E’ tendenza per i Ready to Drink

Tra i nuovi trend della mixology ci sono i drink pronti da bere: i cocktail ready to drink in busta sono sempre più diffusi.

Tra le tendenze del mondo della mixology si sta facendo strada quella relativa ai ready to drink. Ovvero il fenomeno dei cocktail ready-to-drink, che è sufficiente versare nel bicchiere e guarnire. In Italia uno degli apripista in questo settore è stato Cristian Manassi, Product Specialist di Spirito Cocktails con un’esperienza ventennale in ambito mixology.

cocktail Ready to drink
cocktail Ready to drink

“L’idea di creare dei cocktail ready to drink è nata a inizio 2020 ma è emersa durante il lockdown, quando le persone rimaste a casa non volevano rinunciare al piacere di bere un aperitivo o un drink dopo cena. Si parla di cocktail pronti da bere realizzati combinando le esatte porzioni dei diversi ingredienti, che è sufficiente versare in un bicchiere e guarnire con ghiaccio e qualche scorza di lime, limone o arancio e magari un’oliva. I locali chiusi per l’emergenza sanitaria hanno fatto il resto. Trascinando quella che era una nicchia in fase di sviluppo verso le parti alte delle classifiche di vendita.

L’intuizione di Silvia Dusi, CEO di Spirito Cocktails, supportata dalla mia esperienza e dal mio know-how in mixology, è nata sia per semplificare un’abitudine di consumo ma anche per supportare ristoranti e bar che non possono permettersi un bartender di grido ma non vogliono privare la propria clientela del piacere del cocktail”.

Christian Manassi
Cristian Manassi

Quali sono i requisiti fondamentali dei RTD?

“Innanzitutto nella preparazione dei cocktail ready to drink bisogna essere fedeli alla realtà, per questo motivo la scelta e la selezione delle materie prime è fondamentale, insieme alla loro conservazione. Nel momento in cui viene studiata una ricetta seguono delle fasi di infusione, ribilanciamento e produzione della miscela stessa insieme anche a delle analisi affinché il prodotto rispetti i requisiti di ciascun cocktail. Questo per non far rinunciare il cliente al piacere di una bevuta di qualità”.

Com’è concepita in Italia questa tendenza?

“Al momento questo trend abbraccia una clientela molto varia, si parla di giovani curiosi, sempre attenti alle nuove tendenze, e consapevoli del buon bere ma anche di un pubblico più adulto appassionato e non. C’è da dire però che c’è ancora un po’ di diffidenza verso questo prodotto che viene associato a qualcosa di chimico o in polvere e pertanto di bassa qualità. Per questo motivo è molto importante partecipare a fiere di settore sia in Italia dove il mercato si sta aprendo ora che all’estero dove questa tendenza è già più consolidata. Queste rappresentano occasioni fondamentali per far assaggiare i propri prodotti e far capire che sono delle ottime alternative al bere “normale”.

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