Roma Doc: intervista al Consorzio di Tutela

La denominazione Roma Doc

Nata nel 2011, la denominazione Roma Doc ha avuto nel corso di poco più di un decennio una crescita esponenziale sia in termini quantitativi che qualitativi.

Partita grazie alla volontà di una decina di produttori che costituirono l’Associazione Produttori Vini Roma Doc, la realtà ha presto avvertito la necessità di una realtà più strutturata che ha portato, nel 2018, alla creazione del Consorzio di Tutela del Vino Roma DOC.

Qual è il bilancio del 2022?

“Estremamente positivo – risponde Tullio Galassini, Presidente del Consorzio – con una crescita del 22% e circa 1.880.000 bottiglie prodotte. Abbiamo superato i 300 ettari dedicati alla denominazione, erano meno di 200 solo pochissimi anni fa, per un totale di 20mila quintali di vino. Ma il dato più rilevante è che, a causa delle varie criticità che hanno colpito l’intero settore, a partire dal difficile reperimento del vetro, non siamo stati in grado di evadere tutte le richieste che sono pervenute alle nostre aziende”.

E’ quindi legittimo aspettarsi un 2023 altrettanto positivo?

“I segnali ci sono tutti – continua Galassini – ma le problematiche alle quali abbiamo accennato sembrano permanere. Detto ciò, la crescita del brand induce all’ottimismo e possiamo ipotizzare un ulteriore step di crescita sia in termini numerici che di valore. Questo soprattutto grazie alla grande attenzione che alcuni mercati manifestano nei confronti delle etichette Roma Doc. In particolare quelli del Nord Europa e alcune interessanti situazioni come il Vietnam”.

E il mercato della Capitale come risponde?

“E’ forse la nota più lieta. Tanto i consumatori quanto il trade manifestano un crescente interesse verso la nostra produzione. Una buona notizia soprattutto per le cantine più piccole che hanno evidentemente maggiori difficoltà nell’imporre le proprie etichette presso mercati più lontani e che quindi richiedono investimenti più elevati”.

La comunicazione ha giocato un ruolo importante in questo vostro percorso di crescita?

“Assolutamente sì – interviene Rossella Macchia, Vicepresidente e Responsabile Settore Comunicazione del Consorzio – e siamo molto soddisfatti del lavoro svolto in questo ambito. Un nome come “Roma” impone il dovere di una narrazione di livello ed è su questo percorso che stiamo viaggiando.

Con la partecipazione alle più importanti manifestazioni di settore, con la nostra prima volta al ProWein ma anche con la messa a punto del progetto Roma DOCet che prevede la collaborazione con l’Università di Tor Vergata allo scopo di educare i giovani a un consumo equilibrato e consapevole del vino”.

Rossella Macchia, Vicepresidente e Responsabile Settore Comunicazione del Consorzio Roma Doc

Disciplinare: la denominazione di origine controllata

La denominazione di origine controllata “Roma” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  • bianco,
  • rosso,
  • rosso riserva,
  • rosato,
  • Romanella spumante,
  • Malvasia puntinata,
  • Bellone.

La specificazione “classico” e consentita per i vini della zona di origine più antica, ad esclusione della tipologia Romanella “spumante”.

Disciplinare: informazioni sulla zona geografica

La zona geografica delimitata ricade nella parte centrale della regione Lazio, si estende su una superficie di circa 330.000 ettari e comprende i territori litoranei, la Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della Campagna romana, in provincia di Roma.

I terreni dell’area, risalenti al Quaternario, sono riconducibili a due principali unità geologiche: le formazioni sedimentarie e le formazioni vulcaniche.

Formazioni sedimentarie

Nelle aree pianeggianti della valle del Tevere e dell’Aniene, si hanno i sedimenti marini del Pliocene e Pleistocene inferiore costituiti da un substrato di sedimenti alluvionali e marini, quali travertini, sabbie, ghiaie, limi a volte coperti da depositi alluvionali recenti.

Procedendo verso il litorale si trovano depositi formatisi in ambiente fluvio-palustre costituiti da alternanze di livelli sabbiosi, sabbioso-argillosi e da formazioni di natura travertinosa. Progressivamente sono sostituiti da argille di ambiente batiale e circalitorale, sabbie e calcareniti di ambiente infralitorale, sabbie di ambiente costiero con vulcaniti albane intercalate e sabbie di ambiente eolico e fluviale (“Duna antica”).

Formazioni vulcaniche

Le manifestazioni vulcaniche del complesso Sabatino e del Vulcano laziale della fine del Pliocene, caratterizzate da fenomeni esplosivi, hanno generato terreni formati da vari tipi di tufo a cui si sono sovrapposti ceneri e lapilli depositati in strati di notevole spessore e cementati in misura diversa.

Si possono distinguere: pozzolane (localmente dette “terrinelle”), cioè ceneri vulcaniche del tutto prive di cementazione. Si riscontrano nelle zone più lontane dalle bocche di eruzione e danno luogo a terreni sabbiosi, profondi, permeabili all’acqua e senza ristagni né superficiali né profondi. I tufi litoidi, più o meno duri, derivati dalla cementazione delle ceneri e dei lapilli, con diverse denominazioni locali (cappellacci, cappellacci teneri, occhio di pesce, occhio di pernice, ecc.), coprono la parte maggiore del territorio considerato.

L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 0 e i 600 m s.l.m., con pendenza variabile: l’esposizione generale è orientata verso ovest, sudovest e sud.

Il clima

Il clima dell’area è di tipo temperato-mediterraneo ed è caratterizzato da precipitazioni medie annue comprese tra i 810 ed i 1233 mm. Queste sono più copiose nelle zone più acclivi, con aridità estiva nei mesi luglio, agosto (pioggia 73-147 mm), più pronunciata e presente anche nel mese di giugno, e sporadicamente anche a maggio, alle quote più basse.

La temperatura media è compresa tra i 12,8 ed i 15,6°C. Freddo prolungato da novembre ad aprile, più intenso nelle zone acclivi Temperatura media inferiore ai 10°C per 3-4 mesi l’anno e temperatura media minima del mese più freddo dell’anno che oscilla tra 2,3 e 4,0° C.

La combinazione tra natura del terreno e fattori climatici fanno della zona delimitata come DOC Roma un territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio.

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