Salvatore Castano, un italiano alla conquista del titolo di Miglior Sommelier d’Europa e Africa

Intervista a Salvatore Castano, sommelier Aspi che a soli trent’anni sfiderà alcuni tra i più grandi sommelier al mondo. In palio, un titolo importante…

Sarà Salvatore Castano, sommelier Aspi, a rappresentare l’Italia al prossimo Concorso per il Miglior Sommelier d’Europa & Africa. La competizione, che si terrà a Limisso (Cipro) dal 16 al 20 novembre 2020, è una delle più importanti a livello continentale organizzata, ogni tre anni, da ASI – Association de la Sommellerie Internationale.

Una grande occasione per Salvatore, che a soli trent’anni si troverà a competere con alcuni tra i più importanti sommelier al mondo. Il giovane, nato in Sicilia, a Giardini Naxos, ma ora residente a Londra – dove lavora come Head Sommelier & On Trade Advisor – arriva alla competizione dopo aver superato due difficili selezioni.

Abbiamo chiesto proprio a lui come si sente a pochi mesi da questo appuntamento, approfittando anche per porgli alcune domande su un mondo – quello dei sommelier – affascinante, ma spesso poco conosciuto.

Salvatore, come ti senti a rappresentare l’Italia in questa importante competizione?

“Sono molto felice. Qualificarsi è stato difficile: alla selezione finale eravamo in tre, tutti sullo stesso livello. Quello che mi è aiutato sono stati lo studio e i sacrifici fatti nel tempo, ma anche la mia grande forza d’animo. Ora, mi preparo per novembre. Mi troverò di fronte colleghi dalla grande esperienza e sarà tosta riuscire ad arrivare in alto. Il traguardo che spero di raggiungere è la finale, perché significherebbe qualificarmi per il mondiale”.

Sai già cosa quali prove ti aspettano?

“Di solito, vedendo quello che è accaduto negli anni passati, si inizia sempre con una prova teorica riguardo non solo il mondo del vino, ma anche sigari, caffè, the, acqua e distillati. Poi, si passa a una degustazione alla cieca, solitamente di un vino bianco e di un rosso: bisogna saper spiegare di che vino si tratta e indicare quali piatti abbinarvi. È presente anche un’ulteriore degustazione alla cieca, fatta con bicchieri scuri, oltre a prove pratiche di degustazione e il servizio di diversi tipologie di vini. Infine, spesso ci sono anche prove random a sorpresa”.

Sei giovane, ma già da sei anni sei diventato ufficialmente sommelier. Come è nata questa passione?

“In realtà è nata per curiosità. Lavorando in Italia per alcuni grandi hotel, mi capitava spesso di vedere questa infinita carta dei vini, dove erano presenti etichette diversissime, per provenienza, stili e prezzi. Ho iniziato a chiedermi perché ci fosse tutta questa differenza. Poi, quando sono arrivato a Londra, ho capito che non ne sapevo ancora abbastanza e ho deciso di rimettermi a studiare. Qui trovi vino da tutto il mondo – cosa più rara in Italia – che ti spingono a volerne sapere sempre di più. Inoltre, sono anche presenti alcuni tra i più grandi sommelier, c’è un gruppo molto affiatato ed è bello poter imparare da loro e con loro”.

A Londra hai avuto modo di conoscere bene una realtà diversa da quella italiana. Quali credi che siano, per il tuo lavoro, le maggiori differenze tra il nostro Paese e il Regno Unito?

Le differenze, purtroppo, ci sono e si sentono. In Italia, spesso, il ruolo del sommelier non è chiaro: spesso nei ristoranti c’è soltanto una persona che si occupa di tutto, dalla scelta del vino al servizio. A Londra, invece, i ruoli sono ben definiti, ognuno ha il suo compito. Ora, mi sembra che anche in Italia qualcosa stia cambiando e che si vada verso un’evoluzione del sommelier. Il mio desiderio è tornare nel mio Paese e spero di poterlo fare in futuro, quando anche da noi sarà data più importanza a una figura fondamentale all’interno di un ristorante. Ricordiamolo: un vino abbinato male o bene può cambiare una serata”.

Un’ultima domanda. Quali sono secondo te i lati più belli e quelli più negativi di essere un sommelier?

“Credo che la più difficile a livello di servizio sia aver a che fare con clienti che vedono nel sommelier una persona che vuole fargli spendere più soldi per un vino. Spesso non è facile interagire, in questi casi, e i clienti preferiscono fare di testa propria. La più bella, invece, è la soddisfazione nel fare un abbinamento perfetto, i complimenti di chi ti dice che il piatto era ancora più buono grazie al vino da te consigliato. E poi viaggiare, scoprire posti e vini nuovi. Ogni regione vinicola ha il suo fascino, dalla Nuova Zelanda alla Toscana. Ognuna ha il suo stile. Essere sommelier mi permette di esplorarle tutte, sia con il palato e poi – perché no – anche di persona”.

 

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