Rame in vigna: tra soluzioni green e nuovi limiti di utilizzo

Difficile da sostituire, il rame in vigna rappresenta un ottimo alleato per scacciare batteri e micosi: ecco come utilizzarlo al meglio

Attenendosi al Regolamento Ue 1981/2018, la quantità di rame che è possibile utilizzare in vigna e, più in generale, sulle colture si attesta su una dose di 28 kg/ha di rame in 7 anni, sia in agricoltura convenzionale che biologica.

Questo perché, se è vero che il rame ha qualità importantissime per salvaguardare la vite, è altresì vero che a dosi elevate ha un effetto tossico, legato soprattutto al suo accumulo nel terreno e all’effetto tossico sulle comunità microbiche del suolo.

Ma vediamo nello specifico come agisce il rame in vigna, sulla pianta di vite, e come si può utilizzare al meglio. Ne parliamo con Vincenza Folgheretti.

Vincenza Folgheretti
In foto: Vincenza Folgheretti

Come agisce, nello specifico, il rame in vigna?

“Sappiamo che l’efficacia fungina dei sali cuprici è legata alla quota solubile in acqua, quindi il sale basico depositato sulla superficie fogliare entra in azione in presenza di umidità. 

L’azione del rame è esplicata dagli ioni Cu+++ che, liberati in acqua, penetrano nella membrana semipermeabile e nella parete dei patogeni esercitando il loro effetto tossico sul micelio, sulle spore e sui conidi dei funghi, degli sporangi e delle zoospore degli oomiceti della peronospora della vite. 

L’accumulo di ioni rameici all’interno del patogeno causa in primo luogo l’inibizione degli enzimi respiratori seguita dalla denaturazione specifica delle strutture proteiche e successivamente, agendo direttamente sul “carrier”, dal blocco del trasporto di membrana 

Una caratteristica interessante è che ad oggi l’azione che il rame esercita sulla cellula fungina non permette al patogeno di sviluppare alcun tipo di difesa, evitando i cosiddetti fenomeni di resistenza”.

Come si può utilizzare al meglio il rame in vigna?

“Di fondamentale importanza è la conoscenza dei principi attivi ognuno dei quali ha una diversa copertura e tempestività di azione. Nello specifico: 

1.Solfato di Rame neutralizzato con calce: si tratta della classica poltiglia bordolese, inizia la sua efficacia dopo circa 12 ore dal trattamento e ha una persistenza di 8-9 giorni

2.Ossicloruro di rame: inizia la sua efficacia dopo circa 10 ore dal trattamento e rimane sulla pianta per 7-8 giorni

3.Idrossido di rame:inizia la sua efficacia, praticamente quasi subito, dopo circa 2 ore dal trattamento, ma ha una persistenza sulla pianta inferiore di circa 4- 5gg 

4.Solfato rame tribasico:inizia ad avere effetti sul patogeno dopo circa 4 ore con una persistenza di circa 7giorni

Sono prodotti che possono essere trovati in commercio tal quali o in miscela tra loro, consentendo di sfruttare le caratteristiche dell’uno e dell’altro. Rimane comunque importante l’ottima conoscenza di questi prodotti che consente di modularne l’utilizzo secondo la reale necessità e soprattutto le condizioni che si presentano.

Restrizioni nel quantitavo di rame in vigna: adesso che si fa?

Parlando di gestione biologica del vigneto e ovvio che i trattamenti a base di rame per la difesa della pianta sono numerosi. 

Ad oggi, il Reg. 1891/2018 ha fissato l’impiego di rame a 4kg/ha all’anno o 28 kg in 7 anni con un massimo di 6kg/ha anno, con un andamento che va sempre di più verso la riduzione.

Alla luce di questi fatti è ovvio che bisogna adottare strategie che consentano di ridurre l’impiego di rame nel vigneto, avendo un approccio non soltanto legato ai fini legislativi, ma tendenzialmente più sostenibile. 

Il monitoraggio del microclima nel vigneto, l’utilizzo di DSS (Decision Support System) che consentono di gestire i vigneti in modo ottimale ai fini dei trattamenti e cercare di stimolare le naturali difese della pianta, sicuramente porterebbero essere aspetti che possono portare ad importanti risultati. 

Il rame è sì antifungino, ma anche antibatterico. Come si può sostituirlo?

Parlare di sostituzione del rame è molto complesso. Ad oggi possiamo parlare di integrazione di azioni ed elementi che portano alla riduzione dell’utilizzo del rame, a partire dal terreno e dalla gestione agronomica. 

Sappiamo che i ristagni idrici favoriscono le malattie fungine, la giacitura in collina consentirebbe per esempio di ridurre questo aspetto.

Importante rimane la gestione della chioma, più strati si creano sicuramente più saranno le zone ombreggiate  e più saranno le zone di umidità, favorendo lo sviluppo delle malattie sia sulle foglie che sul grappolo stesso. Stesso discorso per quanto riguarda elevata vigoria della pianta. 

Lo standard dei formulati a base di rame oggi è elevato così come la loro efficacia. E’ importante la concentrazione di ioni di rame nella soluzione per unità di superficie fogliare. Si può scendere anche fino a 300g/ha, ma bisogna davvero essere molto preparati e avere la piena conoscenza delle condizioni del vigneto  e in questo senso i modelli previsionali ci vengono in soccorso. 

Si sta inoltre lavorando sul miglioramento genetico su varietà resistenti e sull’utilizzo di  molecole Biotech in grado di impedire e/o bloccare le infezioni, così come anche gli induttori di resistenza che aumentano le difese naturali della pianta. 

Certo è che mentre un tempo faceva da padrona la lotta a calendario oggi bisogna veramente conoscere il “nemico”  e lavorare soprattutto in fase preventiva, cercando di creare equilibri all’interno dell’ecosistema che riducano il più possibile l’insorgenza delle malattie , aspetti fondamentali non soltanto legati all’agricoltura biologica ma ad un vero e proprio approccio sostenibile. 



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