gestito la situazione nel rispetto delle normative in vigore, ma è stata davvero una grande soddisfazione per noi. A livello turistico, si stima che la Sicilia dal 20 luglio al 31 agosto avrà un aumento di turisti del 10%. La domanda di vino siciliano è stata altissima: chi viene in questa terra vuole viverla fino in fondo, con tutti i suoi sapori”.